mercoledì 20 maggio 2009

Ragazze Lupo- Recensione?


Era un pò di tempo che volevo leggere questo libro, da quando lo avevo visto comparire sugli scaffali delle librerie e dopo averne letto qualche commento in rete.
Solo che forse, nella fretta, nn devo aver letto attentamente le recensioni in questione, perchè non avevo miimamente intuito che Ragazze Lupo di Martin Millar fosse un libro ironico, un pò da presa in giro dei clichè del fantastico in chiave licantropa.
E non avendo compreso questo dettaglio, potete ben immaginare come io abbia vissuto le avventure di una manica di licantropi modaioli, dipendenti dal laudano, depressi, rockettari e poi orde di fate fissate con i tacchi a spillo o con gli anfibi e amenità di questo tipo... male, l'ho vissuta molto male!

Dalla quarta di copertina: Kalix ha diciassette anni ed è una ragazza ribelle, una ragazza lupo. Ricchissima e nobile, ultima discendente della più antica dinastia di licantropi scozzesi, i MacRinnalch, ha trasgredito le regole della famiglia innamorandosi di Gawain, giovane lupo mannaro di umili origini, e adesso si nasconde, inseguita dai sicari, tra le strade di Londra. Vestita di stracci e magrissima ai limiti dell'anoressia, per tenersi su sorseggia del laudano da cui ormai è dipendente. Certa di aver tagliato per sempre i ponti con la sua famiglia, Kalix si troverà suo malgrado coinvolta nella lotta per la successione alla reggia dei MacRinnalch, circondata da una serie di personaggi stravaganti: sua sorella, una stilista di tendenza dotata di poteri magici, le cugine, dissolute musiciste della scena punk londinese, e due giovani umani, studenti universitari, che si prenderanno cura di lei, ammaliati fin dal primo istante da questa creatura straordinaria. Ambiziosi, romantici e ribelli, i giovani licantropi di Martin Millar si muovono con scaltrezza in una società contemporanea, ricca di conflitti, e proprio come i ragazzi di oggi dimostrano di aver capito il valore assoluto dell'amicizia e della solidarietà oltre ogni altra cosa.

Ora, a parte il mio piccolo problema iniziale, quello che non mi è piaciuto del libro è che, pur ammettendo che si tratti di un libro che ispiri all'ironia, evidentemente Millar usa una tecnica a me sconosciuta perchè, personalmente, non l'ho capita. O forse è mancanza di senso dell'umorismo, potrebbe essere...
Sta di fatto che il libro, che si prende molto sul serio per essere un testo giocoso, non ingrana mai davvero. Si è sempre nell'attesa che qualcosa di sensato accada, e fidatevi che ci ho sperato con tutta me stessa. Fino all'ultima pagina che ha definitivamente messo una pietra sopra le mie speranze.
Il libro mi è risultato irritante, non in grado di suscitare ilarità, figuriamoci una qualche emozione. I personaggi "macchietta", dalla fata potentissima fissata col guardaroba, all'erede licantropo dalle tendenze drag queen, la licantropa darkettona depressa con manie suicide (si tagliuzzava quando le finiva il laudano) onestamente non fanno ridere, fanno un pò pena.
Anche perchè Millar non ha una grande varietà di soluzioni per definire lo spessore di questa manica di matti, anzi, ripete ossessivamente sempre le stesse frasi quando parla di loro, e la psicologia non sa neppure cosa sia.
E che dire della trama?? Effettivamente, qual è il nocciolo della trama? Per buona parte del libro si ha l'impressione che tutto dipenda da Kalix, la depressa, ma poi in realtà il nodo della storia è più complesso e il fatto che per 100 pagine Millar ci ha torturati con la "specialità" di Kalix in tutta la vicenda, non aiuta ad accettare meglio il cambio di prospettiva. Perchè poi, che ruolo eccezionale gioca lei???
Millar rimane sempre in bilico tra estrema "presa sul serio" della storia ed estrema leggerezza con una inevitabile mancanza di identità precisa: che libro è Ragazze Lupo? Un testo che ironizza sul genere come Pratchett?? Magari! Pratchett è coerente e tiene lo stesso registro per tutti il libro mentre Millar no. A tratti crede, e vuol fare credere, di essere alle prese con un testo d'azione a tratti un pò drammatico, altre volte si sposta su una leggerezza davvero inconciliabile col resto.
Registri diversi, quindi, che non permettono di inquadrare l'identità di questo libro. E, personalmente, se non capisco con cosa ho a che fare, non riesco ad apprezzarlo.
Altra nota ingannevole, secondo me: la copertina. Bellissima, evoca mistero, atmosfere gotiche e segreti da svelare. Ma non era meglio una copertina un pò meno "che se la tira", visto che dentro non c'è l'ombra di quegli elementi lì???

Vabbè, credo di aver detto tutto :P
Ah no, ancora una cosa, sto leggendo in questi giorni Estasia 3...

lunedì 18 maggio 2009

Il Silenzio di Lenth- recensione


Sono mesi un pò turbolenti in cui ho scoperto una cosa terribile: non sono più multitasking!!! Non so nè come nè dove io abbia smarrito la capacità tutta femminile di fare 200 cose insieme, ora mi trovo a non riuscire nemmeno a concialiare le ore di lavoro con il tempo per un buon libro!! Tempo un anno e sarò come i maschietti: una cosa per volta, plis, sennò mi perdo i pezzi...
Vabbè, battute sceme a parte, ho fatto un sacco di cose fantasy in questo periodo e spero davvero di riuscire a recuperare il tempo perduto, prima o poi. Io mi impegnerò, promesso!
---------------------------------------------------------------------------------

Una delle cose che sono riuscita a fare, complice le ore passate sui mezzi pubblici e complice la gradevole lettura, è iniziare e finire l'opera prima di Luca Centi Pizzutilli che i frequentatori di questo blog conoscono come LucaCp. Considero Luca un amico e questo rende il mio punto di vista sicuramente di parte ma l'obiettività, caro Luca, Mirtilla non la perde nemmeno in questa occasione, quindi... siediti e stai tranquillo!!

La storia come da quarta di copertina:
Sono passate ore da quando Hertha del clan Fyerno e Kaas, il Sommo Sacerdote di Lenth, hanno intrapreso quel sentiero scosceso. La fatica li ha quasi sopraffatti; non possono permettersi di restare in quel luogo, quello è l'Esterno, abitato da creature malefiche contro cui i loro incantesimi non possono nulla. Sulla via del ritorno, però, hanno sentito in lontananza il pianto di un neonato e sono accorsi a salvarlo. Per Hertha, che fin da giovane non ha dimostrato di possedere le doti per diventare mago, il segno sulla fronte del piccolo non è che una macchia scura, ma Kaas lo ha subito riconosciuto: quello è un frigie, un simbolo magico, e il neonato è l'Eletto, l'incarnazione di Kexan, il dio che lui e la sua gente hanno temuto e odiato, e che pensavano sconfitto per sempre. Dopo aver fatto ritorno al villaggio, il Sommo Sacerdote mostra il fanciullo ai dieci del Consiglio Dominante e tutti si mostrano sconcertati e impauriti. Il bambino-dio deve essere eliminato. Ma grazie a uno stratagemma Kaas riesce a mantenere in vita il piccolo, a cui ha dato il nome Windaw. Una visione notturna, infatti, gli ha mostrato l'imminente invasione delle loro terre per mano dei terribili stregoni di Tarass, che solo la forza divina dell'Eletto può fermare. Sarà lui a custodire la Pietra Alchemica che i malvagi stanno cercando e a riportare la pace e il silenzio nella verde Terra di Lenth.

In verità questa quarta di copertina non è proprio esaustiva, perchè la storia non parte da Lenth e fidatevi che non è un dettaglio di poco conto e perchè, per come appare da qui, si tratta della solita storiella col fanciullo dal nobile destino scritto nelle profezie che, in un momento della sua vita coincidente col passaggio dalla fanciullezza all'età adulta, si imbarca nell'impresa della sua vita con l'amata al fianco.
Bhè, è vero che una profezia c'è, è vero che un destino molto particolare per il protagonista Windaw c'è, ed è pure vero che l'età adulta arriverà con forza traumatica nella vita di Windaw. Ma il libro offre degli spunti molto interessanti pur partendo da un sostrato fantasy già noto.

Cosa mi è piaciuto del libro? Il Silenzio di Lenth mi ha dato subito l'impressione di un romanzo con un chiaro
obiettivo in testa: l'autore sa precisamente dove andare a parare e fa in modo di condurci precisamente dove vuole lui. Ciò influisce anche col ritmo complessivo del libro che, tolta una prima parte un pò convulsa di cui dirò poi, scorre bene in un'alternanza di punti di vista e di situazioni che contribuisce a coinvolgere il lettore.
Il pregio del Silenzio è il porre molta cura alla trama, ovviamente, ma anche al tratteggio dell'ambientazione, della cultura di Lenth, con quel sistema di valori e di "credenze" che influiscono pesantemente sull'agire delle persone e che determinano conseguenze importanti nella gestione complessiva di un intreccio. Centi attinge a piene mani alle caratteristiche di genere (ma perchè li chiami maghi se sono più sacerdoti che maghi??), ma riesce a mescolare il tutto creando una trama originale con un intreccio capace di rovesciare, nel finale, tutto quello che si dava per assodato, e capace, soprattutto, di tenere alta l'attenzione del lettore.

Mi è piaciuto molto, inoltre, il modo di intendere la divinità. Di dei nei libri fantasy e fantastici ce n'è sempre una varietà estremamente variegata, da quelli che non interferiscono ma sono presenti nella cultura del popolo, quelli che forse ci sono forse no, quelli che usano la razza umana come terreno di scontro... e a Lenth ci sono anche quelli che fanno ben di peggio, e non dico altro sennò spoilero! E poi lo stile, bello asciutto e non troppo arzigogolato, precisamente come piace a me!
Oh, ma allora è perfetto questo libro?

Bhè no, a mio parere su qualcosa il Silenzio di Lenth un pò scivola.

La parte iniziale, ad esempio, diciamo le prime 50-60 pagine, sono molto convulse poichè giocate in rapidissima successione, sull'alternarsi del sonno veglia, realtà-sogno, di ben 4 personaggi. Devo ammettere che in certi passaggi per capire se si trattasse di sogni o eventi reali, ho dovuto rileggere. Forse, come apertura di un libro, per non far confondere il lettore o peggio, per non farlo scoraggiare, avrei optato per uno svolgimento narrativo meno sincopato. Ma si tratta di un gusto mio, eh.
Altro nodo, la caratterizzazione, anche psicologica, dei personaggi. Ho avuto spesso l'impressione che l'autore usasse i personaggi per mandare avanti la storia, preponendo lo svolgimento della vicenda ai suoi attori. Con molta dell'attenzione messa sulla trama e sulla sua coerenza, i personaggi sono "scivolati" in secondo piano, tanto che emotivamente parlando essi non mi hanno coinvolto moltissimo, certo non al pari dal coinvolgimento che è stato capace di creare l'autore a livello di storia. Persino le morti, non poche, che costellano il libro, mi sono apparse "mali necessari" da archiviare per andare avanti e al di là di un pò di sconcerto per la prematura dipartita, non è che ci sia stato altro.

Insomma, lo consiglio o no questo libro? Ovviamente si! C'è un pò di fantasy classica, c'è l'avventura, c'è il mistero, c'è l'essere umano alle prese con il disvelamento del sè e del proprio ruolo nel destino del mondo, e, soprattutto, c'è una vera ambientazione che non è sempre così scontata come cosa. E' un libro di esordio e, come tale, qualche ingenuità ce l'ha (vedi sopra) ma, nel complesso, è una lettura che avvince , che tiene alto l'interesse del lettore, e che dimostra come elementi ricorrenti di genere non portino inevitabilmente verso storie che si somigliano tutte.
A mio modesto parere, Il silenzio di Lenth si colloca molto meglio di decine di altri titoli d'esordio nel panorama del giovane fantasy nostrano. Ora non vi resta che provare così mi dite cosa ne pensate!