Prima di iniziare a leggere PAN, bisogna fare
un’opera di bonifica mentale: se avete visto il cartone disney di Peter Pan o il film Hook- capitan uncino, SCORDATEVELI.
Se nei vostri ricordi il vispo Peter è un ragazzino vivace ma tutto sommato buono, che non ne vuole sapere di crescere e Wendy una dolce ragazzina con gli occhioni alla bambi per non parlare della simpatica e monella fata Campanellino, resettate tutto e preparatevi a una lettura che vi metterà alla prova.
Dimitri si cimenta in un’opera molto ambiziosa e provocatoria che recupera le
tradizioni pagane e mitiche della latinità e le mischia a quelle sciamaniche più classiche incastrando il tutto sull‘eterna, e mai risolta,
opposizione tra apollineo e dionisiaco, tra razionalità e istintualità, tra ordine e caos.
A Roma, oggi, accadono cose strane, segnali impercettibili di un equilibrio che si sta spezzando: una coppia di ragazzini viene aggredita e picchiata da una banda di pari età. Uno viene ammazzato, l’altro finisce all’ospedale con la schiena spezzata e le gambe paralizzate. E la città si agita, si scuote ma sono in pochi coloro che
vedono davvero, che non ignorano i segnali, per quanto impossibili. Ad esempio la giovane spazzina Giada o la meravigliosa Wendy, la prestigiatrice che tira fuori dal cilindro un coniglio che lei mai vi aveva messo. Qualcosa sta cambiando negli equilibri della realtà: Pan sta tornando.
Il Dio dello stupro e degli eccessi, il dio dei sensi e dell’abbandono euforico, sta radunando i suoi Bambini Perduti sull’Isolachenonc’è, pronto a tornare per dare battaglia nelle strade di Roma a Uncino, il dio Grayface,
colui che resta.E’ una lotta tra dei combattuta sul campo dell’umanità. Gli esseri umani, con la scomparsa degli dei pagani come PAN e con l'operato silenzioso di Uncino, hanno perso il senso del magico e del meraviglioso, a vantaggio di leggi e di religioni che hanno condannato gli istinti a peccati da evitare per avere salva l’anima. Pan vuole rendere all’uomo ciò che è dell’uomo, sconfiggendo chi si oppone all’istintualità a vantaggio di regole, rigore e controllo. Sono volti della stessa medaglia, Peter e Uncino. Se il primo scatena nell’uomo la follia dell’abbandono dei sensi e, con essa, la violenza anche armata, l’altro per reazione, si appella al conservatorismo chiudendo con ogni libertà civile.
Tra i due contendenti, si agitano decine di personaggi, su tutti la famiglia Cavaterrra Wendy Giovanni e Michele, tre fratelli diversissimi tra di loro che contribuiscono, in modo diverso, al ritorno di Pan. Michele su tutti, colui che la Madre Città Roma, ha eletto come suo sciamano. Alla fin dei giochi, è in mano ad un essere umano, a un ragazzo che vuole vendetta per il padre, che è affidato l’esito dello scontro tra gli dei. E che esito, direi.
E’ impressionante il modo con cui Dimitri fa quadrare il cerchio pur mettendo tanta carne al fuoco. Parla di
dei, di
religiosità e
paganesimo, di
sensualità e di
carnalità, e butta dentro persino
Barrie, colui che per primo mise su carta la storia di Peter Pan. La trovata narrativa con cui spiega perché Barrie avrebbe scritto di Peter e Uncino è assolutamente affascinante. Ad un dio cosa serve per essere tale? I fedeli, ma se questi dei vengono incastrati per l’eternità in una Storia fantastica che li condanna d essere visti come favole, cosa resta di loro? La risposta a questa domanda non posso darvela perché è il succo di tutto il libro!!
Pan di Dimitri è un
libro affascinante, da leggere e rileggere, costellato di richiami e di significati nascosti dietro ogni elemento tirato in ballo, ma non è possibile ridurre il tutto al solito “libro con diversi livelli di lettura”. I diversi livelli di lettura, di norma, sono “isolabili”, definibili, mentre in Pan questa è un’operazione complessa. La storia dei tre Cavaterra non è parallela a quella di Pan e Uncino, il ritorno di Peter non simboleggia semplicemente il dio PAN.
I Cavaterra SONO la storia e Peter E’ Pan. Anche lo svolgimento narrativo del testo, rispecchia la teoria di Dimitri sui tre aspetti della realtà,
Carne,
Incanto e
Spirito.
Non sono
mondi paralleli gli uni agli altri, realtà, magico e spiritualità
SONO pienamente
l’uno nell’altro e il passaggio fluido tra essi è il cuore di tutta la vicenda. Basta saper dove guardare, credere alla meraviglia e il gioco è fatto. (se volete sapere qualcosa di più su questa parte, fate un salto sul blog di
Coubert, lui è stato più dettagliato di me)
MAHo da fare solo due notazioni e la prima si porta dietro anche un po’ la spiegazione della seconda.
L’autore Dimitri sa tante cose e usa PAN per mostrare al mondo le sue conoscenze, di più, le sue credenze. Questo si traduce nella presenza costante e a volte pesante dell’autore nel libro.
Dimitri non sparisce dietro il testo, non lascia parlare i suoi personaggi che, per questo motivo, sono a che poco “trascinanti”. Talmente focalizzato sull’ammonimento e sulla critica al mondo di oggi, talmente desideroso di fornire la sua risposta alla perdita del senso del magico nelle cose, finiscce per assumere spesso il tono da “maestro” (in un caso è proprio smaccato l’ammonimento al pubblico) con improvvisa e fastidiosa interruzione della finzione letteraria.
Proprio questa tendenza, fa si che i personaggi siano si, ben caratterizzati, Temidoro è semplicemente un mito, ma PAN è un fantasma. E’ solo un’idea, un concetto, persino quando compare nella Carne riapparendo al mondo. Immagino che cosa sia stata voluta. Non mostrare i sentimenti di Peter, non scendere nei suoi pensieri, renderlo “alieno” e distante da tutto se non dalle orge e dalla violenza esasperata, è il modo con cui Dimitri rende la deità e la sua tendenza a “ignorare” gli esseri umani e le loro preoccupazioni, ma un minimo di caratterizzazione in più avrebbe reso PAN un “personaggio” oltre che un simbolo, cosa utile in un romanzo.