La Rete riduce la capacità di lettura. Se date uno sguardo a questo articolo di Repubblica capirete a cosa mi sto riferendo. (I brani successivi sono stati tratti da lì in data odierna)
Sull’ultimo numero di The Atlantic, il mensile culturale più letto dalle elite progressiste Usa, Nicholas Carr, ex direttore della Harvard Business Review, dice di temere che la civiltà del web stia condizionando negativamente i nostri meccanismi mentali.
In altre parole, il modo rapido e reticolare di saltare da una informazione all'altra tipico della lettura in rete, finirebbe, sul lungo periodo, per demolire la capacità di concentrazione.
Carr non è l'unico a pensarla in questo modo, alla sua provocatoria domanda "Is Google making us Stoopid?" (Google ci rende stupidi?) hanno risposto molti intellettuali britannici per cui la rete starebbe modificando le capacità di lettura e di concentrazione degli utenti. Non solo in Rete.
Dice Andrew Sullivan: "È vero, immersi come siamo nel "multitasking mentale" appena ci sediamo per leggere un documento di qualche pagina o un libro, ci sentiamo a disagio dopo pochi paragrafi. Voltiamo pagina e siamo già pronti per un link".
Gli fa eco il remio Pulitzer Leonard Pitts: "Leggo l’Atlantic e scopro di non essere il solo che sta perdendo l’abitudine alla lettura. Ormai riesco a digerire la scrittura solo a piccoli blocchi. Datemi un testo di più pagine e vengo subito assalito dal desiderio incontenibile di controllare la mia posta elettronica. È tutto così dispersivo. Eppure vedo meno tv e sono meno indaffarato di dieci anni fa. Giorni fa mi hanno dato da recensire un libro. Avevo pochissimo tempo per leggerlo. È stata una fatica tremenda. Mi sono imposto di restare per ore su una sedia scomodissima. Ce l’ho fatta, ma alla fine avevo una sensazione di vuoto, di colpa per essermi allontanato per tanto tempo dal mondo".
E a voi succede la stessa cosa? Vi sentite anche voi un pò come il Sig. Carr? Per quel che mi riguarda, già di mio ho una lettura abbastanza veloce, ce l'ho sempre avuta anche prima di internet, ma da quando faccio un uso più frequente della lettura ipertestuale a video, ammetto che leggo in modo diverso anche i libri cartacei o gli articoli dei giornali. Mi trovo più a mio agio con stili narrativi asciutti, con molti punti o punti e virgola. Ricordo meglio i trafiletti immediati e magari grassettati, trovando un pò di fastidio nella lettura di lunghi papiri a "flusso di coscienza".
Ma la cosa, pur facendomi riflettere su come le abitudini cambino in base all'esposizione, non mi fa storcere troppo il naso.
Mi viene in mente Remediation, il libro di Bolter e Grusin in cui si teorizza la costante "rimediazione" dei vecchi media per mano dei nuovi. Anche la abitudini umane possono essere "rimediate" dalle nuove, anche la modalità di lettura dei testi, con l'era della rete, può si trasformaris il qualcos'altro che somiglia al passato ma lo supera, lo influenza e ne è influenzato.
E, volendo spingersi un pò oltre: "it’s a different kind of reading, and behind it lies a different kind of thinking—perhaps even a new sense of the self" (Carr, articolo: "Is Google Making Us Stoopid", 2008)
L'articolo originale di Carr lo potete leggere qui.Sull’ultimo numero di The Atlantic, il mensile culturale più letto dalle elite progressiste Usa, Nicholas Carr, ex direttore della Harvard Business Review, dice di temere che la civiltà del web stia condizionando negativamente i nostri meccanismi mentali.
In altre parole, il modo rapido e reticolare di saltare da una informazione all'altra tipico della lettura in rete, finirebbe, sul lungo periodo, per demolire la capacità di concentrazione.
Carr non è l'unico a pensarla in questo modo, alla sua provocatoria domanda "Is Google making us Stoopid?" (Google ci rende stupidi?) hanno risposto molti intellettuali britannici per cui la rete starebbe modificando le capacità di lettura e di concentrazione degli utenti. Non solo in Rete.
Dice Andrew Sullivan: "È vero, immersi come siamo nel "multitasking mentale" appena ci sediamo per leggere un documento di qualche pagina o un libro, ci sentiamo a disagio dopo pochi paragrafi. Voltiamo pagina e siamo già pronti per un link".
Gli fa eco il remio Pulitzer Leonard Pitts: "Leggo l’Atlantic e scopro di non essere il solo che sta perdendo l’abitudine alla lettura. Ormai riesco a digerire la scrittura solo a piccoli blocchi. Datemi un testo di più pagine e vengo subito assalito dal desiderio incontenibile di controllare la mia posta elettronica. È tutto così dispersivo. Eppure vedo meno tv e sono meno indaffarato di dieci anni fa. Giorni fa mi hanno dato da recensire un libro. Avevo pochissimo tempo per leggerlo. È stata una fatica tremenda. Mi sono imposto di restare per ore su una sedia scomodissima. Ce l’ho fatta, ma alla fine avevo una sensazione di vuoto, di colpa per essermi allontanato per tanto tempo dal mondo".
E a voi succede la stessa cosa? Vi sentite anche voi un pò come il Sig. Carr? Per quel che mi riguarda, già di mio ho una lettura abbastanza veloce, ce l'ho sempre avuta anche prima di internet, ma da quando faccio un uso più frequente della lettura ipertestuale a video, ammetto che leggo in modo diverso anche i libri cartacei o gli articoli dei giornali. Mi trovo più a mio agio con stili narrativi asciutti, con molti punti o punti e virgola. Ricordo meglio i trafiletti immediati e magari grassettati, trovando un pò di fastidio nella lettura di lunghi papiri a "flusso di coscienza".
Ma la cosa, pur facendomi riflettere su come le abitudini cambino in base all'esposizione, non mi fa storcere troppo il naso.
Mi viene in mente Remediation, il libro di Bolter e Grusin in cui si teorizza la costante "rimediazione" dei vecchi media per mano dei nuovi. Anche la abitudini umane possono essere "rimediate" dalle nuove, anche la modalità di lettura dei testi, con l'era della rete, può si trasformaris il qualcos'altro che somiglia al passato ma lo supera, lo influenza e ne è influenzato.
E, volendo spingersi un pò oltre: "it’s a different kind of reading, and behind it lies a different kind of thinking—perhaps even a new sense of the self" (Carr, articolo: "Is Google Making Us Stoopid", 2008)
14 commenti:
Mah, sai che a me ste cose lasciano sempre un po' perplessa. Per quanto mi riguarda (premetto che ho sempre preferito uno stile sintetico e veloce da ben prima che internet arrivasse a casa mia) adatto il mio sistema di lettura a quello che leggo :) mi sa che mr Carr difetta un po' di elasticità mentale eh.
Per il resto, secondo me molto dipende dall'uso che si fa del mezzo, al contesto in cui lo si usa ecc ecc... se devo leggere un romanzo o un saggio per interesse mio è ovvio che mantengo la concentrazione e procedo senza scorrere o saltare pezzi, se devo leggere qualcos'altro per una ricerca veloce, beh, allora scorro in cerca del punto che mi interessa e questo al di là del fomato cartaceo o web.
sinceramente sento la mia lettura "su web" e quella cartacea come attività completamente diverse... non riuscirei mai a leggere un libro sullo schermo e già gli articoli lunghi mi infastidiscono. In un testo "web" mi aspetto frasi brevi, testi in grassetto che mi facciano capire velocemente il contenuto del testo, link e immagini... se non è così, mi da fastidio.
Ma forse proprio per questo, spegnere il pc e leggersi un libro è ancora più bello... è un'attività che rilassa il tipo di attenzione che il web richiede e ne attiva una completamente diversa... è proprio "lo stacco" l'importante!
E' possibile che il problema sia piuttosto che siamo talmente impegnati e abituati a fare più cose contemporaneamente che tendiamo a "sentirci in colpa" a prendere del tempo per noi...
Paradossalmente da quando ho internet leggo di più. Scopro romanzi interessanti, persone con i miei stessi gusti... ma ho notato un aumento della rapidità di lettura. Sono sempre stato molto veloce di mio, però anch'io prediligo stili asciutti, essenziali, con molti dialoghi purché funzionali alla storia e non messi lì tanto per.
Tutto sommato non mi sento ancora stoopido =P
Quoto Luca... io penso che ogni cosa usata per bene abbia i suoi pregi... e quoto Fed 'sto Carr dovrebbe essere più elastico! ^^
X-Bye
Ma no...quello che succede a te, a Carr & company è semplicemente dovuto all' invecchiamento. :D
Uhmm interessante. Mi è capitato di notare un cambiamento nelle mie abitudini di lettura che si sono spostate verso internet a discapito della carta stampata. Non mi era però capitato di pensare che questo indicasse un cambiamento del mio modo di pensare. In effetti mi sembra plausibile.
Non sono certo però che sia negativo. L'articolo stesso nota che remore simili sono emerse già al sorgere della stampa e addirittura della scrittura, anche se poi procede a spiegare che questo caso sarebbe diverso. Ora che mi è stato fatto notare cercherò di esserne più consapevole. Non perchè lo ritenga grave, ma semplicemente perchè trovo interessante vedere come le cose cambiano.
C'è chi dice che internet abbia riportato la gente alla lettura dei libri, invece. E secondo me è vero (per alcuni, ovviamente). Ovviamente diverso è il modo di fruire della lettura che si ha saltellando per la rete, cazzeggiando su wikipedia, ecc... Certo che il video non è il mezzo migliore per fruire di testi lunghi. Un intervento lungo su un blog (ad esempio quelli che scrivo io :-) è già troppo difficile da seguire per concentrarsi e capirlo bene. E' un medium limitato. Ma da qui a dire che la rete ti rende incapace di godere un libro...
@fed: Mah, se leggi l'articolo di Carr noterai che il suo discorso è un pò più complesso e meno schematico di quanto riportato da repubblica, ovviamente.
Eppure, personalmente, un fondo di verità in quel che dice lo provo.
Poi, sul dipende da che testo è, siamo d'accordo :)
@francesca: lettura web e cartacea sono profondamente diverse e pure io non leggo per nulla agevolmente a video. Però riconosco che negli ultimi tempi, leggo in modo diverso i testi cartacei e forse, dico forse, c'entrano le nuove abitudini di lettura del web.
@luca: ah no, nemmeno io sono stoopida! Almeno, non per colpa di internet... :P
@imp: ma povero Carr! Ti assicuro che l'articolo originale è molto meno rigido di quello di repubblica! C'è molta più riflessione sociologica che condanna!
@val: -_- Simpatico!
@sauron: Hai centrato perfettamente il problema. Carr fa riflettere su come si stia modificando il nostro modo di leggere e, forse, persino di pensare, con la progressiva abitudine ai _modi_ della rete.
Esattamente quello che succede ogni volta che un "nuovo media" si affaccia sulla scena. Il vecchio "media", in questo caso il vecchio modo di _leggere/pensare_, si adatta e si modella alla novità introdotta.
Spesso si tratta di incontri duri, di veri scontri, in altri casi la conoscenza reciproca delle potenzialità vecchie e nuove, fa nascere qualcosa di diverso.
Sono dinamiche molto affascinanti, concordo con te :)
@bruno: si, può sembrare un'affermazione forte però, se ci aggiungi: "incapace di godere un libro in modo tradizionale", forse si comprende meglio l'accento posto sulla novità, piuttosto che sulla nostalgia.
O, almeno, a me pare così. :)
Ma, sai, in molti casi ho notato che chi invecchia tende a leggere ed ad informarsi in modo diverso ;)
Sappi comunque che ci sono studi scientifici dai quali emerge il sospetto che il cervello dei nuovi nati stia mutando, proprio per consentire un diverso accesso alle informazioni.
In ogni caso se si vuole combatter internet e google un modo c'è: scrivere libri oltre che leggerli. ;)
@valbe: allora parli per esperienza personale... ok, così va moooooooolto meglio ^_-
Interessanti, questi studi, sono davvero affascinanti.
Ma no! google e internet sono i miei migliori amici, non lo sapevi?? :P
dev'essere platone nel fedone, che denigra la scrittura perché rende flaccide le menti dei giovani ed è limitata, in quanto "interrogata, immensamente tace", mentre l'oralità permette confronto, dialogo, collaborazione. i miei allievi meglio alfabetizzati alle comunicazioni mediate dal computer (dagli apprendisti di 18 anni agli studenti universitari di 25) dimostrano tendenzialmente una maggiore capacità di creare e vedere collegamenti, anche interdisciplinari, rispetto ai loro colleghi più tradizionalisti in fatto di comunicazione. io personalmente non riesco, come altri frequentatori di questo bel blog, ad affrontare un testo lungo su schermo, mentre mi aspetto testi brevi dalla rete, che ha allargato le mie prospettive di apprendimento in maniera esponenziale e imprevedibile.
purtroppo le considerazioni dei signori che hai citato difettano di attendibilità: se la ricerca è effettuata su vecchi di 30-40 anni, che hanno vissuto tangenzialmente la rivoluzione digitale (tutt'ora in corso, peraltro), allora è comprensibile che le loro risposte siano simili alle mie quando mi si mette di fronte ad un videogioco di nuova generazione (ho visto supermario... uuuh!): totale incapacità; se invece il campione di riferimento è dato da giovani, entrano in gioco molte altre variabili delle quali è difficile valutare l'impatto (il mio professore di comunicazione di massa spiegava che i media non vengono quasi mai rimpiazzati: semplicemente si ritagliano un ambito ristretto di applicazione e vivacchiano per i fatti loro -- adduceva ad esempio il telegrafo, a quanto pare ancora utilizzato in certi contesti--. si potrebbe fare un analogo affermando che nel sistema delle comunicazioni ogni frammento è fondamentale ma non sufficiente a elaborare una rappresentazione complessiva)(e, tra le comunicazioni del sistema, dobbiamo annoverare anche le vie di comunicazione e i luoghi di comunicazione, come la scuola o i centri sociali).
ooh, ok, solito polpettone. mi scuso.
@anonimo: ah no, altro che polpettone, tocchi dei temi molto interessanti.
Quanto al problema dell'attendibilità de campione, non so scendere nel merito. Nell'articolo mi pare che vengano citate ricerche di vario tipo, sia quelle su studenti che su adulti, che proverebbero (magari ancora non in modo scientifico), come cambia il modo di leggere, e forse di pensare, nell'era di internet. Quanto dici sulle differenze tra "nativi digitali" e non, è assolutamente vero, ma è anche vero che chi si accorge più facilmente dei cambiamenti in atto, sono coloro che vivono il passaggio dal "vecchio" al "nuovo". Gli adulti, insomma.
si tratta di uno spaesamento molto frequente in coloro che assistono all'impatto di un nuovo media su uno più tradizionale, impatto che si porta dietro anche mutamenti di comportamento. E' l'effetto della "rimediazione" che le nuove forme di comunicazione attuano sulle vecchie, e si tratta di un percorso evolutivo che è sempre esistito.
Anche il nostro modo di leggere e di dare forma la pensiero, forse, stanno subendo l'influenza delle modalità fruitive che vengono dalla rete. E forse anche il modo di leggere e apprezzare un testo verrà "rimediato", modifcato e integrato,
dalle nuove abitudini della rete.
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