Sanctuary, la raccolta italiana di racconti fantasici a cura di Luca Azzolini, è almeno tre cose insieme:
Beneficienza: i ricavati delle vendite verranno devoluti in beneficienza alla fondazione ABIO: associazione che da 30 anni si dedica all’accoglienza dei bambini e degli adolescenti in ospedale, e al sostegno dei loro genitori.
Collaborazione e partecipazione: non solo 12 noti autori italiani hanno accettato, pur nella loro diversità stilistica e produttiva, di cimentarsi insieme su un'ambientazione condivisa, ma un concorso aperto a tutti gli aspiranti scrittori ha permesso a un lettore di diventare il 13esimo autore della raccolta. Se non è una novità questa, in italia...
Urban fantasy: fortunatamente non è una novità assoluta come sottogenere tra gli autori italiani ma Sanctuary è, nel complesso, un'ambientazione diversa e originale nel panorama dei temi nostrani.
Basta tutto questo a fare di Sanctuary un capolavoro? Bhè, onestamente no. L'intento è lodevole, l'iniziativa pure, ma molti racconti non sono all'altezza e manca, a mio parere, il senso "complessivo" di raccolta. L'attacco e la chiusura affidati al curatore Azzolini, non bastano a creare organicità: i racconti rimangono a se stanti e non contribuiscono a restituire un'idea di fondo dell'antologia. O almeno, io non l'ho trovata evidente.
Inoltre la Sanctuary che appare, pur in 13 racconti diversi, è praticamente sempre la stessa. Capisco che nell'immaginario collettivo urban fantasy= città inquinata, degradata, pericolosa, decadente e promiscua, ma possibile che a tutti gli autori e a tutti gli aspiranti autori sia venuto in mentee di mostrare sta benedetta città solo in questi aspetti?? Ok, la metropoli ha spesso accezioni negative, carica di una umanità caotica che si muove verso il baratro dell'involuzione e della violenza, ma solo questo? Magari è una scelta editoriale precisa, ok, ma personalmente mi è pesato un pò non cambiare praticamente mai contesto da un racconto a un altro.
Passiamo ai racconti. Ce ne sono due o tre che mi sono piaciuti molto altri meno. La maggior parte delle mie impressioni si basa sul "clima" che i racconti sono riusciti a creare, al coinvolgimento anche emotivo che hanno suscitato.
La Casa dei millepiedi di Pierdomenico Baccalario: *** Il mio preferito in assoluto, per il linguaggio, per il ritmo, e per il finale. La sua visione di Sanctuary e del controllo sulle persone è di certo l'idea migliore del racconto come pure l'atmosfera che è riuscito a creare.
La fabbrica delle Leghe perfette di Troy Cassini: ** Bello ma un pò scontato sul finale :(
Le colpe dei Padri di Franco Clun: * Pesante e prolisso. Non mi è piaciuta la storia nè il modo con cui l'ha conclusa. Non sono riuscita a "entrare" nel racconto, nella sua anima.
Le storie che nascono in questa città di Francesco Dimitri: ** Un racconto coerente e ben ritmato sebbene molto molto molto legato all'approccio dimitriano al mondo. Un pò di varietà tematica non sarebbe guastata!
Anobium di Francesco Falconi : ** Molto intrigante il personaggio femminile protagonista di un racconto molto diverso dalla solita produzione di Falconi, di certo uno di quelli che resta più in mente a libro chiuso. L'unica pecca del racconto è il suo essere un pò "sbilanciato" sull'inizio, con un finale un pò rapido rispetto all'aspettativa creata.
Mirror Blues di Fabrizio Furchì : * L'esordiente di Sanctuary mi sembra un pò spiazzato. Il linguaggio non sempre è all'altezza, o meglio è all'altezza per catturare l'attenzione con figure ad effetto ma non di trattenerla, la storia poco convincengte. Furchì sa caratterizzare bene i personaggi ma non riesce a tessere una trama che riesca a vivere senza il ricorso a immagini o frasi ad effetto. Il ritmo si salva un pò ma personalmente il racconto mi ha deluso.
Il ditirambo di samarat di Michele Giannone : * Racconto partito bene ma poi, onestamente, sul finire ha perso parte della sua originalità. Un compito in classe svolto bene ma che non ha moltissima anima.
Angeli e uomini di Cecilia Randall : *** Dopo quello di Baccalario questo è il racconto che mi è piaciuto di più. Chiaro nell'andamento, ben ritmato e capace di reggere, sul finale, le aspettative create. Bella l'atmosfera e accattivante il personaggio pricapale, la misteriosa e spietata Lily.
Foresta Perduta di Eagle Rizzo: * scontato e un pò monotono nel linguaggio e nel ritmo anche se è l'unico racconto davvero a lieto fine tra tutti e con un accenno di romanticismo.
Redenzione di Antonia Romagnoli : * Vale quanto detto per Clun: un pò troppo freddo e prolisso come racconto. NOn mi ha preso :(
Saint Vicious di Luca Tarenzi: *** Pure questo mi è discretamente piaciuto. Oddio, il tema affrontato non è che sia dei più originali, ma quantomeno il racconto non è autoreferenziale e ha un messaggio di fondo che in altri non s'è proprio visto. Mi ha divertito e mi ha mostrato qualcosa di diverso rispetto agli altri racconti.
L'inizio di ogni fine e la fine di ogni inizio di Luca Azzolini : ** Avevano l'ingrato compito di aprire e chiudere l'antologia quindi è difficile esprimere un giudizio. Il racconto di apertura non è male per nulla, ma quello di chiusura è un pò troppo vago. Non sono neppure certa che sia riuscito efficacemente a chiudere il libro...
Ah, dimenticavo. L'introduzione di Altieri, l'autore della Trilogia di Magdeburg. Domanda: ma voi l'avete capita??? Ora, di certo sono ignorante io, ma a un certo punto il delirio citazionale e autoreferenziale del buon Altieri mi ha dato alla testa e non ho capito che ci azzeccasse Sanctuary in questo sfoggio di sè.