giovedì 22 gennaio 2009

Miscellanea


Questo è un post riparatore con cui chiedo umilmente scusa a tutti coloro che hanno avuto la gentilezza di assegnare a questo blog un premio negli ultimi mesi e che non ho debitamente ringraziato. E siccome, nel mentre, l'età è avanzata e la memoria si è accorciata, non me ne
vorrete se non vi nomino tutti, vero??
GRAZIE!!!!


Per il mio vent....esimo compleanno ho ricevuto molti doni a tema fantastico, in primis queste due bellezze:

Fatina Thun

Unicorno Thun
Ora ho la scusa per iniziare anche questa collezione fantastica (in tutti i sensi :P)!!!


Poi ho ricevuto questo:
Gift Card della Feltrinelli
Ora il dilemma è: cosa ci compro? Un libro che nn comprerei mai con i miei dindi oppure un libro di quelli che attendo con ansia per questo 2009? Son dibattuta, sapete?? Però, calcolando che, all'atto pratico, questo buono rapprensenta dei soldi che ora sono MIEI, ecco, dovrei optare per la seconda ipotesi.
Quest'anno dovrebbero uscire parecchi libri interessanti, specialmente seguiti di saghe già iniziate, tipo Rothfuss e Lynch, voi che altre gustose news avete?

E questo:
Un gioco di carte da tavolo a tema vampiresco ma non troppo, che sto studiano diligentemente. Si prospettano serate da brivido! :D

E pure questo:

FINALMENTE E' MIO!!!


Visto che il post ha un titolo inequivocabile, aggiungo anche un'altra informazione a tema pubblicazioni su Lulù. L'amico Sean MacMalcom ha pubblicato in cartaceo cinque racconti di Midda’s Chronicles, la blog novel che da qualche anno è possibile leggere sul suo blog.
Personalmente non l'ho ancora letto, stavolta attendo io le vostre rece!
Chi volesse acquistarlo può andare qui, e chi volesse fare anche un pò di beneficenza restasse su quella pagina perchè la vendita del libro aiuterà anche altre persone.

martedì 20 gennaio 2009

Un Tiro Perfetto


Seymour Seamoore, scrittore sconosciuto ai più, con la sua opera prima ha fatto un ottimo lavoro capace di convincere anche una lettrice puntigliosa come Mirtilla.
E' un fantasy particolare, il suo, un fantasy che qualcuno definirebbe adulto nella misura in cui lo sono i romanzi della Bradley o della Leguin. Questo non vuol dire che Un Tiro Perfetto (titolo discutibile, questo è innegabile...) sia violento o porno, vuol dire semplicemente che i livelli di lettura della storia sono molteplici e interpretabili da prospettive diverse, sociologiche e antropologiche, ad esempio. E ' un libro che è insieme, vicenda e studio di gruppi umani è avventura e scoperta del significato della responsabilità dei singoli nei confronti della collettività; è confronto e convivenza di fede e laicismo. Di certo, un mix particolarmente originale.

La storia ruota attorno a una tribù di abilissimi arcieri costretti a fuggire perchè braccati eminacciati di sterminio da malvage creature chiamate lupi. Gli Atarur, questo il nome della tribù, lascia dunque la Malaterra e affida la sua sopravvivenza alla guida di morte Aessin. Suo è il compito di portare in salvo la sua gente, una manciata di arcieri, anziani, bambini e una regina, cercando di scampare agli agguati letali dei lupi. Nel loro allontamento, per la prima volta dopo centinaia di anni, scoprono di dover avvicinare le Terre Civilizzate e le altre sei razze di Inear, comprendono di dover abbandonare tradizioni fattesi pericolose per la sopravvivenza della tribù, e capiscono faticosamente che nessuna crescita è esente da sofferenza. E da follia.
La maturazione degli atarur coincide con la maturazione di Aessin, la sua presa di coscienza che solo nel riconoscimento del pericolo condiviso, risiede la soluzione per le guerre tra razze, rapprensenta il momento più inatteso dell'intero libro. Cosa accadrà quando, a guerra globale finita, le razze si troveranno a dover ricostruire un mondo dalle macerie di una follia che non può essere ricondotta solo alle responsabilità degli atarur? Basterà accusare gli "altri" di aver provocato la morte, o occorrerà riconoscere l'inevitabilità di taluni gesti e costruire da lì il futuro?

Ciò detto, cosa mi è piaciuto del libro?
Bhè, la complessità di temi di cui vi ho appena parlato sarebbe già un motivo sufficiente. Ma aggiungo che mi è piciuto il modo con cui è stata curata l'ambientazione che dimostra un'attenzione notevole al dettaglio: tutto è coerente, il linguaggio (il riflessivo "rotolarsi" non avrà mai più lo stesso significato, per me!), le unità di misura e di conteggio, la ricerca di coerenza all'interno della costruzione delle Leggi, delle tradizioni e del Codice di vita sia degli atarur che di tutte le razze di Inear.
Mi è anche piaciuta tanto l'idea della profezia, vista non come la solita imponderabile spada di damocle sulla testa di giovani personaggi ignari e, normalmente, gravati dalle responsabilità. In Un tiro perfetto a questa visione se ne sostituisce una in cui la profezia è soprattutto "ricorrenza delle cose", "motore" del mondo e costruttrice di storia. E poi c'è una sessualità aperta e giocosa, spensierata e sempre "normale", sentimenti delicati ma intensi, il tutto scritto con uno stile scorrevole che non sacrifica varietà e ricchezza espressiva.

Ok, allora + un libro perfetto? A dispetto del nome, direi di no, il libro qualche difetto ce l'ha.
L'autore, come avrete capito, mette tanta carne al fuoco, tirando in ballo argomenti e riflessioni tanto dure quanto attuali. C'è di tutto nel testo: tradizione e progresso, singoli vs collettività, sistemi di potere verticistici e distribuiti, deità e laicismo...insomma, a volte mi è parso di riassistere alla manifestazione di sapere a tutto campo che caratterizza Dimitri! Il tutto in 200 pagine scarse.... Ecco, avrei tagliato qualcosa, a vantaggio di una focalizzazione mirata solo su certi temi. A meno di non voler traformare il romanzo in un saggio socio-antropologico in chiave critica...
Inoltre, il libro manca un pò di emozione. A dispetto di quanto detto, specialmente sul finire quando l'equlibrio delle cose si spezza, mi sarei aspettata di vivere un coinvolgimento emotivo più forte e di leggere eventi meno frettolosi, in modalità meno "da spettatore". La prima parte del testo, infatti, approfondisce molto la cultura degli atarur nel rapporto con la Malaterra e le altre razze, ma la parte conclusiva è molto più sbrigativa.
E il linguaggio? Il modo di esprimersi degli atarur mi è parso un pò contraddittorio, molto eplicito e volgaruccio nella prima parte, poi improvvisamente ripulito nel cuore della storia. A tratti mi pareva che l'autore proprio non fosse riuscito a reprimere l'istinto di usare intercalari sguaiati!! Diciamo che, un pò di limatura qua e là (editing???? :D), Un Tiro Perfetto avrebbe potuto averlo, ovviamente secondo me, eh. (c'è roba peggiore in giro, questo è certo, ma questo non ci autorizza ad essere sbrigativi, no???)

Bene. Ora dovete sapere una cosa. Questo libro, che tanti pregi e difetti ha, è autopubblicato su Lulù. E chi legge questo blog, conosce inconsapevolmente, anche il suo autore, ... Alladr, al secolo Adriano Allora.

Come sapete non mi sono mai pronunciata sulla faccenda dei libri autoprodotti semplicemente perchè non ne avevo mai letto uno. Se fossero tutti come Un Tiro Perfetto (ma sto titolo è brutto!!), noi lettori saremmo tutti più ricchi. Non sono mai stata dell'avviso che tutto ciò che viene scritto debba essere necessariamente pubblicato, non esiste, ma mi ha fatto piacere scoprire che nel cassetto di qualche italica aspirante gloria, oggi editorialmente difficle da collocare, si nascondeva qualcosa di buono. Che adesso, volendo, possiamo leggere tutti.

venerdì 16 gennaio 2009

Nascita di una Mirtilla



Siccome si nasce sempre allo stesso modo ogni anno, replico quanto già detto per il ventottesimo.... (tanto per non fare sembrare troppo reale che sia già finito, sigh).
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Era un giorno come un altro, nel piccolo villaggio di contadini addormentato ai piedi del Monte Majella . L'impietosa pioggia di gennaio non voleva smettere di cadere sui tetti di paglia e continuava imperterrita a picchiettare sulle stradine sterrate ormai percorse da decine di rivoli di acqua scura. Era un sottofondo a cui gli abitanti del villaggio erano abituati tanto da non farci più molto caso e la vita scorreva come al solito: il fornaio si era svegliato dall'alba per sfornare le sue pagnotte, il calzolaio dava forma alle tomaie e la sarta creava indumenti per la prossima festa di paese.
Solo la bottega del fabbro rimaneva ostinatamente chiusa lasciando il villaggio orfano dei ritmici colpi del martello sull'incudine. "E' per Angela, sua moglie, il bambino vuole nascere prima del tempo" si mormorava tra le umide stradine del paese. Sguardi curiosi ed apprensivi erano rivolti alla bottega sbarrata.

Il fabbro aveva dormito poco e niente quella notte. La giovane moglie al suo fianco si agitava nel letto in cui era bloccata ormai da mesi. Il bimbo, o la bimba, che portava in grembo aveva più volte corso il rischio di non vedere mai la luce del sole in quei mesi di lunga attesa. Angela, accudita dalla madre che viveva con loro, non si era mai lamentata di nulla, mai un gemito di troppo, mai un rimpianto. La gioia di diventare madre dopo molti tentativi cancellava ogni sofferenza.

Ma quella mattina le cose erano precipitate e il fabbro era stato costretto ad accompagnare la vecchia ostetrica dalla moglie in tutta fretta. Era presto, almeno un mese di troppo per partorire, ma il corpo stremato di Angela non poteva più trattenere il bambino. Ora l'ostetrica e la futura mamma erano chiuse nella camera matrimoniale e il fabbro non poteva fare altro che attendere. Era calmo e fiducioso all'apparenza ma ogni rumore proveniente dalla stanza lo faceva sussultare.

Fu una lunga attesa, fatta di acqua calda, volti tirati e parole dette a mezza bocca. Il travaglio durò fino a sera ma quando l'ostetrica aprì la porta e sorrise al neopapà, il fabbro si precipitò da Angela e la trovò pallida, esausta, ma con il loro pargolo, minuscolo e fragile come porcellana, tra le braccia. Un sorriso dolce le piegava le labbra: "Una bimba" mormorò con un filo di voce. Al fabbro si fermò il cuore in gola e con un pizzico di goffaggine provò a toccare la creatura che però, al tocco ruvido della mano, iniziò a piagnucolare. Angela rise ed anche il fabbro con lei.
La notizia corse veloce nel piccolo villaggio ai piedi del Monte Majella e gli abitanti, incuranti del tempo infausto, festeggiarono la nuova arrivata fino a tarda notte.

"Che nome avete scelto?" chiedevano "Mirtilla, ovviamente!" rispondevano i due ridendo.

mercoledì 14 gennaio 2009

Lasciami Entrare- recensione film


Avete presente le storie di vampiri della Rice? E di Stoker? E quella della Mayer? E di Matheson?
E avete presente certi film a base vampirica ricchi di sete, trine, atmosfere gotiche e decadenti, storie a base di guerre soprannaturali tra succhiasangue e cacciatori? E avete presente l'amore tra vampiri e umani? Immagino di si...

Bene, mettete da parte tutto per un pò e chiudete gli occhi. Immaginate un quartiere popolare del nord europa,della Svezia, ad esempio. Immaginate il bianco, candido, accecante, desolante, della neve perenne che avvolge strade,case, alberi e fiumi. Immaginate un ragazzino introverso vittima delle angherie dei compagni di scuola, desideroso di vendicarsi ma troppo remissivo per farlo e poi lei, una ragazzina magra e pallida che esce di casa solo di notte, sola e costretta dal fardello di un inquietante mistero. Immaginate che una sera le vite dei due ragazzi si incrocino nel cortile innevato dello stesso condominio e che la timidezza del ragazzino, che chiameremo Oskar, si sciolga pian pano negli occhi innaturali di Eli, così chiameremo la misteriosa bambina. Immaginate che la ragazzina riesca, con le sue parole, a spronare oskar ad avere coraggio e che,per questo, Eli diventi presto ben più di un'amica. E non dimenticate di pensare a una serie di orrendi omicidi, violenti ed orrendi.
Immaginate che Oskar si innamori di Eli tanto da decidere, un giorno, di fare un gioco con lei: scambiarsi un giuramento di sangue. Immaginate che la ragazzina impazzisca al solo odore del sangue e riveli a Oskar la sua terribile natura di vampira. Pensate per un attimo a lei che spiega con parole dure e infantili che il suo è un bisogno, che beve sangue perchècostretta a farlo e non certo per vendetta o per piacere. Pensate alla fiducia totale tra Eli e Oskar, lei nello svelarsi e lui nell'accettarla.
Immaginate quanta aspra dolcezza si nasconda nelle parole e nei gesti di questa infanzia comunque emarginata. E pensate per un attimo a cosa significhino, adesso, l'uno per l'altra Oskar ed Eli.
Adesso, immaginate che la vampira debba fuggire perchè troppa è la scia di sangue e morte che si porta dietro, e immaginate che Oskar, rimasto solo, torni ad essere vittima dei suoi aguzzini. Quale potrà essere mai il destino di queste due creature tanto diverse eppure tanto simili quando il pericolo si avvicina?
Io non posso svelarvi anche questo. Aprite gli occhi, e andate a cinema o, meglio ancora, tuffatevi tra lepagine dell'omonimo libro horror -fantasy di Lindqvist, Lasciami Entrare, da cui è tratta la pellicola. La realtà supererà di gran lunga la fantasia...

Ho visto il film domenica e, ad essere sincera, le sensazioni e le atmosfere respirate nel film me le porto ancora addosso. Chiarisco subito una cosa: questo film non appartiene a quella categoria di pellicole epiche, avventurose,fantastiche o fantascientifiche che di norma mi esaltano.
Lasciami Entrare è una pellicola di quelle piuttosto lente, con inquadrature lunghe alternate a piani americani tipici di film d'introspezione. Normalmente mi sarei annoiata alla prima mezz'ora, ma Lasciami Entrare è un film ipnotico nel suo ritmo riccorrente, trascinante per la sua fluidità, essenziale nella fotografia realistica, coinvolgente per il suo pathos mai urlato ma sussurrato, insinuato.
Ed è coi silenzi e con le attese che il film crea situazioni tensive efficaci pur in mancanza di effetti specialiall'avanguardia. Lasciami Entrare recupera la tradizione di una cinematografia che non ha bisogno di storidire lo spettatore per emozionarlo ma che si rivolge all'essenziale, alla paura pura e semplice, all'attesa. Al silenzio che precede la tempesta.

E' un film molto introspettivo, capace di offrire livelli interpretativi diversi. Si parla si, della condizione di Eli, la giovane-vecchia vampira bambina, costretta a nutrirsi di sangue umano, ma si narra anche la solitudine dell'infanzia di provincia e la vendetta che cova nell'animo di qualsiasi creatura.
Sono poi tanto diversi la vampira e il ragazzino? Eli uccide per sopravvivere, ma anche Oskar pensa più volte alla violenza per vendicarsi. D'altra parte anche Eli, a volte, uccide per vendetta così come Oskar non esita a proteggere l'esistenza di Eli anche se questo vuol dire la morte di un innocente. Chi è più bestia, dunque?

Senza contare il finale, a mio parere apertissimo, che il film lascia in controluce. Non dico molto per evitarvi spoiler, ma siamo proprio certi che sia l'amore e l'affetto a spingere Eli a fare quello che fa, quanto piuttosto si tratti dell'ennesimo modo per sopravvivere nel tempo, lei la bambina che non crescerà mai? Infondo, Eli secoli addietro fece una scelta ben diversa rispetto a quella della donna in ospedale, quando si trovò a scegliere tra l' eternità di sangue e la morte...

Insomma, Lasciami Entrare film, anche se ha molte differenze rispetto al libro (che non ho ancora trovato in libreria ma di cui ho letto molto bene), rappresenta un'esperienza da fare perchè non ha nulla a che vedere con tutto quello a cui siamo abituati quando pensiamo ai vampiri e alle storie su di loro.
In Lasciami Entrare la dimensione soprannaturale si amalgama con la quotidianità, si stempera nella neve candida della campagna svedese e svela la sua umanità.

giovedì 8 gennaio 2009

Prince of Persia- commento


Qualcuno si sarà chiesto che fine abbiano fatto le letture fantasy della Mirtilla (un ma anche no va bene lo stesso, come risposta....) che ultimamente latitano sul blog. Come dicevo ieri a Imp, la colpa della mia assenza più recente è sua:



E' da prima di Natale che passo le serate in sua compagnia ma, tranquilli, Rob sa di me e del Principe! Del resto io a Prince of Persia non sono mai riuscita a dire di no, ho giocato sul pc gli altri tre famosi capitoli della saga e non potevo assolutamente perdermi il quarto capitolo. O meglio, diciamo il quarto episodio a nome Prince of Persia sfornato dalla Ubisoft.
E le alte aspettative non sono state affatto deluse, tanto che l'ho finito a tempo di record una prima volta e ora lo sto rigiocando con calma tanto per non farmi sfuggire nessun dettaglio.

Un pò di storia (fonte wikipedia)

Prince of Persia è un videogioco storico nel panorama mondiale, rilasciato da Brøderbund (software house statunitense, fondata nel 1980 dai gratelli Doug e Gary Carlston per pubblicare il videogioco Galactic Empire,) nel lontano 1989. Nel 1993 è stato pubblicato il secondo capitolo della saga Prince of Persia 2 The Shadow of the Flame sempre dalla Brøderbund ma è nel 2003 e seguenti che, lanciato dalla Ubisoft, la nuova trilogia: le Sabbie del tempo, Spirito guerriero, I due troni, guadagna davvero un successo planetario.
Nel 2008, nel recupero della tradizione, esce "Prince of Persia" il primo titolo di quella che si prospetta come una nuova trilogia ed è precisamente il videogioco di cui sono in fissa da settimane.

Cosa ha di speciale questo gioco, direte voi? I personaggi, la grafica, e il gameplay.

1) Il Principe darà anche il titolo al gioco, ma i protagonisti di questo capitolo sono due: il principe e la principessa Elika. Contrariamente al passato, la fanciulla ha un ruolo attivo sia nello svelamento della trama che nei combattimenti. Entrambe i personaggi sono costruiti con grande attenzione alla caraterizzazione. Se l'uno è un goliardico buon tempone che nella vita si arraggia derubando le tombe dei morti, l'altra è una nobile fanciulla dalla fede incrollabile che non scappa davanti alle responsabilità più onerose come quella di salvare la sua terra dal malvagio dio del Male Arhiman. Se il Principe crede nelle azioni degli uomini e nella loro capacità di mutare i destini avendo insopportabile l'idea di affidare a un dio la sorte dell'esistenza, così Elika è una devota seguace di Ormazd ed è in suo nome che porta avanti la missione.
Insomma, i due rappresentano i diversi modi con cui si possono affrontare gli eventi: col sorriso e lo sdrammatizzare continuo (il principe è a metà tra un rimorchione da discoteche e il classico bel tenebroso dal passato tormentato), o con la determinazione e il sacrificio. Tra l'altro rimagono tratti coerenti per tutta la durata del gioco, anche sul finale. Ripeto: ANCHE SUL FINALE.... da restare a bocca aperta ^^

2) La grafica, contrariamente al realismo spinto cui molti videogiochi di oggi aspirano (vedasi anche, della stessa casa, Assassin's Creed), Prince of Persia sceglie il cel shading che è una tecnica di modellazione 3D non fotorealistica finalizzata a far apparire le immagini generate tramite la computer grafica come se fossero disegnate a mano. E' una modalità diremo, cartoon, che ho gradito moltissimo.
Pensavo che avrebbe tolto fascino e credibilità alla storia e invece mi sono dovuta ricredere. Gli effetti grafici permessi da questa modalità sono eccezionali, il passaggio dalle terre contaminate dal male, nere e lugubri, alle terre fertili depurate e brillanti, è fantastico.

3)Il bello di Prince of Persia è la giocabilità che è in perfetto equilibrio: nè troppo complessa, ma neppure troppo facile.
Il forte del gioco restano i salti, le combo e le acrobazie aeree di ogni tipo (certi balzi ad altezze improponibili, fanno davvero venire le vertigini!) che devono essere effettuate con precisione ma non maniacalità (chi ricorada i primissimo Tomb rider e la frustrazione di sbagliare un salto per UN MILLIMETRO???).
La morte, poi, non esiste. La Ubisoft ha introdotto un meccanismo di gioco per cui un salto andato male, una spadata avversaria letale, non uccide il principe. Grazie all'intervento di Elika, egli torna in vita e può riprendere dall'ultima piattaforma utile. E' molto comodo, perchè vince la frustrazione del caricare ogni volta, e anche rapido, perchè è una sorta di "riavvolgimento" del gioco che non ha i tempi del classico caricamento. Insomma, a mio parere la giocabilità di questo capitolo del Principe di Persia accresce la godibilità della storia che risulta fluida e da gustare tutta d'un fiato.
A molti, per lo stesso motivo, potrà apparire estremamente facile (le combo, ad esempio, non sono tantissime), ma questa è tutta una faccenda di gusti.

Una nota dolente ce l'ha o no sto Principe?
Secondo me si, la trama. In alcuni momenti, l'accento molto ecologista del titolo, accompagnato da una trama estremamente lineare (luce contro tenebra, il cattivone si libera dalla prigionia e minaccia il mondo, solo Elika e il principe, ripristinando i suoli fertili, possono ridare potere al tempio di ingabbiare di nuovo il cattivone), non dà molta originalità al tutto.
Eppure............................ il finale riscatta anche questo, credetemi!!!!!!!!!

Insomma, giocare o no alla nuova avventura di Price of Persia? Assolutamente si!!!!

lunedì 5 gennaio 2009

Worst 9


E dopo i migliori, eccovi peggiori libri letti nel 2008. C'è un pò di tutto, incluso il rimpianto per i soldini spesi, ma tant'è, leggere vuol dire anche rischiare!!








E speriamo che il 2009 veda la drastica diminuzione del numero dei worst books.... ^^'

venerdì 2 gennaio 2009

Best 10


Arrivo con mostruoso ritardo a causa di festeggiamenti e incastri organizzativi che un'agenzia viaggi mi fa un baffo, ma vorrei unirmi all'onda di post di bilancio sulle letture migliori del 2008.

Rigorosamente in ordine sparso, in questo lungo anno di letture fantasy, mi sono imbattuta in 10 libri che difficilmente si dimenticano:













Per l'anno nuovo mi riprometto di continuare a leggere fantasy perciò invito:

- Martin a smuovere le chiappe perchè è troppo lento e la vita non è eterna....

- la Nord a pubblicare alla svelta la trilogia di Imriel della Carey e i libri di Lynch su Locke Lamora

- la Fanucci a tradurre e pubblicare il seguito del Nome del vento!!!!

- tutte le case editrici italiane che pubblicano anche fantasy a dare spazio ai giovani davvero talentuosi e promettenti, al di là di facili guadagni e di facili pubblicità.