martedì 24 febbraio 2009

Martin 1.0


Leggo oggi su Fantasy Magazine che l'amato/odiato Martin sul suo blog ha fatto qualche precisazione in merito alle continue proteste dei fan sui tempi di scrittura di A Dance with Dragons, quinto volume della pachidermica saga delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco.

Essenzialmente Martin non ne vuole sapere di fare previsioni sulla data di conclusione e usicta del romanzo, semplicemente perchè non ha potere di preveggenza e rischia di sbagliare. Già in passato ha dato notizie rivelatesi inattendibili e, no, non ha mentito ai lettori, semplicemente si è sbagliato.
E' stanco di essere aggredito dai fan che, ad ogni data disattesa, protestano pubblicamente magari proprio sul blog e poi dice qualcosa riassumibile con questa frase:
"Non intende comunque entrare nello specifico, a suo giudizio parlare di un’opera nel corso della sua realizzazione non aiuta mai. L’arte non è una democrazia, e si tratta di problemi che deve risolvere lui stesso."

Ora, al di là della discutibilità di una simile affermazione, parlando in altra sede con Fed di questa notizia, ho maturato qualche considerazione:

a) gli autori che diventano famosi si dimenticano di quando i fan erano necessari e li fanno diventare un problema

b) che la professionalità è merce sempre più rara

c) che le mancanze vanno sempre gentilmente declinate

d) che forse chi non è pronto in rete a dialogare davvero, è meglio che non lo faccia

e) che troppo spesso il web autorizza lettori e fan a dimenticare l'educazione (ma forse sono persone maleducate anche off line)

Detto ciò, quello che non capisco di Martin è dove voglia andare a parare quando ha di queste uscite. Che sia lento si sa, che abbia creato un'opera monumentale in cui ora si è un pò aggrovigliato, si può presumere. Che sia un tipo dai nervi facili, e che abbia certo fan un pò esagitati, anche questo è abbastanza chiaro.

Ma non è contento di questo? Sarebbe più felice di vedere di non aver regalato emozioni, di vendere tre copie in croce nell'indifferenza più totale? Non posso pensare che il senso di asfissia dato da un centinaio di persone che chiedono da un paio di anni di avere un'informazione un pò più certa, sia così gravemente pernicioso per un genio come Martin.
A meno che detti fan non organizzino picchetti di protesta sotto casa sua, rendendogli impossibile anche andare a fare la spesa. Di norma chi si sente braccato, sa inconsciamente di avere qualche torto...


Comunque, per quanto mi riguarda, ciò che è veramente irritante di Martin è che mi ammazzi sempre i personaggi preferiti o me li mutili in modo irreparabile! Quanto al resto, senza di lui sopravvivo uguale.

lunedì 23 febbraio 2009

Hancock


Qualche giorno fa io e Rob abbiamo visto un film che ci ha lasciati un pò spiazzati. Fortuna che non ci abbiamo speso una lira per vederlo, nemmeno i dindi del noleggio...insomma, avete capito...

Trattasi di Hancock, il film più senza capo nè coda che io abbia mai visto.

Ne avevo solo un vago ricordo attraverso i fotogrammi di qualche trailer che mi era capitato di vedere in occasione dell'uscita e ricordo che l'idea di un supereroe un pò diverso, un pò scostumato, non mi era dispiaciuta.
Ritiro tutto, vostro onore.


E' un film sconclusionato, che non ha deciso cosa essere, se una pellicola di azione, drammatica o di avventura, gli attori sono improvvisamente regrediti allo stato di debuttanti al primo ciak, e la trama risulta poco coerente e assolutamente non coinvolgente. Vorrei davvero dire qualcosa di più, ma è praticamente impossbile.

Tutto inizia e finisce in Hancock, potenzialemente un bell'antieroe, praticamente un disadattato con una pseudo storia difficile alle spalle, che scopre di non essere l'unico della sua specie. E' stato creato per accompagnarsi a una donna della sua razza ma, per renderli più mortali, un misterioso creatore ha deciso che, più stanno vicini, e più perdono poteri fino alla morte. Perciò i poverini, sono millenni che si lasciano, si ritrovano, vengono condannati e perseguitati dalle varie società, sacrificandosi di volta in volta l'uno per l'altra affinchè l'altro viva.
Domanda: ma perchè crearli forzutissimi e eterni ma crearli _in coppia_ sicchè stando vicini si indeboliscono?? Cioè, perchè??? Dice la donna: "per renderci più umani, capaci di vivere emozioni".
L'intento è nobile, il risultato è esilarante.
Il tutto viene narrato in modo molto asettico e affastellato, con progressioni narrative degne di un centometrista e con coerenza prossima allo zero.

Gli attori, ahimè, si saranno anche divertiti a fare film un pò diverso dal loro ultimo trend, ma sono davvero fuori parte. Charlize, darling, è un film leggero, non è Via Col Vento, sciogliti un pò! Per non parlare di Smith che, porello, a ripensarlo nelle vesti di Io sono Leggenda, verrebbe da ucciderlo per come si è ridotto.
Ma si sa, in quetsi casi la colpa non è degli attori che, alla fine, si sono adeguati anche loro a una storia-non storia stiracchiata in ogni angolo e priva di qualsiasi spessore cercando di metterci del loro per riempire gli evidentissimi buchi. Manca la storia e quando è così non c'è bravura che tenga.

Insomma, nel complesso è una pellicola incerta, incoerente in molte parti e poco credibile in tutte le altre. Però mi ha fornito un' importante risposta.

Da un pò mi rammarico del fatto che al cinema non si sceneggino supereroi originali, preferendo il porto sicuro di fumetti di successo o remake di vecchie pellicole.

Dopo aver visto Hancock direi: Marvel, grazie di esistere!!!

martedì 17 febbraio 2009

Vampiri e dintorni


Oggi sul Corriere della Sera ho trovato questo articolo che fa un pò il punto sul successo dei vampiri-non vampiri che affollano le librerie e riempiono i cinema in questo periodo.
E lo fa a 360° dando interpretazioni psicologiche, sociologiche e pure un pò politiche, della figura del vampiro dalla tradizione a oggi. Il pezzo mi ha fatto fare qualche riflessione sparsa che vi propino ^^

L'articolo, stringendo, dice un pò quello che ha detto anche Mr King quando parlava di Twilight e della sua versione soft di sessualità e passionalità.
Vengono riportate dichiarazioni psico-sociologiche a sostegno/chiarimento della tesi per cui Edward
e compagnia non rappresentino altro che l'amore pre-adolescenziale come afferma lo psichiatra Vittorino Andreoli quando dice:
"Finito il freudismo, abbiamo vampiri con dentini da latte, giusti per questa generazione di ragazzi senza una forte identità di genere: giovani maschi ben vestiti, pettinati, che provano un richiamo sessuale molto debole. E che hanno una sublimazione molto più eterea, come nell'Edward di Twilight ".
Impossibile dargli torto. Ci siamo trovati molte volte a rilevare che i vampiri della Mayer saranno anche capaci di provare forti sentimenti, ma la carnalità del sangue per come la si è sempre intesa nella letteratura fantastica-horror, è ben altra cosa. I vampiri di oggi non succhiano più il sangue dal collo delle vittime, non si sporcano le mani della loro linfa vitale.
Saranno anche più educati, più romanticoni, ma hanno perso inevitabilmente il fascino magnetico, un misto di terrore e desiderio, che proviene dalle loro figure. I vampiri, nella tradizione, erano creature stupende e lo erano per un motivo ben preciso, non solo per un vezzo lettarario: erano come piante carnivore, meravigliose a vedersi ma assolutamente letali per il malcapitato che si lasciava attirare da tanta bellezza. Incarnato diafano, tratti seducenti, gesti avvolgenti, tutto serviva ad attrarre la preda per poterne poi banchettare.
Ma adesso, a cosa serve la bellezza dei vampiri? A lasciare a bocca aperta le adolescenti.
Credo che
Dracula, se non fosse stato già decapitato, trafitto al cuore e bruciato, si sarebbe davvero rivoltato nella tomba...

Secondo Gianfranco Manfredi:
"il non-morto ripropone il quesito su dove sta il confine tra la vita e la morte. È una domanda estremamente attuale. Tutti, adolescenti e adulti, si interrogano su questi confini. Certo, così entrano in gioco temi che riguardano il soprannaturale (c'è una vita dopo la morte, ecc.) che da sempre la Chiesa, quella cattolica in particolare, considera suo monopolio. E infatti gli ambienti ecclesiastici non guardano di buon occhio le feste di Halloween, Harry Potter, il gothic e ora i vampiri». Ma la letteratura fantastica e l'horror piacciono molto agli adolescenti. «E oggi gli adolescenti sono una parte importante del mercato editoriale»
Eggià vita e morte, creature sospese tra l'una e l'altra, incapaci di morire ma legati, per vivere, a ciò che nutre i nostri corpi.
Significati intrecciati, metafore nelle metafore, che danno uno
spessore unico e irripetibile ai vampiri. Chiesa o non Chiesa, editori o non editori (non mia ddentro nel tema, eh, tanto già sapete come la penso).
Solo che i vampiri di oggi difficilmente bevono sangue e, se lo fanno, sono politicamente, ed
eticamente, corretti. Si pongono scrupoli (esseri umani no, animali si) ma, a scanso di ire animaliste, si buttano spesso su improbabili surrogati sintetici.
Mi viene da pensare che nella progressiva mania che sta colpendo la nostra epoca, di eliminare tutto ciò che non sia socialmente accettato anche quello che è caratterizzante la diversità verso un appiattimento abbastanza inquietante, anche i vampiri debbano smettere di fare il loro onesto lavoro se vogliono stuoli di fan. Non importa che il vampiro è quello che è per ciò che fa, l'importante è tenere il simbolo, svuotarlo del suo significato, e plasmarlo a uso e consumo dei gusti correnti.
Ma io dico: se i vampiri sono troppo orrorosi, perchè non leggere e innamorarsi di qualcos'altro?
Perchè ostinarsi a snaturare le cose quando ci sono mille alternative?

D'altra parte, sottoscrivo anche l'opinione che dal Times, ha scritto Leslie S. Klinger:
«Il
vampiro contemporaneo rappresenta l'outsider sensibile, solitario che vive in disparte dalla società cosiddetta normale» . È l'ultima incarnazione di una figura cara alla cultura giovanile, il bad boy o la bad girl: «il bastardo bello e tormentato, che affascina eppure fa paura». Insomma, l'Edward di Twilight come un nuovo James Dean. Sì, però — è sempre Klinger che lo scrive — questa nuova Vampire Lit «non dà i brividi, quelli che il vecchio Dracula continua ancora oggi a regalare».
Oddio, Edward come James Dean. Brr. Però la realtà è davvero questa. Ogni epoca ha il suo idolo bello e dannato, ogni generazione hai suoi capelloni e le sue zampe di elefante. Soprattutto, ogni età ha un eccesso da affrontare e da superare.
Prima erano alcool e droga, non a caso tutti i belli e dannati erano alcolizzati e assuefatti alle
droghe, ma poi tali mostri sono stati metabolizzati e superati. Oggi è il turno della morte di cui tanto si parla in questi giorni.
Se è vero che i vampiri sono sempre stati vissuti con paura, con timore, associati persino alla dannazione eterna, oggi li si usa per esorcizzare la paura della morte facendola passare attraverso la pelle di svarowsky di Edward. Il vampiro, paradossalmente, non serve più a rabbrividire di paura ma a familiarizzare con l'idea più difficile in assoluto: la morte.

Fuori di filosofia, resto dell'idea, come Klinger, che il vecchio Dracula continui a donare brividi di gran lunga più desiderabili ma sono brividi particolari, legati a un sentire forse più maturo, più consapevole, più rispettoso della diversità (sei vampiro ok, "accetto la tua natura e mi fai paura", non "accetto la tua natura e so che mi amerai...") e meno adolescenziale.

martedì 10 febbraio 2009

Sig. King come mai?


Se avesse saputo che, a dirne male, le avrebbe fatto tutta questa pubblicità, forse Stephen King si sarebbe risparmiato le critiche che ha, invece, mosso alla Meyer, l'autrice di Twiligth, per capirsi.
In un'intervista rilasciata a Usa weekend, il re dell'horror si è tolto più di un sassolino dalla scarpa facendo trapelare qualcuna delle sue opinioni riguardo alle capacità di scrittrice e di inventiva della Meyer.

L'intervista in inglese la potete leggere qui, io vi cito alcuno passi e ringrazio Fed per la traduzione:

SK: "The real difference is that Jo Rowling is a terrific writer and Stephenie Meyer can’t write worth a darn. She’s not very good."
"la vera differenza è che Jo Rowling è un'ottima scrittrice e Stephenie Meyer non è in grado di scrivere un accidenti (io tradurrei 'una beneamata minchia' NdFede). Non è per niente brava"

SK: "it’s very clear that she’s writing to a whole generation of girls and opening up kind of a safe joining of love and sex in those books. It’s exciting and it’s thrilling and it's not particularly threatening because they’re not overtly sexual."
"E' chiarissimo che sta scrivendo per un'intera generazione di ragazzeche si avvicinano a un'idea rassicurante di amore e sesso. Emozionante ed eccitante, ma non particolarmente minaccioso perché non apertamente sessuale"

Che dire. Ho cercato di farmi un'opinione su questa faccenda ma onestamente non ci sono riuscita. Se da una parte è vero che, stringendo, King non ha fatto altro che dare voce a ciò che molte persone pensano della Meyer e del suo successo ingiustificato, dall'altra il sognor King mi fa pensare che stia come dire, rosicando. Anche se è una cosa che non ha senso perchè non parliamo proprio dell'ultimo degli scrittori nè per vendite nè per spessore. Davvero ha bisogno di certe affermazioni per rimbalzare in mezzo web? Infondo, non può ignorare che al momento, se la Meyer starnuta, lo vengono a sapere in Australia e in Papuasia.

Dunque perchè? Si, ok, è stato interpellato e, si sa, a domanda precisa si risponde con precisione. Eppure... c'è qualcosa che mi ha dato fastidio nel tono di King. Forse quel tocco di presunzione che, di norma, abbonda sulla bocca degli invidiosi. Perchè, oggettivamente, il successo della nostra a chi non farebbe invidia per come è stato raggiunto?
A me hanno insegnato che l'indifferenza è la migliore delle armi...forse, a non dare peso alla questione Meyer, le si sarebbe evitata tanta pubblicità gratuita. Voi che dite?

Cambiando argomento, sul fronte letture, ho iniziato Gli Ultimi Incantesimi di Silvana De Mari e devo dire che il libro già mi piace molto. Purtroppo Marco Davide con La Lama del Dolore e Ester Manzini con L'Abbraccio delle Ombre non hanno avuto eguale fortuna. Spero di riprenderli in mano più in là. :)

lunedì 2 febbraio 2009

Lasciami Entrare- recensione libro


Non è facile commentare Lasciami Entrare, l'horror dello svedese Lindqvist che ha catturato l'attenzione del pubblico mondiale grazie all'omonimo film uscito al cinema sotto natale. Anche a distanza di qualche giorno dalla fine della lettura, non è facilissimo mettere ordine nell'intrico di sensazioni lasciato nella mente e nel cuore di chi ha conosciuto Eli e Oskar dalle pagine del libro.

Ho già parlato di Lasciami Entrare film in questo post, e devo riconoscere che, sebbene di norma io preferisca leggere prima i testi e poi vederne gli adattamenti cinematografici, sono stata molto soddisfatta di non aver seguito la tradizione, per una volta. Leggendo il libro dopo il film, ho gustato e capito cose diverse sia dell'uno che dell'altro sperimentando una sensazione che non provavo da anni: il film è stato perfetto, e non ha tradito neppure di una virgola l'atmosfera del libro.
La povertà, il disagio, la solitudine e la disperazione che dominavano nel film, sono esattamente le sensazioni che si respirano nel libro tanto che persino gli elementi di diversità, non sono affatto fastidosi. Anzi.

Ok, ma questo era il commento del libro non del film, avete ragione.

La trama è, credo, nota.
A Blackeberg, quartiere degradato alla periferia ovest di Stoccolma, il ritrovamento del cadavere completamente dissanguato di un ragazzo segna l'inizio di una lunga scia di morte. Sembrerebbe trattarsi di omicidi rituali, ma anche c'è anche chi pensa all'opera di un serial killer. Mentre nel quartiere si diffonde la paura, il dodicenne Oskar, affascinato dalle imprese dell'assassino, gioisce segretamente sperando che sia finalmente giunta l'ora della rivalsa nei confronti dei bulletti che ogni giorno lo tormentano a scuola. Ma non è l'unica novità nella sua vita, perché Oskar ha finalmente un'amica, una coetanea che si è appena trasferita nel quartiere. Presto i due ragazzini diventano più che semplici amici. Ma c'è qualcosa di strano in Eli, dal viso smunto, i capelli scuri e i grandi occhi. Emana uno strano odore, non ha mai freddo, se salta sembra volare e, soprattutto, esce di casa soltanto la notte... "Lasciami entrare" è una tenera e crudele storia d'amore, vendetta e vampiri, un racconto fantastico e commovente sul dolore dell'infanzia e la forza dell'amicizia, dove sangue e orrore devono piegarsi alla potenza dell'amore e alla voglia di vivere.

Il libro ha 4 grandi pregi: lo stile e il ritmo, la coralità,la varietà dei temi, la delicatezza nel trattarli.

Per quanto riguarda il linguaggio, LIndqvist ha uno stile asciutto che gli permette, con poche parole, di "catturare" le emozioni nel modo più essenziale possibile. Intendiamoci, non è povero di parole anzi, a suo modo è abbastanza prolisso, ma sa scegliere i termini di per se stessi più "carichi" di significati facendo guadagnare alla prosa una evocatività molto spiccata. Il ritmo della narrazione è perfetto, perchè alterna più punti di vista, sposta continuamenteil lettore da un personaggio principale ad uno secondario facendo in modo che tutto si incastri (vedi punto dopo).
Solo una pecca, a mio parere. Forse se n'è accorto anche l'autore tanto che nella stesura della sceneggiatura del film, il pezzo incriminato lo ha bello che tagliato. Mi riferisco alla parte centrale-finale in cui ci si avvita sulla non morte del protettore di Eli, decisamente lunga e rallentante soprattutto perchè inserita nella parte finale del libro che, invece che essere dedicata a Eli e Oskar, si è spostata sulla caccia al mostro. Ma davvero, è un dettaglio.

La coralità. Oskar e Eli sono i protagonisti indiscussi del libro ma i personaggi comprimari sono costruiti con estrema cura sia nella creazione del background esperenziale che si portanodietro, sia nella loro emotività. Riescono a essere un ottimo sfondo, lì dove non diventino vera e propria parte integrante delle vicende principali, contribuendo a creare un'ambientazione armonica.Seppure armonica nella miseria e nel degrado.

La varietà dei temi. Essì, perchè Lasciami Entrare parla dell'amore impossibile tra un essere umano e una vampira, di un amore tra _diverse_ creature nell'accezione più ampia che si possa dare al termine diversità. Parla di disagio giovanile e di solitudine, parla di pedofilia e di violenzagratuita, parla di Amore e Odio, di tutto l'amore e l'odio del mondo.Bhè, direi che ci sarebbe da far impallidire chiunque. Toccare in un sol libro, per di più fantastico, tutta questa abbondanza di tematiche, non è affare da poco e, ancor più difficile, è non rendere banale e confuso il tutto. Ma Lindqvist ce la fa egregiamente, riuscendo a caricare la stora di tanti livelli di lettura e di interpretazioni tanto che molti sono i palati in grado di gustarlo, non solo necessariamente quelli malati come me.

La delicatezza nel trattare temi potenzialmente difficili, di cui la pedofilia e le perversioni sessuali di talune creature, sono solo un esempio.
Dalla prosa di Lindqvist non emerge mai un giudizio morale sui comportamenti e sulle tendenze dei suoi personaggi. Non c'è condanna o apprezzamento, c'è semplicemente la presentazione delle cose, dei sentimenti nudi e crudi. Lindqvist è un osservatore e un narratore, non è mai giudice e affida al lettore l'interiorizzazione e la valutazione di quanto sta leggendo.
Quello che mi è piaciuto, in sintesi, è ciò che ho apprezzato nel film (torniamo al discorso del film, è inevitabile!) inclusa la mancanza di risposta alla questione se sia vero amore tra Eli ed Oskar oppure se la secolare fame di sopravvivenza di Eli l'abbia portata a procacciarsi l'ennesimo"protettore". Infondo anche Hakan era innamorato alla follia di Eli. Se così fosse, però, non facciamo gli ipocriti condannando Eli. Quante volte abbiamo avvertito che due persone facevano coppia solo per convenienza e per non stare da soli? Ecco, e dubito che costoro potessero avere l'alibi di essere vampiri secolari bloccati in corpi da ragazzini.
C'è però una scena che mi è piaciuta vedere più al film che leggere nel libro ma la metto nello spoiler così non vi guasto la sorpresa.

Spoiler:
Oltre al taglio di cui sopra, mi è piaciuta molto di più la scena finale, della furia di Eli che si scatena nella piscina dove Oskar sta per lasciarci le penne. Il libro affida ai resoconti della stampa del giorno dopo, la descrizione dellaviolenza devastatrice che si è consumata in piscina, mentre il film fa proprio _vedere_ in tempo reale quello che accade attorno a Oskar... una scena dura e pura che il libro non restituisce.

Domandone: libro o film?
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