giovedì 28 agosto 2008

Caccia alla citazione/9


Pensavate che con l'estate mi fossi scordata delle amate citazioni, eh?? Invece no!

Questa di oggi mi è stata suggerita da Fed che quindi, mi spiace amica, è fuori dalla competizione (che si vede che mi sono sciroppata tutte le Olimpiadi???)

Da che libro e tratto questo brano e in che occasione viene pronunciato? Suvvia, non è difficile!!

"lei crede nell'anima?" Non era quella, la domanda che aveva pensato di fare, e lo sorprese sentire la propria voce che la formulava. Voleva chiedere qualcosa di meno diretto, ma infondo non c'era niente di meno diretto di così.
"Dipende. Ai miei tempi era tutto organizzato. Quando morivi ti mettevi in fila e rispondevi per le buone e per le cattive azioni,
e se il peso delle cattive azioni superava di una piuma il peso di quelle buone gettavamo la tua anima e il tuo cuore in pasto ad Ammet, il Mangiatore delle Anime."

"Deve aver mangiato un sacco."
"Non tanto come potresti pensare. Era una piuma molto pesante. Ce l'eravamo fatta fare apposta. Dovevi essere stato davvero malvagio per far muovere la bilancia. Fermati qui al benzinaio. Riempiamo il serbatoio."


Aggiornamento: Imp ha indovinato la citazione! (Fed, la prossima volta dobbiamo sceglierla più cattiva, che qui sono tutti troooppo bravi ^__-) Il libro è American Gods di Gaiman e il brano è uno dei dialoghi tra Jaquel-Anubi e Shadow. Bravo Imp!

martedì 26 agosto 2008

Il Principe Caspian secondo l'Avvenire


Come promesso, ho fatto un salto dalle parti dell'Avvenire alla ricerca della recensione di Francesco Bolzoni su Narnia e il Principe Caspian. Capirete che dopo l'enorme prestazione sostenuta per il Cavaliere Oscuro, le mie aspettative erano alte...


Che ne dite, stavolta il film l'ha visto??
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«Narnia 2», la carica del kolossal positivo

La pellicola prosegue sulla strada «fantasy» già tracciata dal primo episodio. Ma la storia, tra buoni sentimenti e scontri epici, non è adatta ai più piccoli.
DI FRANCESCO BOLZONI

C’ erano una volta quattro bambini – Peter, Susan, Edmund e Lucy – che scoprirono una porta segreta. L’at­traversarono e si trovarono a Nar­nia, una terra resa gelida dalla per­fida Regina bianca. Aiutati da un generoso Leone, Aslan, spinsero la gente di Narnia a ribellarsi e a im­prigionarla riportando la luce e il sole sulla loro terra su cui regnerà per tredici anni Peter. Poi, dato che ogni favola deve pure finire, i fra­telli Pervensie fecero ritorno nel nostro mondo dal quale, grazie al suono di un corno fatato, sono ri­chiamati adesso dal principe Ca­spian. Sia nel primo episodio del­la saga intitolato Il leone, la strega e l’armadio, sia in questo Il princi­pe Caspian ( nelle sale da oggi) il regista Andrew Adamson, fonde bene fantasia e realtà.

Le prime scene del film, come del resto e le ultime, sono di carattere realistico. Vediamo un gruppo di studenti pronti a prendere il treno che li porterà a scuola. Il treno cor­re a velocità folle e sparendo apre un passaggio che porterà i Per­vensie su una spiaggia di Narnia circondata da montagne, foreste e ruderi. ( Gli esterni del film sono stati realizzati in Nuova Zelanda e gli interni negli studi di Praga). I Pervensie vivranno molte avven­ture per riportare sul trono Ca­spian, spodestato dal perfido lord Miraz ( un quasi irriconoscibile Sergio Castellino al cui fianco re­cita Pierfrancesco Favino).

Mai lo scrittore cristiano Clive Sta­ples Lewis (1898-1963), che inse- gnò a Oxford letteratura specializ­zandosi in studi sul Medioevo con­siderati eccellenti, avrebbe imma­ginato che da uno dei sette libri da lui scritti per i bambini, appunto Le cronache di Narnia, gli sarebbe de­rivata tanta fama postuma. Confi­dava piuttosto nei romanzi e nei testi di apologetica cristiana che ormai solo gli specialisti studiano. Più godibile è l’ironico e insieme perturbante Le lettere di Berlicche dove si immagina che un diavolo insegni al ni­pote come impadronir­si delle anime.

Nel corso della favola i Pervensie incontreran­no un nano e, dopo di lui, uomini, minotauri, topi con tanto di spadi­no e altri animali parlanti che si muovono con estrema naturalez­za (tra loro il saggio Leone Aslan , amico del cuore della piccola Lucy) e sfideranno l’esercito di lord Mi­raz e altre compagnie di ventura a­vendone alla fine vittoria. Adam­son, grazie a una squadra di spe­cialisti nel digitale e di truccatori e al suo in­gegno, mette insieme scene di molta sugge­stione spettacolare ( la massa d’acqua che si ri­versa sui soldati che stanno attraversando un fiume, le battaglie sempre ben coordina­te, ecc.).

Con un film dal ritmo incalzante, il regista si districa a meraviglia nel genere 'fantasy' più adatto forse ai ragazzi che si pos­sono identificare con i protagoni­sti che ai bambini. Ma lo vedono con piacere anche gli adulti ac­cettando quella sorta di omaggio a Lewis che è il perdono a lord Mi­raz, suo figlio e la moglie che pos­sono allontanarsi indisturbati da Narnia, precedendo i molto addo­lorati fratelli Pervensie. Eccoli di nuovo i nostri piccoli eroi sul mar­ciapiede del binario dove passerà il treno che li porterà a scuola.



Hem.... forse il film l'avrà pure visto ma....ma.... ma davvero è questa la recensione di Narnia da parte di un redattore dell'Avvenire???

- Ma la storia, tra buoni sentimenti e scontri epici, non è adatta ai più piccoli. (cut) Con un film dal ritmo incalzante, il regista si districa a meraviglia nel genere 'fantasy' più adatto forse ai ragazzi che si pos­sono identificare con i protagoni­sti che ai bambini. Ah si? Non è una storia per bambini? Non c'è un goccio di sangue che sia uno, ci sono decine di buffi animali parlanti e la protagonista vera è la piccola e saggia Lucy.

- I Pervensie vivranno molte avven­ture per riportare sul trono Ca­spian, spodestato dal perfido lord Miraz.
All'inizio pensavo che fosse un errore di battitura ma vista la ripetizione multipla dell'errore, direi che Bolzoni ha toppato con cognizione di causa: PeRvensie??? PeRvensie??? Ma si chiamano Pevensie!!

- Nel corso della favola i Pervensie incontreran­no un nano e, dopo di lui, uomini, minotauri, topi con tanto di spadi­no e altri animali parlanti che si muovono con estrema naturalez­za (tra loro il saggio Leone Aslan , amico del cuore della piccola Lucy). Notate lo stile ricco di pathos, i termini precisi e le identificazioni calzanti dei personaggi. Lo sanno tutti che Aslan è solo l'amichetto peloso di Lucy, eccerto...

- Ma lo vedono con piacere anche gli adulti ac­cettando quella sorta di omaggio a Lewis che è il perdono a lord Mi­raz, suo figlio e la moglie che pos­sono allontanarsi indisturbati da Narnia, precedendo i molto addo­lorati fratelli Pervensie. A parte l'italiano, evidentemente accessorio, ma non è Miraz ad allontanarsi volontariamente da Narnia alla fine, è il suo generale! Spoiler Miraz è bello che morto in combattimento!!
(Mi accorgo, ad una seconda lettura, che la frase di Bolzoni potrebbe non voler dire che anche Miraz lascia Narnia ma ahimè, la punteggiatura e il senso complessivo della frase, non mi aiutano a capire. Voi che dite?)

Possiamo affermare che anche stavolta non siamo rimasti delusi, Bolzoni forse qualche pezzo di Narnia l'ha pure visto ma da qui ad aver trasmesso il senso vero del film ce ne passa. Mi aspettavo un lavoretto un pò più accurato visto l'ampio sostegno ecclesiastico alla pellicola, ma tant'è. ^_^

lunedì 25 agosto 2008

Le cronache di Narnia: il Principe Caspian- Recensione


E dopo due splendide e familiari settimane in terra di abruzzo, tra feste, sagre e coccole di mamma, eccomi di ritorno. Più serena, sufficientemente riposata e con tre chili di troppo. bhè, poteva andare peggio...

Di cose fantasy in questo periodo ne ho fatta qualcuna anche se non ho avuto modo di scriverlo per via di una connessione pressocchè inesistente: ho letto Il nome del vento (non ne vado fiera, ma per prendere sonno la sera, ho letto anche Crypto di Brown... non avevo altro sotto mano, giuro!!!!!!!), poi ho visto Hellboy2 al cinema e ieri sera ho visto anche Narnia e il Principe Caspian.

Iniziamo dall'ultima cosa fatta: Narnia al cinema.

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Le Cronache di Narnia: il Principe Caspian è un film molto diverso da Il Leone, la strega e l'armadio, il primo capitolo che ha fatto conoscere i fratelli Pevensie agli spettatori di mezzo mondo.
Narnia è cambiata da allora, sono trascorsi ben 1300 anni, e le cose non vanno un gran che bene. Dopo la contemporanea scomparsa dei due re e le due regine nonchè di Aslan, Narnia è caduta vittima degli umani di Telmar che hanno pensato bene di sterminare l'antico popolo di fauni, gnomi e creature fantastiche a vantaggio di un mondo più grigio ma, soprattutto, senza fede.
Sul trono di Telmar siede un giovane, il principe Caspian, orfano di padre. Quando lo zio di Caspian diventa padre di un maschietto, il trono si fa pericoloso per il ragazzo, costretto a fuggire da Telmar per trovare rifugio nei boschi. Qui Caspian, braccato dai soldati dello zio, suona il corno magico di Susan che richiama istantaneamente i 4 Pevensie a Narnia. Da qui in poi, saranno battaglie per la riconquista del trono di Telmar per Caspian, duelli e amare delusioni per coloro che tentano di affrontare il loro destino senza Aslan. Solo Lucy ed Edmund, i più piccoli tra i Pevensie, mostrano una fede assoluta nel leone anche in sua assenza. Solo l'innocente Lucy, forte della sua fiducia in lui, riesce a vedere di nuovo Aslan e correre, con lui, in soccorso dei fratelli in guerra. In un finale a metà tra la battaglia degli Ent e del fosso di Helm di tolkeniana memoria, la storia trova finalmente il suo lieto epilogo.

Lo sguardo fiabesco e fantastico con cui ci è stata rivelata Narnia nel primo film, viene sostituito da un'approccio più realistico, più vero, molto vicino all'impatto visivo che Jackson diede anche al Signore degli anelli. Ambienti mozzafiato ma spogliati del "fiabesco", inquadrature rapide, movimentate, rendono più realistici gli scontri ma tolgono un pò di quell'incanto, dello stupore, provato davanti alla prima Narnia. Ma, anche se personalmente non avrei stravolto così tanto l'atmosfera del primo film, si tratta di una scelta coerente con
una terra agitata dalle lotte e con personaggi più maturi.
Gli effetti speciali sono perfettamente integrati in un mondo di questo tipo, curati ma non eccessivi, sottoposti alle esigenze narrative e non il contrario (il Signore del Fiume è spettacolare!).

La recitazione dei nostri 4+1 re e regine non è il massimo. Caspian è un tantino inespressivo come pure il frangiuto Peter, Susan passa tutto il film a mostrare i carnosi labbroni, Edmund è capitato sul set per caso, mentre Lucy si salva. I migliori? Due italiani, Sergio Castellitto, nei panni di Miraz, lo malvagio di Caspian e Pierfrancesco Favino, suo generale.
Credo che sia la prima volta che un attore impegnato come Castellitto si cimenti nel fantasy e ho idea che alla fine sia sia anche divertito a calarsi nei panni di un cattivone alle prese con topi spadaccini, fauni, minotauri e alberi che camminano. E' stato molto convincente, fiero, altero, con uno sguardo penetrante e solido. Insomma, uno di quesi cattivi che fa sfigurare quella banda di buoni che aveva come nemici....

E la religione?
Come tutti sanno Lewis, l'autore dei libro di Narnia, con la sua opera ha offerto ai bambini una versione fantastica della bibbia. Non è difficile rintracciare elementi cattolici nei libri e nel primo film trovare in Aslan, tradito da Edmund, ucciso dalla Strega Bianca, risorto dalla morte e poi strumento del perdono di Edmund, l'analogia con Cristo non era difficilissimo.
In Caspian le tracce religiose ci sono comunque, semplicemente perchè sono parti strutturali del libro, ma vanno lette in controluce. Narnia ha perso i Re e le regine e pure Aslan e gli esseri umani, privi di guide, hanno perso la fede commettendo brutture come lo sterminio delle vecchie creature di Narnia. Non credendo più nell'esistenza di Aslan, hanno iniziato a camminare su una strada oscura.
Tra i 4 Pevensie, solo i più piccoli credono in Aslan senza vederlo, solo gli innocenti hanno la vera fede mentre Susan e Peter dubitano del leone e del suo intervento salvo rivolgersi a lui alla fine, nella disperazione. Peter si lancia all'assalto di Telmar al grido "Per narnia!" ovvero in nome degli uomini, della forza e della vendetta umana, ma alla fine si lancerà sul nemico al grdio "Per Aslan!" ed è allora che vedrà la vittoria.
Peter e Susan non torneranno più a Narnia proprio per questi motivi, perchè hanno imparato tutto quello che potevano imparare a Narnia: qui hanno conosciuto l'arroganza, la mancanza di fede, l'umiliazione e il riconoscimento postumo della fede in Aslan. Hanno imparato che l'uomo senza fede non può farcela ed ora possono vivere nel loro mondo come uomini e donne adulte. Non è mica un caso che i prelati del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e dalla Filmoteca Vaticana abbiano espresso all’unanimità consensi positivi su questo film...
E ora il mitico Bolzoni dell'Avvenire, che dirà? Io lo so perchè la rece è già uscita, ma ne parleremo in seguito!


In complesso, come valutare Narnia versione Caspian? Una pellicola godibile (ma io preferisco Il Leone, la Strega e L'armadio), che fa passare in fretta le due ore e passa di proiezione, ma con diverse lacune nelle prestazioni degli attori più giovani, nei dialoghi e nel ritmo di alcune parti (duello finale: ma come è saltato in mente al regista e agli sceneggiatori, di metterci il timeout chiamabile dai contendenti? Ma non era un duello all'ultimo sangue?? Addio pathos del momento!).
Le musiche, perfette quelle di Narnia1, vengono qui riprese in toto (che fantasia!) salvo che per le scene di alcuni combattimenti. Un pò di delusione questa cosa me l'ha lasciata perchè va bene mantenere lo stesso tema del primo, ma qualche variazione ci stava pure bene...

Dimenticavo, hanno cambiato il doppiatore italiano di Aslan, non più Omar Sharif ma Alessandro Rossi, MENO MALE!!!!

Spoilerino: la presunta storia di amore tra Caspian e Susan potevano risparmiarsela, non c'entra un bel nulla nè col libro, nè col film!


martedì 12 agosto 2008

Jonathan Strange e il signor Norrell


Non sono sparita, tranquilli!! Da domenica sono ufficialmente n ferie nel mio paesello abruzzese in cui la rete umts TRE non arriva e quindi connettermi in modo regolare sarà un'impresa.
Portate pazienza e fate anche voi delle belle e rilassanti vacanze!!

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Il libro della Clarke è una noia. Una noia mostruosa. Di norma i libri che non apprezzo mi irritano, mi stancano, mi deludono, ma davvero raramente mi fanno sbadigliare. Jonathan Strange e il signor Norrel della Clarke ci è riuscito benissimo.
La storia in breve:
All'inizio dell'Ottocento, della magia inglese rimangono quasi solo leggende come quella di Re Corvo, il grande mago capace di fondere la sapienza delle fate con la ragione umana. Ma dalle regioni del Nord un tempo visitate da elfi e folletti appare il signor Norrell, capace di far parlare le statue della cattedrale di York: la notizia sembra segnare il ritorno della magia in Inghilterra, e Norrell si trasferisce a Londra per offrire i suoi servizi magici al governo, impegnato nella guerra contro Napoleone. Ma una profezia parla di due maghi che faranno rinascere la magia inglese. Uno dei due maghi è Norrell. E l'altro chi è?
Jonathan Strange, ovviamente. Ma dietro la magia si celano non solo vittorie o grandi gesta, dietro la magia e il richiamo degli esseri fatati si cela il rischio più grave per l'uomo: la perdita della libertà e della goia. Non si scherza con gli esseri fatati perchè dietro ogni dono, si allunga cupa l'ombra della schiavitù e della vendetta
.

Devo ammettere che tutto quello che normalmente determina insoddisfazione da parte mia, nel libro della clarke c'è e pure in abbondanza. L'ambientazione è ben definita e ogni elemento “torna”, persino la magia di cui il libro non spiega mai la vera natura e la vera portata, è coerente con una inghilterra magica che combatte napoleone e, contemporaneamente, accetta e convive con un passato/presente dominato dalle forze magiche provenienti dal Mondo Fatato. Anche lo stile della Clarke è molto interessante, uno stile da romanzo ottocentesco, ricco di discorsi indiretti, di “indignazione” e mai di rabbia, di maggiordomi e di ironia tipicamente inglese. Prima di abituarmi, ho avuto un attimo di sfasamento: ma sto leggendo Jane Austen o un libro fantastico??

Eppure, persino questo esperimento linguistico/stilistico non è fastidioso neppure la metà di quanto lo sono i personaggi.
Piatti. Strange e Norrel, pur nel tentativo di essere caratterizzati in modo diverso quanto a temperamento e ambizioni, risultano egualmente irritanti e incomprensibili. Qualcuno potrebbe dire che rientra nello stile british tenuto dalla Clarke in tutto il libro, ma arrivare a fine libro (quasi 900 pagine) nell'indifferenza più totale sulla fine di due personaggi (persino una loro dipartita congiunta sarebbe stata accolta con sollievo), non credo che sia normale. I romanzi dell'ottocento inglesi lasciano il segno, nel bene o nel male, quello della Clarke si ferma nel limbo.

Le figure femminili sono totalmente assenti, i sentimenti non esistono, perchè neppure il gesto final e di Strange è stato davvero ispirato dalla moglie, quanto piuttosto dal suo desiderio di spingersi lì dove i maghi britannici non si spingevano da 300 anni; mancano passioni e sentimenti mentre trionfa quel senso della “misura” che ha poco a che vedere col genere scelto dall'autrice, almeno per come intendo io il fantasy/fantastico.

Sono tratteggiati in modo decente, invece, gli esseri fatati nell'accezione non disneyana, ovvero di creature infide, pronte a distorcere qualsiasi accordo stretto con gli umani. Il modo con cui queste creature eterne trattano e considerano gli esseri viventi, la loro presunzione e il loro modo alieno di intendere la realtà, nonché il mondo di piattezza e disperazione nella quale sono costretti a vivere gli umani condotti nel regno fatato, sono resi molto bene e testimoniano una profonda conoscenza dei miti e delle leggende inglesi a riguardo.

Qua e là in rete qualcuno paragona il libro della Clarke alla saga di Harry Potter. Non so come si possa paragonare la Clarke alla Rowiling e le avventure di Harry Potter a quelle di Norrel e Strange. Davvero incomprensibile in base a quali parametri si possano mettere in rapporto analogico questi libri. Perchè c'è l'Inghilterra di mezzo? Bhè, ma allora mezza fantasy mondiale è come HP. Perchè l'autrice è donna ed è inglese? Discutibile.
Per l'accezione della magia? Ma non credo proprio. La magia della Clarke si rifà alla tradizione del regno fatato e delle creature meliziose e potenzialmente malevole che prestano le loro azioni a danno, raramente a vantaggio, degli uomini. E i fantasmi di Howgwords, i vari Accio bacchetta, e wingardium leviosa, cosa c'entrano con questo? Anche lo stile è diverssisssimo, ottocentesco vittoriano quello della Clarke, assolutamente contemporaneo quello della Rowling.

In estrema sintesi, non credo che comprerò l'eventuale seguito.
In compenso, convinta dai suggerimenti di alcuni di voi e dalla cronica mancanza di altri titoli da me desiderati nella amata libreria sotto casa, Il Nome del vento di Rothfuss.

mercoledì 6 agosto 2008

Il Cavaliere Oscuro secondo l'Avvenire


Il critico cinematografico dell'Avvenire Francesco Bolzoni è andato a vedere il Cavaliere Oscuro al cinema. Ne dà notizia anche Imp in questo post che ha ispirato direttamente quello che state leggendo.
Si, ha visto il Cavaliere Oscuro, ma quale versione rivista e corretta dello stesso, questo non lo so!

Leggete l'articolo del 23 luglio 2008, lo trovate sul sito nella versione pdf del giornale cartaceo: enjoy ^_^


L’ATTESO KOLOSSAL

Il secondo episodio diretto dal regista Christopher Nolan torna a enfatizzare la fragilità psicologica del
supereroe interpretato da Christian Bale alle prese con la malavita di Gotham City e con il Joker-Ledger

Il Batman più duro in Italia senza divieti
Da oggi in 640 sale il violento e spettacolare «Il cavaliere oscuro», vietato agli under 13 in Usa dove all’uscita con 158 milioni di dollari ha battuto il record di «Spider-Man 3»
DI FRANCESCO BOLZONI

A chi allude il regista Chri­stopher Nolan, tra i più abi­li tecnici della scuderia hol­lywoodiana, quando nel finale del suo ultimo film parla di 'cavaliere o­scuro', a proposito di un uomo sva­nito nel nulla? Non probabilmente al temibile Joker che, vomitando in­sulti sull’eroe di Gotham City, fino a pochi minuti prima avevamo visto penzolare da una corda – a testa in giù – attaccata a un grattacielo. E neppure al buon tenente che, sim­patico e aitante per gran parte del film, si trova alla fine la faccia detur­pata da un incendio e si incattivisce. Si tratta, allora, proprio di Batman (Christian Bale) nel film più violen­to, più crudele, più articolato nelle a­zioni e forse il più paradossale dei numerosi prodotti dedicati al per­sonaggio dei fumetti di Bob Kane.

Il quinto episodio della serie cine­matografica (ispirato stavolta so­prattutto alle tavole di Miller e Moo­re),

dell’uscita, è arrivato il parere della commissione censura: nessun di­vieto. Una decisione in controten­denza rispetto alla gran parte degli altri Paesi. Negli Stati Uniti (doveIl cavaliere oscuro, il secondo di­retto da Nolan, sarà da oggi in 640 sa­le italiane. E soltanto ieri, alla vigilia The Dark Knight con 158,4 milioni di dol­lari ha appena infranto il record di 151 milioni incassati l’anno scorso da Spider-Man 3 diventando la pel­licola che ha guadagnato di più nel weekend di uscita) il film ha infatti avuto, a causa della indiscutibile vio­lenza di alcune scene, il divieto ai minori di 13 anni, in Gran Bretagna quello ai 12, in Olanda ai 16, in Nor­vegia, Corea del Sud e Irlanda ai 15, mentre il Belgio ha scelto di appor­re il marchio «permesso ai bambi­ni ». L’Italia si affida evidentemente al buon senso degli adulti affinché valutino bene l’opportunità di far ve­dere questo duro, benché altamen­te spettacolare film, ai ragazzini.
Venendo al nostro supereroe targa­to Nolan, bisogna tener conto che, a differenza di altre figure dei fumet­ti, Batman non dispone di veri e pro­pri superpoteri. Con un’automobi­le di sua invenzione percorre i cieli della città che è tutto uno svettare di grattacieli, luminosa, e in ciò simile a Hong Kong dove Batman si trasfe­risce in missione per catturare il ca­po della mafia cinese che con quel­la italiana infesta Gotham City. La fragilità psicologica di Batman, già indagata da Nolan in Batman Be­gins, viene ulteriormente approfon­dita ora nel Cavaliere oscuro dove il nostro eroe se la deve vedere con po­tenti gruppi malavitosi. Il più temi­bile è quello guidato dal Joker, in­terpretato benissimo da Heath Led­ger, tragicamente morto lo scorso gennaio per un’overdose di farmaci. Oltre che dal Joker, la centralità un tempo goduta da Batman è condi­visa dal buon tenente prima che la sua faccia venga deformata. L’uffi- ciale infatti aveva scatenato guerra a oltranza al Joker e a Batman. Anche per questo il 'guardiano' di Gotham City si sente a disagio e chiede con­siglio al fedele maggiordomo (un bravo Michael Caine, in una parte più consistente del solito) e gli ordi­na di smantellare la centrale delle sue spedizioni.

Si sarà capito da quanto raccontato finora che gli ammazzamenti, spe­cie di poliziotti, la carambola di au­tomobili, gli incendi, le bombe che esplodono e altri eventi spaventosi che si incontrano solo al cinema non difettano di sicuro a Il cavaliere o­scuro
che sta segnando una clamo­rosa affermazione commerciale per il regista Nolan.


Letto? Bene. Ma che cavolo di recensione è?
Sorvolando sul titolo ad effetto (dunque è quella la vera notizia?), sullo stile molto da "favoletta raccontata ai bambini", nonchè sulle più di 10 righe passate a snocciolare l 'elenco dei paesi che lo hanno vietato ai minori, quello che ha visto il recensore è un altro film!!!

- neppure al buon tenente che, sim­patico e aitante per gran parte del film, si trova alla fine la faccia detur­pata da un incendio e si incattivisce. Ma è il procuratore a venire deturpato non il povero tenente! Si incattivisce? Un cane a cui levi la pappa si incattivisce, Due Facce si incazza da morire e quasi impazzisce!! Pare che stia a raccontare una favoletta... :(

- per catturare il ca­po della mafia cinese che con quel­la italiana infesta Gotham City- non è proprio il capo della mafia cinese quello che va a cercare Wayne, comunque è un dettaglio, via.

- C
on un’automobi­le di sua invenzione percorre i cieli della città che è tutto uno svettare di grattacieli, luminosa- ma la Batmobile non vola!!!! Fa di tutto ma volare non mi pare proprio...

Grazie Imp, mi sto ancora rotolando dalle risate!

martedì 5 agosto 2008

Generi e sottogeneri


Non sono molto abile ad interpretare la realtà mettendole delle etichette. Anche mettere i tag ai post e ai libri mi risulta ostico e si vede chiaramente dalla mia blogroll... (prima o poi toccherà metterci mano ^_- )

Immaginate la difficoltà di taggare in modo univoco i libri fantasy in base ai sottogeneri che, di giorno in giorno, si moltiplicano.

Se è vero che la definizione di generi, anche quelli letterari, e la riduzione della complessità delle cose è necessaria per "interpretare" con maggiore facilità il mare magnum di informazioni che ci circondano, dov'è il limite oltre il quale piuttosto che di facilitazione dell'interpretazione si passa alla complicazione della stessa?

Vada per la distinzione tra fantasy e fantastico (macroscopica e abbastanza agevole da effettuare), ma se solo volessimo addentraci nei sottogenri del fantasy, avremmo (fonte wikipedia, manca qualcosa e non mi pare precissisima) :

Fantasy Classico (o High Fantasy)
Heroic Fantasy
Sword and Sorcery
Fantasy comico
Fantasy romantico
Fantasy mitologico
Dark fantasy
Fantasy storico
Fantasy erotico
Fantasy per bambini e ragazzi
High fantasy storico
Low fantasy
Urban Fantasy

Siamo sicuri che arrovellarci nella ricerca di una definizione precisa per i libri fantasy che leggiamo sia poi così utile ai fini interpretativi del libro stesso?
Certo, essere consapevoli che si sta leggendo un libro fantasy o un libro fantastico è importante ed è comodo per avere previsioni di lettura e costruzione di aspettativa, ma sapere, ad esempio, che si sta leggendo un fantasy low o high, è dirimente oppure no per gustarlo e, poi, commentarlo?
Per che cosa, o per chi, invece, si tratta di un'operazione necessaria, questa della caccia all'appartenenza di genere?

Voi che ne pensate?

Per me le distinzioni più o meno valide sono:
fantastico, fantasy, urban fantasy. Quest'ultimo è essenzialmente diverso dal resto delle ambientazioni fantasy poichè non cambia solo qualche elemento (maghi si, maghi no, eroe solitario si, eroe solitario no, storia per ragazzi o per adulti), cambia TUTTO e quindi, se dire
"sto leggendo un high fantasy o un low fantasy" può non fare immediata differenza, dire "sto leggendo un urban fantasy" di differenza immediata, a livello di comprensione, ne fa eccome. IMHO.


lunedì 4 agosto 2008

Che leggo?


Titolo eloquente... ^_-

A breve dovrei aver finito il librone di Susanna Clarke (dovrò smettere di comprare i libri a peso, prima o poi) e quindi si porrà il problema di cosa leggere.
Prima che mi chiuda per ferie la libreria, prevedevo di scegliere tra:

1)
LunaMoonda, nuova fatica letteraria di Bruno Tognolini, papà di Lilim del Tramonto (letto e recensito).
Neonora, tecnopoli al centro del Mediterraneo, in un futuro non lontano. Gli uomini vivono sotto il controllo della Nuova Architettura Sociale, detta Nassa, che li abbraccia in una rete soffocante. Solo i ragazzi della banda Lunamoonda ne sono fuori, con la loro vita lieve e clandestina nella Tana sul mare, fra pesca, lavori, amori, musica e danza, guerra alta Nassa e razzie in città. Ma tutto sta per cambiare: c'è una ragazza che forse è più di ciò che sembra; c'è un raduno di bande dove accadono cose terribili; c'è una buia e potente minaccia che si prepara per loro, che a loro volta preparano in segreto qualcosa di potente. Fra scenari info, bio e nanotecno, fra cloni, ibridi, umani potenziati, santi mutanti, predoni d'organi e giganti del mare, in calette e scogliere d'incanto si snoda una storia intensa e travolgente, che parla in fondo di fiducia nel futuro, per quanto "biotecnomagico" sarà.

2)

L'arazzo delle anime perdute di Elaine Bergstrom, libro della collana Ravenloft (d&d)
Creazione antica quanto il Dominio di Ravenloft, l'Arazzo delle Anime Perdute possiede il potere di assorbire l'essenza delle creature malvagie che infestano i Reami dell'Oscurità. I custodi di tale artefatto del male, i Guardiani, sono dei monaci il cui numero si è assottigliato con il passare del tempo. Quando Jonathan, un giovane dotato di strani poteri magici allevato nel monastero, scopre il segreto dell'arazzo, il terrore più cupo si risveglia nei Reami Oscuri.

3)

Ragazze Lupo di Millar Martin.
Kalix ha diciassette anni ed è una ragazza ribelle, una ragazza lupo. Ricchissima e nobile, ultima discendente della più antica dinastia di licantropi scozzesi, i MacRinnalch, ha trasgredito le regole della famiglia innamorandosi di Gawain, giovane lupo mannaro di umili origini, e adesso si nasconde, inseguita dai sicari, tra le strade di Londra. Vestita di stracci e magrissima ai limiti dell'anoressia, per tenersi su sorseggia del laudano da cui ormai è dipendente. Certa di aver tagliato per sempre i ponti con la sua famiglia, Kalix si troverà suo malgrado coinvolta nella lotta per la successione alla reggia dei MacRinnalch, circondata da una serie di personaggi stravaganti: sua sorella, una stilista di tendenza dotata di poteri magici, le cugine, dissolute musiciste della scena punk londinese, e due giovani umani, studenti universitari, che si prenderanno cura di lei, ammaliati fin dal primo istante da questa creatura straordinaria. Ambiziosi, romantici e ribelli, i giovani licantropi di Martin Millar si muovono con scaltrezza in una società contemporanea, ricca di conflitti, e proprio come i ragazzi di oggi dimostrano di aver capito il valore assoluto dell'amicizia e della solidarietà oltre ogni altra cosa.

4) Altro, specificare...... suggerimenti? ^_^