venerdì 30 maggio 2008

Caccia alla citazione/2


Dunque, con un giorno di ritardo rispetto al previsto, eccovi un'altra citazione. Grazie alla preziosa collaborazione telematica di Fed,ecco il brano della settimana. Lo indovinate? Da che libro è tratto e, possibilmente, a chi si riferisce questa frase?

Indizio: siamo sempre sulla fantascienza (che volete, in questo periodo gira così :P)


"Lo percepiva. Quella consapevolezza razziale alla quale non poteva sfuggire. Quella sua mente così acuta, quel flusso d'informazioni, la consapevolezza gelida, precisa. Scivolò a terra, appoggiandosi alla roccia, abbandonandosi a quella sensazione. La consapevolezza fluì in quello strato immobile da cui poteva contemplare il tempo, percepire i sentieri aperti davanti a lui le correnti del futuro... e quelle del passato: passato, presente e futuro visti con un occhio solo tre immagini combinate in una visione tridimensionale, come se il tempo fosse diventato spazio."


Attenzione: Non barate andando a confrontare le librerie mie e di Fed alla ricerca dei libri comuni, sarebbe uno sforzo inutile visto che abbiamo compatibilità SUPER :P

Aggiornamento: Sauron ha indovinato la fonte della citazione, ovvero DUNE (libro primo) di Frank Herbert. Se non vado errata, Fed mi aiuti in caso, si tratta della descrizione degli effetti della spezia sul buon Paul Atreides.

mercoledì 28 maggio 2008

Best 10 dell'ultimo anno


Il buon Valberici mi ha tirato in ballo per una catena, se vi stuzzica potete farla anche voi sui vostri blog. C'è una sola regola: per ogni autore si può scegliere un solo libro.

I dieci libri che più mi
sono piaciuti negli ultimi dodici mesi. Eccoli qui:












Che fatica! 10 libri in 12 mesi sono davvero POCHI!!!

Aggiornamento: la fretta mi ha fatto scordare un pezzo fondamentale della catena ovvero il rilancio a bloggher di mia conoscenza. Visto che Fed ha già dato, passo la catena, se vogliono, a LucaCP, Sauron e Francesca. ^^

lunedì 26 maggio 2008

La mano sinistra delle tenebre- Recensione


Come qualcuno avrà notato da questo, qualche giorno fa ho terminato di leggere La Mano Sinistra delle Tenebre di Ursula le Guin, un libro di fantascienza edito nel 1969 che, come da tradizione del genere, affronta le tematiche dell'incontro tra culture diverse tra loro.
Genly Ai è l'inviato che l'Ecumene ha mandato su Gethen, pianeta inospitale dominato dai ghiacci e dal gelo, per stabilire un contatto con i regnanti locali; l'obiettivo dell'alleanza interplanetaria è quello di proporre ai gethiani di entrare nell'Ecumene e beneficiare dello scambio di conoscenze e saperi che si genera negli incontri tra culture diverse.

E' molto complicato dare conto di tutte le tematiche sociali e culturali che la Le Guin mette in campo in questo libro; è arduo scegliere solo di alcuni degli spunti di riflessione profonda che citazioni come questa, fanno sorgere nel lettore.

Gethen ha due elementi che hanno profondamente plasmato la vita e la socialità sul pianeta: il freddo costante e pervasivo, e l'ermafroditismo dei suoi abitanti. La quotidianità vissuta a contatto con temperature ostili e proibitive ha reso i gethiani persone caute e rispettose dei cicli naturali; la quotidianità vissuta nella neutralità sessuale ha determinato un mondo pressochè privo del concetto di "guerra" o di "aggressione", ha impedito lo svilupparsi di discriminazioni di genere tra maschi e femmine con l'assunzione di responsabilità da parte di entrambe nella nascita e nella crescita dei figli.
Genly Ai, l'inviato dell'Ecumene, dovrà affrontare sia i ghiacci che la diversità culturale di creature "neutre"; dovrà sperimentare il dolore, la fuga, l'amicizia e l'amore, prima di poter dire di aver compreso davvero qual è l'esperienza profonda che l'Ecumene riserva ai primi messaggeri su pianeti stranieri.
E alla fine, tra i suoi simili, sarà lui a sentirsi diverso.

Il personaggio da me preferito è, però, lord Estraven di cui avete già letto le parole. E' l'unico a fidarsi di Ai sin dall'inizio, è lui che soffrirà la pena dell'esilio pur di permettere a Genly di riuscire nella sua missione. Un personaggio ostico da affrontare e difficile da comprendere, ma la bravura dell'autrice si dimostra proprio quando approfondisce la psicologia aliena.

Certo il libro qualche ingenuità ce l'ha, chiaro, ma mi chiedo se il problema sia negli occhi di chi legge a tanti anni di distanza dalla pubblicazione, a tanti anni di distanza da quel modo di "vedere" il futuro.


PS: e parlando di fantascienza, vi comunico che ieri sera ho visto Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo al cinema. Non dico molto perchè non ne vale la pena, vi faccio solo una domanda: Steven Spielberg e George Lucas cosa hanno in comune da anni???? Si, è precisamente quello che state pensando. Perciò già sapete cosa diavolo è sto Teschio.... un bell'omaggio al passato ma con troppi elementi scontati e caricaturali anche se gli effetti sono, prevedibilmente, fatti molto bene.

giovedì 22 maggio 2008

Caccia alla citazione/1


Per rallegrare un uggioso e incerto giovedì romano, facciamo un giochino? Ok, io trascrivo un brano preso da un libro a mia scelta e voi mi dite da che testo è tratto e chi pronuncia quelle parole, ci state?

Non si vince nulla se non la gloria, non vi basta? Ammazza che materialisti che siete! ^_-

"Odiare Orgoreyn? No, e perchè dovrei? Come si fa ad odiare una nazione o ad amarne una? E' Tibe che parla di questo; io non conosco l'espediente per farlo. Io conosco la gente, conosco le città, le fattorie, le colline e i fiumi e le rocce, so come il sole al tramonto, d'autunno, discende sul fianco di un certo campo sulle colline; ma qual è il senso di dare un confine a tutto questo, di dare un nome ad esso e cessare di amare là dove il nome finisce di essere applicato? Cos'è l'amore per il paese di una persona; è forse l'odio per quello che non è il paese di quella persona? Allora non è una cosa buona. E' semplicemente amore di se stessi".

E' troppo bello come brano, lo so che lo indovinerete subito!!!!

Aggiornamento: libro in questione è La Mano Sinistra delle Tenebre di Ursula Le Guin e le parole riportate sono pronunciate da Lord Estraven durante la fuga con Genly Ai sui ghiacci.


lunedì 19 maggio 2008

Assassin's Creed- Commento


Ieri sera ho finito di giocare Assassin's Creed alla xbox.
Che dire.... io non sono un'esperta di dinamiche di gioco alla consolle, di intelligenza artificiale o di robe troppo tecniche perciò mi limito a dare un'impressione da niubba, da burina videoludica, per dirla alla Roberto :P

Dunque, la grafica è superlativa. Ho iniziato a giocare Assassino Creed su uno schermo piatto 32 pollici e lì le parti animate sembravano talmente tanto reali che il papà di Rob ci ha chiesto che film stessimo guardando...
Movimenti fluidissmi, dettagli dell'ambiente e dei personaggi davvero perfetti. A tratti era possibile vedere le crepe delle case e le relative ombre che, a seconda della luce, si proiettavano sul resto della parete. Davvero da paura.
E che dire delle scalate interminabile di Altair, il nostro assassino preferito, sulle torri di osservazione delle varie città in cui si svolge la storia? Viste panoramiche da infarto e salti per scendere nuovamente a terra da provocare vertigini. Si perchè, si tratta di voli che si concludono con un atterraggio in un cumulo di paglia e ogni benedetto salto, mi faceva girare la testa e smuovere le viscere stile attacco di vertigine. Realisticissimo (tranne che, se da 100 metri di altezza ti butti a pesce su un carretto di fieno, NON esci arzillo e allegro...)
Ho apprezzato molto la libertà, ma non l'anarchia, dei peregrinaggi possibili in giro per le città anche se, a dirla tutta, la meccanica di gioco era sempre la medesima. In questo senso è molto ripetitivo, è vero che si è liberi di esplorare ma, alla fine, le cose che mandano davvero avanti la trama sono riassumibili in uno schema del genere:

Assegnazione assassinio da Al Mualif
Raggiungimento della città col tizio da ammazzare e della sede della Gilda

Esplorazione delle torri per svelare la mappa della citàà in questione

Fare Borseggi

Fare azioni di soccorso ad innocenti

Interrogare testimoni

Tornare alla casa
Ammazzare l'obiettivo di turno

Ritorno ad Al Mualif


Stop. L'andamento del gioco è circolare, ripetuto sempre uguale. Comunque, alla fine, è piacevole e rassicurante sapere _cosa_ fare sempre e comunque...

Il lato negativo del gioco è il finale-non finale. Non finisce. Cioè finisce ma qualcuno te lo deve dire perchè sennò non ci si arriva facilmente. Nel panico, dopo 10 minuti a girare a vuoto in una stanza, chiamo Rob:
Io: "ma ora che devo fare?"
Rob: "Niente, hai finito!"
Io: "Non hai capito, sto qua, mi hanno lasciato solo a girare dove sta l'animus...."
Rob: "Si, appunto, hai finito. Visualizza lo sguardo dell'aquila. Ecco. Leggi. Hai finito..."
Io: "Ma...ma... non succede nulla!"
Rob: "Lo so, ma è perchè ci sarà Assassin's Creed 2 e così qui ti lasciano in sospeso"
Io: "ah. -_- Che presa per il culo!"

Insomma, mettetevi l'anima in pace. Il finale non c'è nel senso classico del termine.

Altra nota: la trama a limite della blasfemia, che ha indotto i produttori a scrivere a caratteri cubitali che la vicenda è stata pensata da persone di ogni confessione religiosa, lasciava intendere che il messaggio politico/religioso del gioco dovesse essere molto forte. Si parla di templari, di crociati, di cristiani e musulmani. Bhè, ad essere onesti, tutta questa dirompente carica di critica alle religioni non l'ho vista...per chi ha letto Pullman questa trovata di Assassin's Creed è una mezza passeggiata!

Però, ragazzi, non giocare Assassino Creed sarebbe un delitto.

venerdì 16 maggio 2008

E' un vero problema? Ai posteri....

Dopo un paio di post faceti, toccherebbe che ne facessi uno un pò più adulto, magari un bel post che spari a zero sui fantasy italiani, uno di quelli che ribadisca la scelleratezza delle scelte editoriali delle case editrici nostrane in tema fantasy/fantastico, oppure uno di quei bei post che critichino la qualità della letteratura odierna di genere (non solo italiana, stavolta) succube delle ben più talentuose produzioni d'oltreoceano e d'oltremanica. (dato oggettivo ma non per questo assoluto).
Sarebbe il caso che mettessi da parte la mia proverbiale (permettetemi la presunzione) misura nel commento alle letture che amo, bisognerebbe che prendessi una posizione chiara e univoca, pro o contro le produzioni di oggi, pro o contro il clientelismo delle case editrici, pro o contro la cultura dominante...bla...bla...bla...

Per indole e per temperalmento, preferisco rovesciare il punto di vista e partire da un altro approccio alla questione.

Se proprio dovessimo affrontare il problema, se poi di problema bisogna necessariamente parlare, del fantasy oggi, bisognerebbe partire da un dato: il fantasy/ fantastico, evitiamo l'avvitamento sulle definizioni che serve solo a sfoggiare la propria cultura, vanno di gran moda. Nella letteratura di ogni lingua, nei film, etc... Perchè? Marketing? Marchette? La gente si fa influenzare dal successo dei libri di Harry Potter o dal Signore degli Anelli ? Assolutamente si ma non può essere tutto.

Perchè nel 2008 assistiamo alla riscoperta di un genere ritenuto: di nicchia, infantile, che non serve a nulla, a svantaggio di generi più robusti che, sulla carta, sono più profondi, più pregnanti, in una parola, migliori? Se la fantascienza degli anni cinquanta esprimeva le paure della società post bellica e il senso di umana preoccupazione per un progresso che allettava ma spaventava allo stesso tempo, il fantasy nel 2008 di cosa si fa espressione?

Ogni epoca è rappresentata e si riflette nella sua letteratura, voi, oggi, cosa ci vedete riflessa?

Personalmente ci vedo una società che non teme più l'abbandono al sogno, che ama l'evasione e che è sempre più affascinata da mondi e storie inventate, piuttosto che dal mondo e dalle storie che vive.
Superando l'idea un pò snob che la gente sia impazzita tutta di colpo e che non sia più in grado di ragionare perchè schiava della cultura di massa, direi che un vago senso di inquietudine dovrebbe comunque cogliere. Perchè il genere fantastico non sarà un genere di critica o biasimo sociale in sè (difficilmente leggiamo temi di denuncia nei libri di questo tipo), ma a legger tra le righe, il messaggio sul disagio (paura?) di vivere, c'è eccome.

Da questo mio punto di vista le problematiche connesse agli editori, al clientelismo, alla poca professionalità sparsa qua e là, diventano facce complementari di un ragionamento più ampio legato allo sfruttamente di nuove tendenze sociali.

giovedì 15 maggio 2008

Niente Mirtilla

Senza parole. Leggete qua.
Mi hanno tagliato MIRTILLA MALCONTENTA dal sesto film di Harry Potter!!!

Eh, sò disgrazie ma me ne farò una ragione ^_-

Ieri sono passata nella libreria sotto casa ma non ho comprato nulla. Ero alla ricerca di qualche volume italico o, in alternativa, qualcosa di esterofilo che non avessi già letto ma mi è andata male. Oggi spero di essere più fortunata in centro.


mercoledì 14 maggio 2008

Gli Ultimi Guardiani- Recensione


Il libro Gli Ultimi Guardiani di Luk'janenko non mi è piaciuto come i precedenti. L'ho detto, ecco, e chi sa quanto ami questa saga (tanto è una saga, non me lo leva nessuno dalla testa), sa anche quanto la cosa mi spiaccia.

Intendiamoci, leggere le vicende degli Altri è sempre un'avventura affascinante e coinvolgente. La trama tripartita che ormai è il marchio di fabbrica dell'autore russo, crea sempre un'andamento godibile e carico di tensione. I
meccanismi di climax ripetuti, sia a fine di ogni storia che a fine libro, sono sempre efficaci ma... in questo libro manca qualcosa.

Manca la bella opposizione tra bene e male che tanto mi aveva emozionato nei primi due libri; manca il dilemma etico/morale sulle azioni buone e malvage cui Anton ci aveva abituati e manca, soprattutto, il senso di predestinazione che aveva segnato le vicende di tutti i protagonisti di tutte le storie dei libri passati.
Chi ha letto i libri sa a cosa mi riferisco: quanto era emozionante scoprire insieme ad Anton che il suo affannarsi non era mai vera libertà, quanto è stata emozionante la storia dello Specchioe della sua fine predestinata, accettatta dal bene e dal male? Tutto questo negli Utimi Guardiani, ma già prima nei Guardiani del Crepuscolo, lascia il passo a una trama meno complessa e meno d'impatto.
Per certi versi posso comprendere l'autore. Nei due libri iniziali della saga aveva abbondatemente sviscerato la complessità dei rapporti tra Altri della Luce e delle Tenebre quindi insistere su quel filone poteva risultare ripetitivo. Ma negli ultimi due libri tutto questo quasi sparisce!
Il bene e male si coalizzano sia per affrontare la ricerca del Fuaran che quella della Corona del Tutto; il bene va sempre più a braccetto del male e i confini si sfumano sempre più. Diventa difficile anche inquadrare l'appartenenza dei personaggi.
Come dire, tutto quello che ci era stato faticosamente descritto nella sua diversità, si attenua fino a sparire nel crepuscolo (ci sta bene).

La cosa però che più mi ha colpito, stavolta, è la frettolosità del finale del libro privato, forse, del valore narrativo che aveva avuto sino ad ora.
I tre volumi precedenti avevano una doppia lettura: ogni libro era conclusivo di per sè, ma ogni libro, nell'ottica complessiva della saga, col suo finale dirompente aggiungeva qualcosa alla conoscenza che il lettore aveva degli Altri. Ogni libro serviva per aggiungere almeno un dettaglio fondamentale per la comprensione di queste affascinanti creature e per mandare avanti la storia complessiva.
Negli Ultimi Guardiani a me non pare di rintracciare la stessa cosa. Il finale è rapidissimo e, almeno a mio parere, quel quid in più che dava grandiosità alla costruzione del libro, manca del tutto.

Eppure, sapete una cosa? I Guardiani mi mancheranno tanto. Non ho idea se e quando Luk'janenko pubblicherà ancora qualcosa. Di certo questo non sarà l'ultimo libro ambientato tra gli Altri moscoviti. Il Libro fa intendere chiaramente che Nadja, la maga assoluta, sarà al centro di nuovi equilibri e di nuove fratture tra gli ordini. Vedremo.
Era un pò che non provavo questo senso di "abbandono" con la lettura dell'ultimo libro edito di una saga. Voglio dire, anche Martin scrive a rilento ma quando ho concluso L'ombra della Profezia non ero triste come adesso.

Lo so, sono da ricovero! ^__^

Aggiornamento: pare che questo libro zio Sergej l'abbia scritto su pressione della casa editrice russa per sfruttare il successo della trilogia. Ah ecco, un pò di cose si spiegano... Vi segnalo la recensione pubblicata su FantasyMagazine, leggetela qui.

lunedì 12 maggio 2008

Xbox 360: si inizia!


Sabato appena passato, il buon Robi mi ha fatto un regalo inaspettato:


"Così puoi giocare quando ti pare e alternare le serali letture con delle belle videogiocate" non è stato carinissssssssimo?
Bhè, diciamo che ce la sta mettendo tutta per evitarmi la bancarotta in libreria ^__^'

Ieri sera avrei voluto continuare la mia partita ad Assassin's Creed, iniziata mesi fa e mai conclusa, ma per motivi tecnici la cosa è saltata. Perciò mi sono buttata su questo:



Un Arcade intrippantissimo in cui bisogna sparare palline colorate su un serpentello di palline in modo da creare serie monocolore da tre sfere in su, che poi si autodistruggono dando punteggio.

Giocare con un arcade è un divertimento molto diverso da quello che si prova nel superare i livelli di videogiochi con trama, animazioni e decine di movimenti e armi di ogni tipo, eppure non è affatto male.
Con poco tempo a disposizione, con poca voglia di "pensare" e con tanta voglia di "sciacquarsi il cervello", non c'è nulla di più utile che un arcade semplice semplice, tutto coordinazione sul controller senza tempi morti o momenti di smarrimento dominati da domande quali: "E mò dove vado? Ma da qui ci sono arrivata, sto girando a vuoto -_- "

venerdì 9 maggio 2008

Fantasy originale?


Prendo spunto da
questo post di Stefano e dal commento di Alladr a quest post, per porvi una domanda: per voi in cosa consiste l'originalità di un libro fantasy? Quali sono gli elementi che rendono un fantasy originale? La trama? Lo stile? L'approccio? L'ambientazione? L'idea? Tutte queste?

Per una volta, vi dico che io non so darvi una risposta razionale a questo quesito.
Ho ragionato altrove sui clichè, ho ragionato sui luoghi comuni del genere, ma quanto all'originalità... so solo che quando mi imbatto in un libro fantasy originale lo riconosco, lo sento e lo avverto. E non mi pongo troppe domande.
Mi affido alle sensazioni, allo stupore, alla meraviglia, alle riflessioni e ai livelli di lettura multipli che il libro mi dona. Già se un fantasy riesce a darmi tutte queste cose assieme, per me è originale ( e come dice Valbe, siamo sulla soglia del capolavoro ^__-)

E voi che ne pensate? C'è un modo per riconoscere un fantasy originale da uno no? Ma davvero esistono fantasy originali? E soprattutto, siamo certi che l'originalità assoluta porti al successo di un libro?

Bene, per essere il post di una che non si fa domande non c'è male!

martedì 6 maggio 2008

Pausa di riflessione

Prima che a Rob venga un infarto, non sto parlando di noi due ma della lettura.
Non so se a voi capiti qualche volta, ma dopo mesi di abbuffate, di quelle che non hai ancora terminato un libro che già la testa pregusta il sapore di nuovi mondi, adesso sono a dieta. Alla sera mangio solo un pò di internet, un pò di e-mail per il gioco di ruolo e poi nanna.
Niente più nottate, niente fibrillazione davanti alle librerie, niente attesa della sera per poter leggere. Nisba.

E' un fenomeno passeggero, lo so perchè mi capita spesso. E' come se il cervello abbia macinato storie, avventure, emozioni a ritmi così elevati da dover fermarsi per metabolizzare.

E mentre attendo paziente che il bancomat inizi a fremere di nuovo al passaggio davanti ad una libreria, mi chiedo come si faccia a dire che la Mayer, autrice di Twilight e derivate, sia paragonabile alla Rowling.
Non per fare polemica, Twilight è stata una lettura piacevole (il bel vampiro Edward farebbe innamorare tutte, mica solo qull'imbranata di Bella), ma di qui a dire che la Mayer sia la nuova Rowling ce ne passa. Forse a qualcuno sfugge che non basta vendere "tanti libri quanto" un altro autore per essere come "uguale a". E lo stile? E l'originalità? E la capacità di creare mondi e intrecciare eventi? La capacità di rinnovare un genere intero e diventare un paradigma di riferimento???
La Rowling, anche se il suo ultimo libro lascia molto a desiderare, non è paragonabile a una che scrive di vampiri, licantropi e adolescenti ormonalmente instabili.
La Mayer non s'è inventata nulla, non ha ridefinito i confini del fantastico mondiale. Ha solo riproposto, in salsa sanguigna, il tema dell'amore impossibile che non è più originalissimo da, diciamo, Romeo e Giulietta.


Scusate lo sfogo, in questi giorni mi sento molto Mirtilla ^__^

lunedì 5 maggio 2008

Iron Man- Recensione

Ieri sera io e Rob abbiamo visto Iron Man al cinema.
Ero entrata con quel pizzico di scetticismo che mi accompagna sempre quando vedo film tratti da fumetti ma, all'uscita, mi ero completamente ricreduta.
Iron Man di Jon Favreau è un film sorprendente che riesce a mescolare efficacemente gli elementi più fumettistici con l'impegno sociale e la denuncia politica, senza dimenticare che si tratta pur sempre di un film di intrattenimento che necessita di momenti di puro divertimento e di godimento visivo.
E in Iron Man di scene esilaranti e divertenti, nonchè di effetti speciali tanto speciali da sembrare "normali", ce ne sono moltissimi. Ad esempio, il robottino con cui Stark battibecca durante la costruzione dell'armatura è la "spalla" per gag semplici ma divertentissime, quelle classiche pennellate non volgari e non pretestuose, che accendono film di questo tipo. E che dire degli effetti speciali! Non saranno eclatanti come in altri prodotti di questo tipo (es. Transformers), ma lasciano a bocca aperta.


Due cose mi hanno colpito più di tutte: la performance del protagonista Robert Downey Jr e i dialoghi.

Mi è capitato spesso di riflettere che gli attori chiamati a dare vita cinematografica ai supereroi sono spesso un pò "ingessati" nella parte che recitano. Qualcuno non ha la più pallida idea di cosa sia un supereroe e quindi ricorre a tutti i clichè del genere per essere credibile con risultati a tratti ridicoli e un pò caricaturali, mentre qualcuno si prende talmente tanto sul serio, crede davvero di essere il supereroe di turno, che la recitazione appare "falsa" al quadrato. Insomma, a me certe volte veniva da ridere anche lì dove si sarebbe dovuto piangere.
Con Iron Man versione R.Downey jr, niente di tutto questo. L'attore ha unito gli aspetti più scanzonati del carattere di Stark con quelli più impegnati, riuscendo a rendere assolutamentre credibile e normale un tizio che se ne va in giro con un buco nel petto con un congegno fluorescente un pò kitch che gli funziona come salvavita. Insomma, in mano ad altri attori la cosa avrebbe avuto esiti decisamente inquietanti.

In Iron Man i dialoghi sono stati finalmente trattati come qualcosa di fondamentale e non di accessorio, finalmente qualcuno che abbia capito che "parlare" equivale a dare senso alle parole e non semplicemente ad usarle come riempitivo tra un effetto speciale e l'altro. Non sto dicendo che siamo di fronte a dialoghi sui massimi sistemi o riflessioni da premio nobel ma, almeno, 'sti personaggi parlando tra loro come esseri umani dotati di intelletto e non solo di muscoli, tette e occhioni da cerbiatta.

Uniche note un pò stonate: la pubblicità manco troppo occulta a Apple, Lg e Audi e il modo con cui è stato trattato il tema delle armi. Forse una presa di posizione un pò più ferma e non stemperata qua e là sarebbe stata più giusta ma anche così il film funziona alla perfezione.

Per me Iron Man è uno dei film sui supereroi più bello degli ultimi tempi ma premetto che il fumetto non l'ho mai letto e quindi non ho visto le incongruenze e le leggerezze che, di certo, ci saranno state.

Visto che non ho parlato di trama, beccatevi il trailer