Oggi sarebbe stato il giorno della rece di Locke Lamora ma grazie alla segnalazione di un collega a conoscenza della mia malattia fantastica (grazie Claudio!), vi sottopongo un articolo pubblicato oggi dal Corriere della Sera dal titolo programmatico: I nipotini (italiani) di Tolkien- Scrittori sempre più giovani: così il fantasy conquista padri e figli.
L'articolo non aggiunge nulla di nuovo rispetto alle considerazioni ormai diffuse in rete sulla "moda" del fantasy per ragazzi che sta investendo l'editoria italiana negli ultimi tempi; non manca il solito accenno alla Troisi ma la scena è per Federico Ghirardi e Chiara Strazzulla, 34 anni in due, i nipotini di Tolkien annunciati nel titolo.
Giusto qualche giorno fa sul blog di Claudio Tassitano, anch'egli esordiente scrittore fantastico ma, ahimè per lui, già vecchietto rispetto a Strazzulla e a Ghirardi, ci si interrogava sul perchè gli editori puntino di recente su scrittori giovanissimi.
Cristina Taglietti nell'articolo sfiora il problema e scrivere un pezzo equilibrato che non affronta la questione in modo cattivello come piace a me, preferendo un taglio informativo e non critico del fenomeno. Però qualcosa ci dice.
L'autrice del pezzo afferma questo:
"Ciò che accomuna tutti questi giovani autori è la capacità di parlare di sé, di ciò che conoscono, dei loro sentimenti, dei loro desideri e del loro vissuto, pur restando dentro i confini fissati dal genere che prevedono mondi paralleli, scenari apocalittici, uomini, demoni e l'eterna lotta tra il Bene e il Male. I protagonisti hanno spesso le caratteristiche degli autori, mentre personaggi di contorno e situazioni riproducono ciò che si muove nel loro mondo. Ed è questa, probabilmente, la chiave del loro successo, ciò che favorisce l'identificazione dei cosiddetti young adults."
Sarà davvero questo il motivo per cui le case editrici puntano su di loro? Perchè sono:
"capaci di parlare ai loro coetanei al punto da far uscire dalle ombre della non-lettura gli adolescenti, quel pubblico di quindicenni, sedicenni, diciassettenni che di solito sono la croce degli editori"?
Di quest'affermazione a me colpisce la seconda parte, con la sottolineatura della difficoltà per gli autori di vendere libri agli jung adults, piuttosto che la parte del linguaggio comune con in giovani lettori.
Insomma alla fine è tutto solo marketing o no? Che ne pensate?
Da vera Mirtilla, io dico che è quasi tutto marketing. Se poi nella marea di giovanissimi autori, riuscirà ad emergere il vero ragazzino "prodigio" capace di avere successo e replicarlo nel tempo, tanto meglio. Ma, nell'immediato, l'importante è cavalcare l'onda fantastica in atto. Intendiamoci, non sono una di quelle che ritiene che l'età adulta sia automaticamente sinonimo di grande scrittura e che i giovani, perchè inesperti, non siano in grado di scrivere cose di valore. Dico solo che la cosa bizzarra è che gli autori se ne siano accorti, guarda caso, adesso, a fenomeno fantasy esploso.
Qui urge una precisazione: Strazzulla e Ghirardi io non li ho letti, non so cosa abbiano scritto e questa non vuole essere un' invettiva contro di loro perchè non è mia abitudine parlare di cose che non conosco. L'articolo sul Corriere è stato solo il pretesto per scrivere qualche considerazione su un argomento che mi frullava in testa da un pò.
L'articolo non aggiunge nulla di nuovo rispetto alle considerazioni ormai diffuse in rete sulla "moda" del fantasy per ragazzi che sta investendo l'editoria italiana negli ultimi tempi; non manca il solito accenno alla Troisi ma la scena è per Federico Ghirardi e Chiara Strazzulla, 34 anni in due, i nipotini di Tolkien annunciati nel titolo.
Giusto qualche giorno fa sul blog di Claudio Tassitano, anch'egli esordiente scrittore fantastico ma, ahimè per lui, già vecchietto rispetto a Strazzulla e a Ghirardi, ci si interrogava sul perchè gli editori puntino di recente su scrittori giovanissimi.
Cristina Taglietti nell'articolo sfiora il problema e scrivere un pezzo equilibrato che non affronta la questione in modo cattivello come piace a me, preferendo un taglio informativo e non critico del fenomeno. Però qualcosa ci dice.
L'autrice del pezzo afferma questo:
"Ciò che accomuna tutti questi giovani autori è la capacità di parlare di sé, di ciò che conoscono, dei loro sentimenti, dei loro desideri e del loro vissuto, pur restando dentro i confini fissati dal genere che prevedono mondi paralleli, scenari apocalittici, uomini, demoni e l'eterna lotta tra il Bene e il Male. I protagonisti hanno spesso le caratteristiche degli autori, mentre personaggi di contorno e situazioni riproducono ciò che si muove nel loro mondo. Ed è questa, probabilmente, la chiave del loro successo, ciò che favorisce l'identificazione dei cosiddetti young adults."
Sarà davvero questo il motivo per cui le case editrici puntano su di loro? Perchè sono:
"capaci di parlare ai loro coetanei al punto da far uscire dalle ombre della non-lettura gli adolescenti, quel pubblico di quindicenni, sedicenni, diciassettenni che di solito sono la croce degli editori"?
Di quest'affermazione a me colpisce la seconda parte, con la sottolineatura della difficoltà per gli autori di vendere libri agli jung adults, piuttosto che la parte del linguaggio comune con in giovani lettori.
Insomma alla fine è tutto solo marketing o no? Che ne pensate?
Da vera Mirtilla, io dico che è quasi tutto marketing. Se poi nella marea di giovanissimi autori, riuscirà ad emergere il vero ragazzino "prodigio" capace di avere successo e replicarlo nel tempo, tanto meglio. Ma, nell'immediato, l'importante è cavalcare l'onda fantastica in atto. Intendiamoci, non sono una di quelle che ritiene che l'età adulta sia automaticamente sinonimo di grande scrittura e che i giovani, perchè inesperti, non siano in grado di scrivere cose di valore. Dico solo che la cosa bizzarra è che gli autori se ne siano accorti, guarda caso, adesso, a fenomeno fantasy esploso.
Qui urge una precisazione: Strazzulla e Ghirardi io non li ho letti, non so cosa abbiano scritto e questa non vuole essere un' invettiva contro di loro perchè non è mia abitudine parlare di cose che non conosco. L'articolo sul Corriere è stato solo il pretesto per scrivere qualche considerazione su un argomento che mi frullava in testa da un pò.
21 commenti:
E' quasi tutto marketing, ovviamente. Il fantasy va di moda, i giovani scrittori pure. Due più due fa quattro, e le case editrici non si lasciano sfuggire l'occasione di guadagnarci, anche a discapito della qualità. D'altronde quando c'è un'onda da cavalcare, chi è tanto stupido da non approfittarne? E a me da lettore andrebbe anche bene, l'importante però è proprio non spacciare modesti scrittori per geni precoci.
Cmq secondo me dipende anche dall'età in cui si legge un dato romanzo, a maggior ragione se scritto da un ragazzino. Quando uscì Eragon, nel 2003, avevo 17 anni, e pensai fosse una storia meravigliosa. Poi, crescendo e continuando a leggere autori di ben altro livello, il mio giudizio è stato ridimensionato. Questo per dire che il punto di vista di un giovane inesperto in un dato ambito letterario spesso fa la differenza sui giudizi e sulle vendite.
Per questo un libro scritto a quell'età attira quel genere di pubblico.
Ps: io Gli eroi del Crepuscolo lo sto leggendo, e mi sembra una storia onesta e ben scritta, ma da qui a dire che è un favoloso romanzo di formazione ce ne passa. No comment sui giornalisti che durante un'intervista hanno paragonato la Strazzulla a un novello Moravia. E' questo che mi infastidisce. Ci vorrebbe più onestà.
i giovani vanno di moda... che tristezza. spero non guardino l'età prima della qualità...
per il resto concordo con Stefano, quindi non mi ripeto :)
Ogni libro che trovi in libreria è lì per una condizione di marketing.
Simone
Secondo me tutto nasce con il fenomeno Paolini, che ha profondamente influenzato l'editoria mondiale. Sebbene a mio avviso Eragon sia un derivato di Star Wars, Earthsea, Dragonlance e Il Signore degli Anelli, perlopiù frullati in modo abbastanza sciatto e banale (per quanto mi concerne), non posso negare che abbia avuto un successo planetario e che la sua "onda lunga" abbia in qualche modo favorito una maggiore attenzione degli editori alle proposte fantasy, e quindi spinto il genere, che sta vivendo un periodo d'oro e di fermento anche in Italia.
Però, allo stesso tempo, l'idea che il successo di Eragon dipendesse in qualche modo dalla giovane età del suo autore, lungi dall'essere un mero fatto "di colore", si dev'essere fatto strada insieme ai dati di vendita nelle menti degli editori, e a questo dobbiamo oggi fenomeni come Ghirardi e Strazzulla (ma ce ne sono anche altri, all'estero).
Io ho letto 150 pagine di Bryan di Boscoquieto e, come ho già scritto nella mia recensione sul blog, l'ho trovato pedestre, del tutto non meritevole di pubblicazione...
Poi ho comprato Gli Eroi del Crepuscolo e, dai pochi stralci che ho letto, riconosco all'autrice comunque una buona padronanza del mezzo espressivo, che potrebbe essere foriera di una discreta lettura.
Però, da qui alla bieca operazione di marketing dell'Einaudi (che nei suoi comunicati stampa grida al capolavoro, facendo intendere addirittura che la sua apertura al fantasy sia dovuta alla straordinarietà del romanzo della Strazzulla e non già al "tuffo a pesce" in un genere di successo, sostenuto in più dal mito Paoliniano/Lolitiano dell'"adolescente assoluta") c'è un abisso... quindi secondo me l'età di un autore non c'entra nulla col valore della sua opera, a meno che le due cose non siano legate a doppio filo (ad esempio, se Melissa P. avesse avuto 35 anni e non 17, chi se li sarebbe filati i suoi 100 colpi di spazzola?)
La conseguenza ultima è che io, nella scelta di un romanzo, continuerò a fidarmi di più dei "vecchietti", che in genere sono gente esperta e navigata, nonchè categoria della quale sembro ormai far parte (grrr! :)
@stefano: infatti la cosa che infastidisce spesso è l'abuso di pubblictà non proprio obiettiva che le case editrici fanno dei pargoli di turno. Ma, direbbe qualcuno, la pubblicità non è MAI obiettiva...
Ergo, il problema è parecchio complesso...
@viola: la speranza, infatti, è che la discriminante non sia solo l'età giovane che si presta bene, a livello di pubblicità, a essere veicolata.
@simone: @simone: bhè, si, ovviamente. Tutto ciò che è in vendita lo è per far soldi, mica per beneficienza.
Forse, mea culpa, non emerge bene dal post quello che intendevo. La scelta di puntare sui giovani è solo business oppure, oggettivamente, assistiamo a un boom di ottimi prodotti da giovani penne, sempre degni di essere pubblicati?
@claudio: concordo su tutto il fronte, incluso il fenomeno Paolini che ha aperto la strada a errate interpretazioni su cosa determini il successo di un libro, l'età dell'autore o quello che scrive.
Qualche giorno fa, in un altro blog, ci si domandava cosa sarebbe restato in futuro dei libri del giorno d'oggi, laddove il passato ci ha consegnato insuperabili capolavori oggi studiati ed ammirati da tutti.
Certo in discorso puntava ad un passato più remoto di quello di Tolkien, ma credo che il mio commento (rimasto in quella sede senza risposta), possa essere buono anche in questo contesto.
Se il genere umano sopravviverà a se stesso, questo periodo della storia sono quasi convinto sarà considerato come un nuovo medioevo, un'epoca barbara e violenta in cui ogni valore è stato perduto e dimenticato.
Cosa resterà di noi?
Sicuramente le opere dei più grandi, come è stato del resto per il passato. Così come Omero, Virgilio, Dante, Petrarca sono sopravvissuti ad ogni epoca, i più meritevoli fra noi sopravviveranno alla nostra ed a quelle future.
Ma a questo punto la domanda sorge spontanea: è la storia a decretare la grandezza di un'opera o è la grandezza di un'opera a decretarne il passaggio alla storia? In altre parole: i "buoni" sopravvivono sempre oppure si è considerati "buoni" solo perché si sopravvive?
Qualcuno ha una qualche risposta da offrirmi? ^_^"""
Le operazioni di marketing sotto sotto ci sono sempre. Che poi l'Einaudi l'abbia fatto in maniera così sfacciata è un altro paio di maniche. Arrivare a scrivere in copertina che la Strazzulla ha fatto sì che la casa editrice aprisse al fantasy... mi pare esagerato, e molto! Esagerato perché online leggo racconti scritti davvero molto bene, di esordienti rifiutati e relegati in un cantuccio. E' importante la fortuna, ma fino ad un certo punto (anche se per fortuna intendo la giusta combinazione di eventi, luoghi, persone e situazioni astrali =P). Qualcosa dovrà pur contare anche la scrittura, no? Ho sfogliato in libreria "Gli Eroi del Crepuscolo" e, anche se lo stile pedante potrebbe far concorrenza alla Rice (che pure, ad oggi, è la mia scrittrice preferita), è molto ben scritto. Non posso dire la stessa cosa di "Bryan etc...". L'ho sfogliato, ho letto qualcosa e l'ho riposto sullo scaffale sperando che si trattasse soltanto di un brutto sogno!
Giungeremo al capolinea quando l'editoria ci proporrà uno scrittore di 12 anni spacciandolo per il nuovo Moravia!
Prossimamente leggerò il libro della Strazzulla.
Però fin da ora ti posso dire che io sono fermamente convinto che le dichiarazioni della Einaudi siano assolutamente sopra le righe.
E dico anche una cosa sui giovani: quasi tutti quelli che hanno meno di vent'anni hanno un vocabolario che non supera le 800 parole.
Per loro molti libri sono assolutamente incomprensibili ;)
@sean: oddio, questa è una domanda molto marzulliana e molto difficile.Ho sempre pensato che, sul lungo periodo, le opere migliori si staglino con forza sul panorama di contorno, ma è anche vero che a volte congiunture storiche, condizioni socio-culturali di un certo tipo, contribuiscano alla "glorificazione" perenne.
Gli scrittori che citi per noi sono artisti inarrivabili, ma chissà che ai tempi di Petrarca non sia esistito un narratore migliore ma molto meno fortunato, che di corti non ne frequentava e e di "pubblicità" nei palazzi non ne aveva.
Forse la verità è nel mezzo, o almeno è quello che mi auguro.
@lucaCP: questa dichiarazione della Einaudi onestamente non la sapevo, la apprendo da te e Stefano, ed è abbastanza sconcertante, diciamolo pure.
Sarà, poi però se la pargola verrà "demolita" non se la prendano, perchè creare questa enfasi su una esordiente in quetso periodo di sovraproduzione, rischia di essere dannoso.
@val: solo 800??? Oddio, ma allora ha ragione l'autrice dell'articolo!!! brrrrrrrr....
a volte certe cose mi colpiscono. ad esempio, perché una persona davvero convinta che strazzulla sia una creatura del marketing (vanno di moda le giovani autrici fantasy? pubblichiamone una più brava di querlle che ci hanno provato con noi!), compra lo stesso un suo libro?
quando si parla di boicottaggio si pensa sempre ad attività comuniste e/o per il bene dei maltrattati di turno (bambini/ambiente/animali/donne...), mai al fatto che il boicottaggio, in qualchemisura fa bene al mercato.
se siete convinti che strazzulla pubblichi solo perché un astuto direttore marketing la vende (e venderà un casino, con tutta questa pubblicità), non compratela.
a parte i giornalisti, un vero problema è che in italia la gente si beve comunque tutto.
ma finché siamo bulimici di letteratura fantastica ci daranno junk-fiction a palate.
io non leggo autori meno che ventenni, sono convinto che tutti senza eccezioni siano frutti di politiche di marketing. paolini merita? ne sentirò parlare bene anche tra dieci anni, non ho nessuna fretta di leggere adesso eragon. strazzulla? se vale oggi, tra dieci anni varrà ancora di più.
qualcun altro è dell'idea che il marketing non è un mostro invincibile?
@val: 800 parole sono davvero pochine. al momento non ho la fonte, ma la televisione gestisce normalmente 4000 parole. puoi rintracciarer la tua fonte?, sono interessanto...
@alladr: il fatto è che non sono solita criticare i lavori altrui senza averli letti. Ho sempre creduto che prima di poter avanzare una qualche tipo di considerazione su uno scrittore, si debba leggere quello che hanno scritto. Posso avere delle titubanze iniziali, posso essere scettica in fase di acquisto, ma non mi permetto di criticare senza sapere di cosa sto parlando.
Stesso dicasi per la Strazzulla.
E' giovane, è stata oggetto di clamorose dichiarazioni,ma evitare di leggerla per partito preso, bhè, mi pare un pò presuntuoso da parte mia. Il mio post non voleva essere una critica al suo scritto, mi pare di averlo detto a chiare lettere, voleva solo essere una riflessione generale sul comportamento delle case editrici, non una condanna per i due giovani autori protagonisti dell'articolo.
Sarò anche una lettrice bulimica di fantasy, ma acquistando un libro acquisto la libertà, e la possibilità, di parlarne nel bene e nel male di colui o colei a cui ho accordato una preferenza. I boicottaggi a prescindere non mi appartengono, sorry ^^'
Chiaro che poi ognuno si regola come vuole, eh!
siamo d'accordo sulla libertà degli individui. il tuo post non era evidentemente una critica (e non voleva esserlo il mio). permettimi tuttavia di essere ancora una volta provocatorio: dici che acquistando il libro acquisti la libertà di parlarne; è un discorso che riesco a capire, ma, a fronte del fatto che acquistandolo dai ragione al markettaro che lo ha messo in commercio perché è scritto da una giovane autrice (le cui scelte, premiate, figlieranno altre opere con lo stesso dna), che bisogno hai di parlare anche di questo libro, aggiungendo pubblicità a pubblicità?
si chiaro, non sto giudicando l'autrice né te né il libro; è solo che mi convinco sempre di più che se il mercato librario italiano della fantasy produce una quantità percentualmente elevata di opere che non si conformano al mio gusto (ad esempio: pare che gli autori non sappiano più scrivere una storia decente in 400 pagine)(altro esempio: sempre la solita broda: giovane sfigato ma predestinato con un grande dono che lo rende l'eletto dell'antica leggenda che salverà il mondo dal signore del male) o che fanno semplicemente schifo, questo dipende anche dalle mie scelte come lettore-acquirente.
su questo volevo confrontami, per capire.
@alladr: dunque, quello che dici è vero, continuare a comprare e parlare di chi non è di proprio gusto, fa semplicemente il gioco di chi edita e pubblica. Siamo d'accordo.
Ma seguendo questa linea non se ne esce. La soluzione non è smettere di comprare ma leggere e "criticare" con onestà, e non con livore, il lavoro altrui. Anche perchè, perdona l'eccesso di modestia, ma non credo che se e io e te smettiamo di comprare certi libri, le editrici smetteranno di pubblicare cose mediocri o di dare loro risalto.
E' un ragionamento che ha valore se _migliaia_ di persone iniziano ad avere un certo atteggiamento. Ma così non è e nemmeno vorrei che fosse, se devo dirla tutta.
Nel mio piccolo scelgo la strada della divulgazione e del tentativo di lettura, sempre nella speranza di cambiare idea e di rimanere piacevolmente stupita di fronte a una lettura, fosse anche di un autore giovine. ^^
Io, invece, non credo che sia sempre per merito-demerito del lettore. E' sottovalutare pesantemente l'intelligenza delle persone, credere che siano sempre dei deficienti massificati che non sanno scegliere le cose di pregio e quindi il mercato risponde solo con quelle cose.
Non ci ho mai creduto, per nessun prodotto dell'industria culturale.
Sul fronte appiattimento dei volumi e delle trame fantasy, come darti torto?? ^^'
Io non ho letto nulla di Tolkien, nè in realtà di fantasy in generale. Quindi non so giudicare. Ma sulla figura di Tolkien, che non conoscevo, ho trovato affascinante come viene descritto in Stella del mattino di WM4. Pensare che Il signore degli anelli è una saga scritta (da un filologo come Tolkien) anche per elaborare e superare gli orrori della prima guerra mondiale (da lui vissuti in prima persona), su temi universali (la lotta tra il bene e il male è una delle storie più raccontate al mondo, no?), me lo ha messo in tutt'altra luce. Così, per dire. Ciao.
@sergio: innanzi tutto benvenuto! Quanto a Tolkien, io rientro nella categoria di lettori che non ne apprezza l'eccessiva prolissità e lo stile particolarmente barocco, ma la genesi dell'ambientazione tutta, è assolutamente affascinante.
E' l'emblema dell'evasione dalla realtà, la fuga dagli orrori del presente verso un mondo fantastico in cui il bene, sebbene faticosamente, riesce ad imporsi sul male, anche in presenza di forze sproporzionate.
Il bello di Tolkien, in questo senso, è che la coerenza della sua creazione, le regole linguistiche e le organizzazioni sociali, rispecchiano la ricerca di "ordine" e "coerenza" di un uomo testimone della mancanza di entrambe.
Almeno per come la vedo io.
grazie del benvenuto. probabilmente (ripeto, non lo ho letto) la scrittura di Tolkien è datata, nel senso che risente degli anni e delle tendenze stilistiche del momento. il suo fascino sta probabilmente nella sua coerenza, nel tentativo di evasione, o forse di reazione a tempi bui. non dimentichiamo che l'europa, grazie anche all'errore di voler sprofondare la germania (sconfitta nel primo conflitto mondiale), la stava spingendo verso gli orrori nazisti, e si stava avviando nel periodo più cupo della sua storia, che avrebbe condotto a decine di milioni di morti e alle camere a gas.
in generale, sul fantasy ed il marketing, io penso che, sì, è una moda, o meglio una tendenza attuale. io non ne sono attirato, ma sono vecchietto. se però attira alla lettura gli under 20, forse potrebbe scaturirne qualcosa di buono. come in molte cose, dipende dall'uso che se ne fa. se è semplice evasione dalla realtà, per una generazione annoiata e senza passioni, bè, durerà poco e sarà sostituita da altro. se è utilizzata per infondere passione alla lettura, alla riflessione e all'approfondimento, ben venga. no?
@Sergio: assolutamente d'accordo. Sono convinta che qualsiasi mezzo porti le giovani generazioni a confrontarsi con l'esperienza della lettura, sia da incoraggiare.
In questa accezione le mode sono estremamente utili.
Da poco tempo ho scoperto la polemica chiamata babyboom su alcuni blog e forum di fantasy e letteratura, ed è stato mentre leggevo commenti sul romanzo della Strazzulla. Ora,non starò qui a criticare o elogiare Gli eroi del crepuscolo, ma voglio spendere due parole in merito all'età dell'autrice.Siamo coetanee, entrambe diciassettenni, entrambe scrittrici(anche se non ho alcun diritto di fregiarmi di questo titolo).Sembra logico a questo punto che io difenda a spada tratta, dal momento che sono una ragazzina(e non ho vergogna di questo), la scrittrice in questione e chi detesta il fenomeno baby boom. Non lo farò. Sono infatti del parere che non l'età dello scrittore che conta, ma la sua maturità interiore, il suo sapersi arricchire di esperienze confrontandosi col mondo esterno. Si ritiene che questa sia una prerogativa dell'adulto ultra ventenne, non dello stereotipato adolescente in preda alle turbe ormonali. Non c'è una vera età nella quale si diventa adulti. Le sciocchezze in base alle quali noi diciamo di una persona "ecco, è proprio un immaturo" possono essere commesse sia da un 17 sia da un 40. Così come ogni età ha esperienze diverse, e ne può fare sempre di nuove. Ogni giorno io scopro qualcosa che ancora non so e ne sono felice e ne faccio tesoro. Molti di questi adolescenti del fantasy invece sono veramente immaturi, perchè pensano di essere nati imparati(che cosa orribilmente noiosa sarebbe!)e di non avere più niente da apprendere dal mondo che li circonda. Sono dei veri e propri bambinetti, come li hanno definiti molti critici, che costruiscono libri a tavolini per altri adolescenti come loro. E macchiano il buon nome del fantasy, di quel fantasy il cui padre fu Tolkien (mio adorato maestro!) e forse proprio il grande e misterioso Omero con i suoi poemi epici. Dunque concludendo la rabbia di molti critici nei confronti di questi "immaturi" è più che giusta e motivata.
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