
"Ho ragazzini che si divertono a rubare. Ho ragazzini a cui non piace e non spiace, e ho ragazzini che tollerano di rubare perchè sanno di non avere altro da fare. Ma nessuno, e dico nessuno, è mai stato tanto famelico quanto quel ragazzino. Se avesse uno squarcio sanguinante in gola e un doktore stesse cercando di ricucirlo, Lamora ruberebbe ago e filo e morirebbe ridendo. Ruba...troppo".
Signori e signore, vi presento Locke Lamora, giovane e talentuoso ladro di Camorr, spina nel fianco del suo primo padrone il Forgialadri che ha per Locke le belle parole che avete appena letto. Persino per lo storico reclutatore e addestratore di orfanelli alla nobile arte del furto, l'orfano Locke Lamora è troppo ladro, tanto da doverlo rivendere a Padre Catena, prete (!) di Perelandro che lo aggrega alla sua banda di Bastardi Galantuomini. Ladri strani, loro. Non si accontentano di accarezzare le giacche e i borselli della gente comune come qualcunque ladruncolo, loro sono dei veri e propri artisti della truffa, abili dissumulatori e bugiardi in grado di sottrarre denaro alle vittime facendo anche in modo che esse sorridano, nel farlo. Locke Lamora è il migliore.
Lamora non è un grande spadaccino, se non ci fosse Jean a menar la spada sarebbe stato ucciso decine di volte, ma la sua mente e il suo ingegno solo affilati come rasoi. Padre Catena ha istruito i suoi nelle arti più disparate, dal giardinaggio, alla cucina passando per lo studio delle lingue e della storia. Solo così è possibile ingannare le proprie vittime, potendo diventare chiunque in qualunque momento e sempre in modo convincente.
E Lamora, crescendo, è diventato un'artista, nonchè erede naturale di Catena alla sua morte. Solo che Locke ha un vizietto che non si è mai tolto sin dall'infanzia. Sebbene tra Capa Barsavi, il signore di tutti i ladri di Camorr, e il Duca della città ci sia un accordo, la Pace Segreta, per cui i nobili e le guardie restano fuori dalle incursioni dei ladri, Locke adora fregare proprio i nobili ed è a loro che ruba quantità enormi di denaro inscenando truffe incredibili. Come quella che i bastardi Galantuomini stanno perpetrando a danno di Don e Donna Salvara. Ma le "tranquille" attività di Locke e soci, vengono a intrecciarsi con le vicende private di Capa Barsavi e il misterioso e letale Re Grigio. Lamora si troverà invischiato nel bel mezzo delle loro vendette incrociate e solo grazie alla sua grande astuzia e alla profonda sete di vendetta, non senza perdite dolorose, riuscirà a scamparla.
Ok, ma non avevamo detto che era un fantasy? Dove sta la magia? C'è, c'è, ma in modo diverso dal solito. L'alchimia la fa da padrone, laboratori più o meno semiclandestini ospitano prodotti alchemici in grado di fare qualsiasi cosa, dal colorare i capelli ad procurare nausea e avvelenamenti vari. Proprio grazie a tali arti, vengono create sostanze che possiamo considerare magiche come la letale Spettropietra, sostanza che annulla la mente e la volontà delle creature. E poi ci sono i Maghi dell'Alleanza di Karthain, maghi/psionici in grado di fare qualsiasi cosa con i loro talenti, dal controllo mentale e fisico a incantesimi di protezione da ogni arma. Sono maghi mercenari costosissimi, la cui crudeltà è seconda solo all'avidità.
Veniamo alle considerazioni più personali sull'opera.
Gli Inganni di Locke Lamora è un libro sorprendente. Ne avevo sempre rimandato l'acquisto perchè il protagonista non mi sembrava il massimo, un ladro! Non è mai stato tra le mie classi preferite neppure nel gioco di ruolo. Eppure Locke Lamora mi ha fatto cambiare idea.
E' sbruffone, arrogante, geniale e fedele ai suoi amici. E' coerente con se stesso e con quello che rappresenta la sua vocazione: il furto. Sa essere duro e accondiscendente e riesce sempre a farla franca grazie a trovate geniali che farebbero impallidire Lupin.
L'ambientazione nella città portuale di Carmorr è davvero ben congeniata. Quartieri sudici e opulenti convivono a ridosso del mare, su una costa punteggiata di chiatte di mercanti che commerciano tra le onde infestate di squali. E' una città dura e difficile, esattamente come ogni vecchia città portuale che si rispetti.
Bella la scelta di narrare le vicende mantendendo un doppio livello della narrazione; c'è una trama principale e ci sono degli interludi che riportano il lettore indietro nel passato di Locke, utili per comprendere comportamenti e situazioni del presente. Veramente una bella scelta, per nulla destabilizzante nè dispersiva.
Il linguaggio, poi, che trova la sua massima espressione nei dialoghi, è la parte più bella del libro. Locke e i suoi sono dotati du un'ironia pungente e divertente mai stucchevole o ripetitiva; una parlata spassosa e a volte sguaiata perfettamente coerente con la città portuale e con l"impiego" dei Bastardi Galantuomini.
Insomma, negli Inganni di Locke Lamora, tutto "quadra" perfettamente: la storia con l'ambientazione, il linguaggio con l'ambientazione e con i mestieri, e persino la "magia" è una versione perfettamente adeguata al mondo in cui ci si muove.
E poi, come ama dire Val, il libro è a tratti molto epico, con la vendetta di Locke Lamora per taluni morti a lui care, in grado di scatenare la più geniale, feroce e sanguinosa rivalsa.
Solo una pecca: la prima parte del libro è troppo lenta. Capisco che fosse necessaria per introdurre la società e il mondo del furto a Camorr, ma è una zavorra che rallenta troppo il decollo della storia. Il resto è perfetto. Cioè, sarebbe perfetto se non fosse che Gli Inganni è il primo di sette volumi!! Un altro logorroico come Martin che, tra le altre cose, stima moltissimo l'opera prima di Lynch. Sarà un caso???
Vi lascio con una perla:
Padre Catena sedeva sul tetto della Casa di Perelandro, lo sguardo chino sul quattordicenne straordinariamnete arrogante che l'orfanello da lui acquistato tanti anni prima dal Forgialadri era diventato: "Un giorno, Locke Lamora, combinerai un casino così superbo, così ambizioso, così travolgente che il cielo si illuminerà, le lune gireranno e gli dei stessi cacheranno comete con gioia. Spero solo di essere ancora in circolazione per vederlo" "Oh per piacere, non succederà mai", dichiarò Locke Lamora.
Il solito bugiardo impenitente!