Inizio dalla recensione di Un Nuovo Regno in cui scrissi: "L'impressione è che la Troisi sia cresciuta. Non solo come autrice ma anche come persona e la complessità di questo processo di crescita, che probabilmente l'ha vista protagonista nella vita vera, se l'è portata dietro anche nel suo ultimo romanzo. Che, non a caso, è il più bello e struggente di quelli scritti. Il lieto fine delle ultime pagine non è sfrontato e magnificente, bensì discreto e controllato."
La Ragazza Drago inizia esattamenta da qui, da un'autrice più consapevole che non teme di affidarsi alle debolezze e le incertezze di Sofia piuttosto che all'intrepido coraggio di Nihal e Dubhe: niente più toni cupi, battaglie sanguinose o emozioni eroiche, è il tempo del coraggio che va cercato nel cuore e non più nell'acciaio di una spada.
La storia è di quelle che, letta la quarta di copertina, provoca l'istinto del non acquisto: l'ennesima fanciulla di poteri latenti dotata, che viene presa in cura da un tutore che sa chi davvero è, che è costretta a farsi carico di un fardello che altri hanno previsto per lei. Wow, originale, no? Acqusitato il tomo su sua pressione, durante la lettura mi sono dovuta ricredere. Sofia è, certo, una tredicenne orfana che racchiude in sè l'anima del potente drago Thuban, ma è anche e soprattutto una fanciulla che teme la vita, che teme le decisoni, che preferisce convincersi di essere una delle tante piuttosto che ascoltare la voce di Thuban che le parla. E si sa, non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Il tempo delle incertezze è però volto al termine e, alla fine, anche Sofia lo comprenderà suo malgrado.
Le protagoniste delle Cronache e delle Guerre sono tutto ciò che ogni giovane donna vorrebbe essere: risolute, coraggiose, intrepide e scaltre, mentre Sofia è tutto ciò che, più realisticamente, ogni giovane donna che cresce è: incerta, titubante, poco sicura di sè, bisognosa di conferme.
Una svolta tematica che è probabilmente l'ultimo atto di una maturazione interiore che porta l'autrice ad affrontare con serenità e competenza temi per lei insoliti, temi forse persino più sentiti dei precedenti, ma anche più difficili da trattare perchè più delicati e perchè più vicini al sentire di chi scrive. Narrare del coraggio intrepido di Nihal è più facile che affrontare le debolezze di Sofia perchè nel secondo caso non ci si può affidare a clichè e luoghi comuni di genere: bisogna scavare a fondo dentro di sè per rendere un personaggio come Sofia credibile e coinvolgente senza scadere in eccessi autocommiseranti.
E la Troisi ce la fa egregiamente (visto che mi è piaciuto lo dico????)
Del libro mi sono piaciute molte cose. Oltre alla scelta di toni piùmaturi e "umani", mi è piaciuta la scelta per dell'ambientazione: Roma e Albano, Villa Mondragone, il tutto ai tempi nostri.
Mi si conceda la cattiveria: Licia non è ancora una grande costruttrice di mondi e quindi ha bypassato il problema lasciando che la città Eterna e dintorni, le creassero quel sostrato di riferimenti che proprio non le vengono naturali... Risultato? Una bella sterzata verso il fantastico, come sottolineato da Luca, da Stefano e da Valberici (si, sempre lui!), che si rivela molto più congeniale alla Trosi-costruttrice-di-storie.
Mi ha affascinato lo stile narrativo usato, mai come con la Ragazza Drago le parole sono perfette, scelte con cura e con l'occhio volto al raggiungimento della massima efficacia narrativa. Davvero una dote rara in un mondo di logorroici e barocchi autori che per dire una cosa impiegano tre righe di aggettivi.... La lettura è, per questo, fluida e scorrevole e anche l'alternanza tra i cambi di contesto tra "buoni" e cattivi" tiene alta l'attenzione senza crolli inaspettati.
Cosa non mi è piaciuto? I personaggi non sono ben definiti. A parte Sofia e un pò Lydia, gli altri non mi hanno soddisfatto appieno, nemmeno il professore. Troppo rapide, nel suo caso, le pennellate descrittive del carattere. Non basta affidare a Sofia considerazioni sulla bontà e capacità del prof. per renderlo, ai nostri occhi, un personaggio di spessore. Lo stesso dicasi per i cattivi di turno. Troppo abbozzati, troppo affidati alle parole piuttosto che ad azioni caratterizzanti. Mi sovviene il dubbo che Licia i cattivi non li soffra tantissimo e quindi li faccia tutti un pò piatti...
L'ambientazione, anche se ci sono di mezzo Roma e Albano, è solo abbozzata ma, a mio parere, non basta nominare i luoghi per far si che creino "sfondo".
Il fatto che il libro sia per ragazzi giovani, non inficia, stavolta il mio giudizio. Perchè? Perchè ho percepito qualcosa di diverso nel libro che non mi permette di ricorrere alla consueta affermazione: è troppo per ragazzi! Non ci sono troppi luoghi comuni, non c'è uno intento didattico, lo stile è semplice e diretto ma non semplificato, insomma, stavolta, contrariamente agli altri suoi libri, non vedo nel target un limite alla produzone liciana. Sarà la primavera, bhò!
Ultimo dilemma che anima i sopracitati blog amici: che target ha sto benedetto libro? E' per ragazzi o per adulti? La Troisi con la ragazza drago, ha abbassato il suo target di riferimento?
Annosa, e temo mai risolvibile, questione. Secondo me il target della Troisi è sempre lo stesso anche se non sembra: adolescenti (per amore di precisione, parlo sia della pre che dell'adolescenza vera e propria, quindi dai 10/11 ai 18/20). Adolescenti che attraversano sia le fasi caratterialmente più "istintive ed eroiche" che ritroviamo nelle cronache e nelle guerre, sia le fasi più "di crisi interiore" che ritroviamo nella Ragazza Drago.
Ergo, il pubblico è sempre lo stesso, ma coinvolto nelle diverse fasi della vita.
Il libro è, come detto, per ragazzi perchè ha un solo livello di lettura : vicenda + sentimenti sparsi, piuttosto che livelli di lettura plurimi che aprono scenari e riflessioni più "alte". Ma ciò non vuol dire che non possa essere letto e commentato da chi adolescente non è più ma che applica al libro criteri di valutazione uguali a libri ritenuti per adulti pur nella considerazione che il target è un altro.
E qui mi fermo, ho il cervello fuso!
La Ragazza Drago inizia esattamenta da qui, da un'autrice più consapevole che non teme di affidarsi alle debolezze e le incertezze di Sofia piuttosto che all'intrepido coraggio di Nihal e Dubhe: niente più toni cupi, battaglie sanguinose o emozioni eroiche, è il tempo del coraggio che va cercato nel cuore e non più nell'acciaio di una spada.
La storia è di quelle che, letta la quarta di copertina, provoca l'istinto del non acquisto: l'ennesima fanciulla di poteri latenti dotata, che viene presa in cura da un tutore che sa chi davvero è, che è costretta a farsi carico di un fardello che altri hanno previsto per lei. Wow, originale, no? Acqusitato il tomo su sua pressione, durante la lettura mi sono dovuta ricredere. Sofia è, certo, una tredicenne orfana che racchiude in sè l'anima del potente drago Thuban, ma è anche e soprattutto una fanciulla che teme la vita, che teme le decisoni, che preferisce convincersi di essere una delle tante piuttosto che ascoltare la voce di Thuban che le parla. E si sa, non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Il tempo delle incertezze è però volto al termine e, alla fine, anche Sofia lo comprenderà suo malgrado.
Le protagoniste delle Cronache e delle Guerre sono tutto ciò che ogni giovane donna vorrebbe essere: risolute, coraggiose, intrepide e scaltre, mentre Sofia è tutto ciò che, più realisticamente, ogni giovane donna che cresce è: incerta, titubante, poco sicura di sè, bisognosa di conferme.
Una svolta tematica che è probabilmente l'ultimo atto di una maturazione interiore che porta l'autrice ad affrontare con serenità e competenza temi per lei insoliti, temi forse persino più sentiti dei precedenti, ma anche più difficili da trattare perchè più delicati e perchè più vicini al sentire di chi scrive. Narrare del coraggio intrepido di Nihal è più facile che affrontare le debolezze di Sofia perchè nel secondo caso non ci si può affidare a clichè e luoghi comuni di genere: bisogna scavare a fondo dentro di sè per rendere un personaggio come Sofia credibile e coinvolgente senza scadere in eccessi autocommiseranti.
E la Troisi ce la fa egregiamente (visto che mi è piaciuto lo dico????)
Del libro mi sono piaciute molte cose. Oltre alla scelta di toni piùmaturi e "umani", mi è piaciuta la scelta per dell'ambientazione: Roma e Albano, Villa Mondragone, il tutto ai tempi nostri.
Mi si conceda la cattiveria: Licia non è ancora una grande costruttrice di mondi e quindi ha bypassato il problema lasciando che la città Eterna e dintorni, le creassero quel sostrato di riferimenti che proprio non le vengono naturali... Risultato? Una bella sterzata verso il fantastico, come sottolineato da Luca, da Stefano e da Valberici (si, sempre lui!), che si rivela molto più congeniale alla Trosi-costruttrice-di-storie.
Mi ha affascinato lo stile narrativo usato, mai come con la Ragazza Drago le parole sono perfette, scelte con cura e con l'occhio volto al raggiungimento della massima efficacia narrativa. Davvero una dote rara in un mondo di logorroici e barocchi autori che per dire una cosa impiegano tre righe di aggettivi.... La lettura è, per questo, fluida e scorrevole e anche l'alternanza tra i cambi di contesto tra "buoni" e cattivi" tiene alta l'attenzione senza crolli inaspettati.
Cosa non mi è piaciuto? I personaggi non sono ben definiti. A parte Sofia e un pò Lydia, gli altri non mi hanno soddisfatto appieno, nemmeno il professore. Troppo rapide, nel suo caso, le pennellate descrittive del carattere. Non basta affidare a Sofia considerazioni sulla bontà e capacità del prof. per renderlo, ai nostri occhi, un personaggio di spessore. Lo stesso dicasi per i cattivi di turno. Troppo abbozzati, troppo affidati alle parole piuttosto che ad azioni caratterizzanti. Mi sovviene il dubbo che Licia i cattivi non li soffra tantissimo e quindi li faccia tutti un pò piatti...
L'ambientazione, anche se ci sono di mezzo Roma e Albano, è solo abbozzata ma, a mio parere, non basta nominare i luoghi per far si che creino "sfondo".
Il fatto che il libro sia per ragazzi giovani, non inficia, stavolta il mio giudizio. Perchè? Perchè ho percepito qualcosa di diverso nel libro che non mi permette di ricorrere alla consueta affermazione: è troppo per ragazzi! Non ci sono troppi luoghi comuni, non c'è uno intento didattico, lo stile è semplice e diretto ma non semplificato, insomma, stavolta, contrariamente agli altri suoi libri, non vedo nel target un limite alla produzone liciana. Sarà la primavera, bhò!
Ultimo dilemma che anima i sopracitati blog amici: che target ha sto benedetto libro? E' per ragazzi o per adulti? La Troisi con la ragazza drago, ha abbassato il suo target di riferimento?
Annosa, e temo mai risolvibile, questione. Secondo me il target della Troisi è sempre lo stesso anche se non sembra: adolescenti (per amore di precisione, parlo sia della pre che dell'adolescenza vera e propria, quindi dai 10/11 ai 18/20). Adolescenti che attraversano sia le fasi caratterialmente più "istintive ed eroiche" che ritroviamo nelle cronache e nelle guerre, sia le fasi più "di crisi interiore" che ritroviamo nella Ragazza Drago.
Ergo, il pubblico è sempre lo stesso, ma coinvolto nelle diverse fasi della vita.
Il libro è, come detto, per ragazzi perchè ha un solo livello di lettura : vicenda + sentimenti sparsi, piuttosto che livelli di lettura plurimi che aprono scenari e riflessioni più "alte". Ma ciò non vuol dire che non possa essere letto e commentato da chi adolescente non è più ma che applica al libro criteri di valutazione uguali a libri ritenuti per adulti pur nella considerazione che il target è un altro.
E qui mi fermo, ho il cervello fuso!
14 commenti:
Mirtilla, complimenti, bella recensione. Concordo sui cattivi. Non a caso nella "pseudo-recensione" che ho fatto io (non sono bravo bravo come te o Stefano nello scrivere le recensioni :P), ho detto che i cattivi del libro mi ricordavano un po' gli scagnozzi della prima serie di Sailor Moon! XD
X-Bye
Mi pare di capire che non ti ho mal consigliata ;)
E sono assolutamente d'accordo sullo stile, io comprerei un libro di Licia anche se fosse la raccolta delle sue liste della spesa, scrive davvero troppo bene.;)
D'accordo anche sull'ambientazione. :)
Sul target e sui livelli di lettura invece dissento, ma non troppo.
Direi che un secondo "livello"di lettura può essere individuato nella "lezione" sul bene e sul male.
Secondo Licia essi sono in qualche modo a noi esterni ma possono trovar dimora nel nostro corpo, e possono renderci migliori, o consumarci lentamente.
Ecco dunque che i draghi e le viverne sono l'allegoria dell'eterno confronto tra bene e male, ed il bene significa creare e preservare, laddove il suo contrario è corrompere e distruggere.
Ma il target non è determinato solo dai livelli, ma anche dalle possibilità che ha il lettore di immedesimarsi nei personaggi, di vivere la storia.
E tu non mi dire che non puoi (aiutata dall'eccellente scrittura) immaginarti nei panni di Sofia. ;)
E mi fermo anch'io, per ora ;)
Mirtilla, come sai la pensiamo allo stesso modo ;-). Secondo me hai centrato perfettamente il nocciolo della questione: Troppo rapido. Tutto avviene troppo rapidamente, tutto è descritto troppo rapidamente e il risultato è che sembra di trovarsi davanti ad una bozza della storia ancora da sviluppare.
Riguardo al target è dura eh! Ho provato ad astrarmi e a lasciar perdere il "mondo" attorno ai personaggi, eppure nada, nothing. Il target mi sembra lo stesso inferiore :/. Comunque potrebbe lo stesso essere un'impressione, dopotutto "la ragazza drago" è un esperimento nuovo ^^
E' la mia stessa opinione, in fondo. Tu hai calcato più la mano sui difetti, che io ho lasciato sfumare perchè credo ormai stiano diventando tratti distintivi di Licia (e spero di sbagliarmi), che si amano o si odiano. Senza mezzi termini.
Ottima rece. :-)
Ah, il commento precedente era il mio ovviamente. ^^
@imp: vero! E chi meglio di te se ne intende di cattivi, possibilmente ruttosi e puzzosi? CanePazzo sta bene???
@valbe: bhè, però così non vale! Io per livelli di lettura plurimi non intendo lezioni che possono essere rintracciate nei testi, stiracchiando e interpretanto parecchio il messaggio principale.
Io penso che se il messaggio "altro" diventa "lezione" siamo già nella didascalia e non nella apertura folgorante di nuovi livelli di lettura. Un libro che ha questa caratteristica è devstante, apre di botto prospettive solo sfiorate e mai approfondite dal lettore. I libri a livelli pplurimi è un'esperienza e non una semplice interpretazione di dati che "possono volere dire questo e quest'altro"
Penso a Pullman nel terzo libro della trilogia e il modo con cui conduce non verso la semplice conclusione della storia, ma verso un'epifania di sentimenti legati al senso della vita umana; penso a Luk'janenko che, oltre alla classica battaglia tra bene e male, sbatte letteralmente davanti al lettore, la somiglianza delle azioni buone e cattive lasciandolo senza fiato per lo stupore.
Ecco, io personalmente con livelli plurimi intendo libri capaci di folgorare il lettore, colpirlo, facendogli raggiungere squarci di riflessioni e considerazioni in modo travolgente e inatteso. La cosa è ben diversa da libri che hanno, tra le righe, interpretazioni plurime.
@lucacp: quello che descrivi come frettolosità è, come dice stefano, la cifra di Licia. E' il suo marchio di fabbrica, ahimè, e non credo che quello potrà cambiare...
Quanto al target, ripeto, stavolta mi è pesato mooooooolto di meno rispetto al passato forse perchè, con la Ragazza Drago, quantomeno i tanti luoghi comuni, i tanti clichè di genere per affascinare un certo tipo di lettori, io non l'ho trovato.
Questo libro è più onesto, più genuino, più vero.
@stefano: ma come!! Sono stata buonissima in questa rece!!! I difettucci sono solo accennati, suvvia.... :(
Concordo, Licia o la ami o la odi. Come tutti i grandi ^^
La rece non è tra le migliori, ma quando ho troppo da dire mi avvito!
Apetta un attimo, ma noi parlavamo di target, non di capolavori.
Si stava discutendo di cosa distingue un libro "per adulti" da un libro "per ragazzi".
Un libro "per adulti" non deve essere necessariamente un capolavoro. E certamente Pullman ha scritto dei capolavori, Licia per ora no.
Io pensavo che tu parlassi di livelli di interpretazione del testo, cosa che indirizzerebbe un libro verso un pubblico adulto.
Se mi parli di "folgorazioni", ammetto che fino ad ora non ne ho avute leggendo i libri di Licia.
Se escludiamo il suo modo di scrivere, il suo stile, questi si che mi hanno "folgorato". ;)
io ancora non l'ho letto, ma da come ne parlate tutti ci sono buone possibilità che mi piaccia :)
se tutto va bene ne entrero' in possesso entro due settimane... incrocio le dita...
bella recensione ;)
Ciao Mirtilla, Mad sta bene ma lui non è un cattivo... cioè... ehm... diciamo che è borderline :P comunque sei stata nominata! http://casteloricalco.splinder.com/
X-Bye
a me è piaciuto, ma ho fatto fatica a dire cosa mi avesse lasciato un po' stranita... concordo sui cattivi un po' "sailormoon-iani", come ha detto imp... mi sono piaciute moltissimo alcune "immagini"... però mi è sembrato finire troppo presto, non sono entrata molto nella storia...
la cosa può essere spiegata dal fatto che Licia ha detto di prevedere 5 libri per questa saga, e quindi questo è piuttosto introduttivo... :/ boh
@valbe: quando parlavo di "folgorazione" facevo riferimento alla tua considerazione sul secondo livello di lettura della Ragazza Drago.
Cerco di spiegarmi meglio!
Sono dell'idea che quello che indichi come livello altro di lettura in realtà non lo sia appieno.
La "lezione" sul bene e sul male e l'allegoria rappresentata da draghi è viverne, è una lettura del romanzo che compie il lettore nel momento in cui decide di mettere in correlazione dettagli e conoscenze personali, ma nel caso specifico non riesco a vederli come livelli altri.
Nella Ragazza Drago ci sono "messaggi" sulla difficoltà dell'adolescenza, sull'urgenza di crescere e affrontare le proprie paure, sulla lotta tra bene e male, ma sono elementi necessari per dare un minimo di "polpa" alla storia, e non forniscono spessore "multiplo" al libro. Anzi, si avverte una settorializzazione ancora più marcata sul target adolescenziale, piuttosto che un ampliamento.
Non ci sono spunti multipli nella narrazione, anche se, lo ammetto, un miglioramento rispetto a Cronache e Guerre c'è.
Qui mi sorge un'altra domanda: quanto conta il lettore nel processo di attribuzione di senso di un libro? Autore e lettore costruiscono insieme, in base ai diversi ruoli, il senso del testo?
Mah!
@viola: bene! Così poi ci dirai anche tu cosa ne pensi della Ragazza Drago!
Grazie, cmq ^^'
@imp:oddio, io odi o le catene!!
@Francesca: effettivamente in 5 libri ci sarà modo e maniera per "approfondire" la narrazione, ne sono certa! ehi, ho votato il concorso di Imp! ^^
Sono d'accordo, non lo è nel senso che intendi tu. Infatti livello lo avevo messo tra virgolette, credevo stessi partlando di cosa rende un libro "per adulti". :)
Perchè se parliamo di livelli "alla tua maniera"...beh non son molti i libri che riescono a condurci in altre dimensioni. ;)
Detto questo rispondo al tuo dubbio.
Si, costruiscono assieme ma in maniera inversamente proporzionale alle capacità dell' autore.
Un autore molto bravo, che scrive un capolavoro, fa solo credere al lettore di stare costruendo insieme.
In realtà lo guida per mano fino alla scoperta di un senso che era già predeterminato. ;)
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