martedì 24 aprile 2012

The Hunger Games - Rece libro



L'ho letto in inglese perchè su Amazon per sbaglio ho comprato l'ebook in versione originale e poi, per verificare che avessi capito bene, l'ho ripreso in italiano. E sapete una cosa? Avevo capito tutto anche in inglese, Hunger Games è un capolavoro in qualunque idioma lo leggiate. 

La storia ormai è nota, e dal 1 maggio la conosceranno davvero tutti perché nelle sale cinematografiche uscirà il film omonimo, quindi faccio solo un collage dalla rete.
In un distopico mondo post moderno chiamato Panem (più o meno corrispondente all'attuale nord america), un potente governo totalitario con sede in una città centrale chiamata Capitol City, mantiene saldamente il controllo sui 12 Distretti in cui è organizzato il territorio. Ogni Distretto si distingue per differenti condizioni di vita e di professioni, ma sono tutte più o meno schiave, e letteralmente affamate, da Capitol City. Ci sarebbe anche un fantomatico Distretto 13 ma anni prima questo fu raso al suolo per aver fomentato una precedente rivolta. Ogni distretto è completamente isolato dagli altri e la sola e unica connessione che esiste tra le genti di Panem è la televisione, onnipresente, pervasiva e, soprattutto, l'occhio che tutto guarda e tutto segue.

Gli Hunger Games sono un evento televisivo, manco a dirlo, un reality show annuale, nel corso del quale il governo di Capitol City sorteggia un ragazzo e una ragazza da ognuno dei distretti per combatttere sino alla morte in un'arena appositamente costruita: foreste, boschi, deserti... ogni anno l'ambientazione e i letali pericoli in essa contenuti, cambiano. Quel che è peggio, gli Hunger Games devono essere vissuti da tutti come una festa, una sorta di dono del regime, pena la morte. Che si tratti dell'estremo atto di forza di Capitol City e del suo tiranno Snow per dimostrare ai sudditi il potere di vita e di morte del regime persino sui figli di Panem, non è assolutamente ammesso.

Fin qui l'ambientazione. E la storia? tutto inizia all'interno del distretto 12 quando la giovane Katniss Everdeen, orfana di padre morto nella miniera di carbone ospitata del suo distretto, si offre volontaria per entrare negli Hunger Games salvando la sorellina Prim. Con lei il giovane Peeta, figlio del panettiere del distretto; tutti e due proiettati nell'arena della Capitol insieme ad altre 11 coppie di ragazzi con una sola certezza, la morte, e un solo obiettivo: sopravvivere. A favor di camera, possibilmente. Chi sopravviverà? E soprattutto, in un mondo dominato dalla tv, dagli umori degli spettatori, in cui conquistare il favore degli sponsor può essere l'unica discriminante tra la vita e la morte, cosa è davvero lecito e cosa non lo è, nell'arena? Hanno più senso parole come fiducia, amicizia, amore e onestà? Conta di più la capacità di adattamento e saper sfruttare ogni singola opportunità offerta, oppure no? E soprattutto, cosa è vero e cosa è davvero falso quando in gioco c'è la propria vita o quella delle persone che amiamo?

A mio parere il libro ha un pregio impagabile, tutto torna. L'ambientazione è coerente con la caratterizzazione dei personaggi, che a loro volta incarnano alla perfezione i dubbi e le agitazioni di un mondo affamato e afflitto dalla mancanza. La bellezza del romanzo sta nella sua "quadratura" e nella quantità di dettagli che tratteggiano il mondo e il vissuto stesso delle persone.Intendiamoci, è sempre un lavoro di cesello ben studiato perchè, i
n fondo, di sto benedetto Panem sappiamo poco e poco sappiamo di Capitol City e di chi la abita. Eppure sappiamo tutto quello che serve: che una volta l'anno 13 Distretti si fermano, inermi, a guardare 24 ragazzi e ragazze che si ammazzano tra di loro in un reality show imposto dal regime. Serve altro per descrivere di che società parliamo?

Altro goal: l'introspezione dei personaggi, soprattutto quello di Katniss che ci "inonda" di emozioni e pensieri, grazie anche alla scelta stilistica di farle narrare la storia in prima persona e al tempo presente; ciò che rende tutto quello che accade tremendamente vivo, vero, un crudo qui e ora che cattura il lettore e non lo molla per tutta la durata del libro. Non proprio altrettanto riuscito è il personaggio di Peeta, forse un pò troppo stereotipato, sebbene di uno stereotipo che, non chiedetemi come, riesce a rendere ciò che accade alla coppia ancor più emozionante. Ma Peeta si rifarà nei prossimi libri, sempre a modo Collins...

E l'effetto Collins lo troviamo anche nel modo in cui il libro affronta il tema amoroso. Già perchè presentato come il nuovo Twilight (aiuto), per quanto detto sino ad ora in Hunger Games manca qualcosa (o meglio, c'è già tutto altro che...). Ricordate la questione della coerenza? Ecco, anche l'amore diventa uno strumento per rendere ancora di più la tragità della vita dei giovani tributi gettatti nell'arena e, più in generale, degli abitanti di Panem. D'altra parte l'amore, donato, riufiutato o timidamente accettato, è anche ciò che salva i due ma in modo completamente inatteso. Disincantato, crudele, duro. Perciò Hunger Games NON è Twilight, chiaro?

Due parole anche sulla critica sociale. Come ogni ambientazione distopica che si rispetti, il regime totatilitario che tiene sotto schiaffo la popolazione usando i mezzi di comunicazine di massa, come la tv, come strumento di controllo sociale, è tema noto. Solo che con Hunger Games il tutto diventa odioso, fastidioso, quasi fisicamente doloroso... alzi la mano chi non ha pensato almeno una volta di voler spaccare la telecamera nell'arena, l'oggetto simbolo del controllo, deputato a filmare la vita, ma soprattutto la morte, come elemento di ludibrio collettivo. In questo senso l'autrice, da brava sceneggiatrice, conosce perfettamente quali sono meccanismi e le leve emotive da toccare per far riflettere il lettore sulla questione, soprattutto un lettore di oggi, sensibile e soprattutto esposto al potere del medium tv.


Insomma, un bellissimo libro, denso e profondo per tematiche, avvincente per ritmo e per colpi di scena e soprattutto un libro con una grande attenzione all'introspezione dei protagonisti. In effetti questo è la cosa che mi preoccupa di più del passaggio dalla carta alla pellicola: ce la farà il film a rendere la complessità delle emozioni e la sfumatura dell'agitazione interiore di Katniss e Peeta? Ve lo saprò dire il 1 maggio o giù di lì!


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