mercoledì 24 dicembre 2008

Auguri di Buone Feste

Castello di Rocca Calascio (AQ) dove girarono Lady Hawke

E' il secondo Natale che Mirtillangela trascorre in compagnia del blog e di tutti gli amici che, nel tempo, si sono affezionati a questo posticino. E' passato già un anno, accidenti.

A Novembre, presa dagli impegni del Lucca Comics'08, non ho festeggiato il compimento del primo anno di età del Castello, nato proprio a ridosso del Comics 2007 in concomitanza col blog della cara Fed, perciò rimedio adesso.

Faccio a tutti i miei migliori Auguri di Buone Feste e ringrazio ognuno di voi per l'affetto e la partecipazione che mi dimostrate con costanza da tanti mesi. E' bello condividere pensieri, emozioni e opinioni con voi, vi ringrazio dal profondo del cuore (e che non si dica che Mirtillangela non ne ha uno, ok????)

Mangiate, bevete, tr...... (vabbè mi avete capito :P) e soprattutto leggete tanto bel fantasy!!!

giovedì 18 dicembre 2008

Batto un colpo!


Ci sono, eh. Vi leggo tutti anche se commento poco, vorrei ogni giorno aggiornare questo blog, ma poi non ci riesco mai. Lavoro, impegni vari, e probabilmente anche un pò di mancanza di ispirazione...

Comunque non ho smesso di leggere e dopo la Romagnoli è la volta di Marco Davide e La Lama del Dolore, il primo libro della triogia di Lothar Basler (è da poco uscito anche il secondo, Il Sangue della Terra).
Sono troppo all'inizio per poter dare un'impressione perciò toccherà aspettare ^_-

Continua anche la ricerca di Lasciami entrare di John Lindqvist consigliatomi da un bel pò di voi: non lo trovo da nessuna parte!!! Ho ancora la Feltrinelli da visionare altrimenti passerò a IBS, ormai è una sfida personale.

Quanto al resto... il Natale si avvicina e non vedo l'ora che arrivino le ferie (e i pranzi, e le cene, e le tombolate, e i cenoni di capodanno, et... ) !!!

venerdì 5 dicembre 2008

Il Segreto dell'Alchimista - Recensione


La scorsa settimana ho ultimato la lettura del Segreto dell'Alchimista di Antonia Romagnoli e devo dire che mi ha piacevolemente sorpreso. E' un libro maturo e corposo, con un obiettivo narrativo chiaro e perseguito in modo coerente lungo tutta la narrazione. Ciò facilita il coinvolgimento del lettore che non si smarrisce neppure quando le avventure si complicano e la storia sposta l'attenzione ora sui protagonisti principali, ora sui secondari. Ah, sempre per rimanere nel tema del blog di questi giorni, anche qui c'è una storia d'amore, solo che ai palati delicati, sembrerà un pò scontata. E in effetti lo è.... del resto non è un libro privo di pecche, solo che letto dopo eymerich, capirete che per me ha rappresentato l'ossigeno!

Di che parla Il Segreto dell'Alchimista?
Una catena di efferati omicidi sconvolge le Terre. Le vittime sono i maghi naturali, i pochi eletti in grado di utilizzare la magia in tutta la sua potenza. Mentre nelle regioni del Sud dilaga una misteriosa nebbia, che cela nelle sue profondità un segreto di distruzione e morte, Ester, insegnante di magia, e Nimeon, principe delle Colline, vengono investiti del Mandato che li condurrà a svelare una verità incredibile e inattesa. Accompagnati dal giovane matematico Van e da un gruppo di valorosi cavalieri, i due affronteranno la delicata indagine sulle tracce del temibile e astuto nemico, tra enigmi insoluti, incantesimi, intrighi e inquietanti scoperte. Quale segreto lega Ester all'assassino e all'antica leggenda custodita dai Reali delle Colline? E cosa nascondono le nebbie incantate che lentamente invadono le Terre? Un'avventura al confine tra due mondi. La storia di una donna in lotta contro se stessa. Un fantasy che sfuma nelle tinte moderne del giallo.

Personalmente non concordo molto sulla faccenda del giallo/thriller semplicemente perchè allora quasi tutta la letteratura di genere sarebbe tale, visto che di morti ammazzati e di misteri i libri fantasy abbondano in ogni salsa. E' un fantasy e dicendo questo, si dice anche tutto il resto: avventura, intrighi, magia e misteri.
Chiarito ciò, vi dico che mi è piaciuto come la Romagnoli ha creato un'ambientazione dettagliata e coerente in grado di creare un'atmosfera emozionante e coinvolgente. Il libro ha un buon ritmo, l'alternarsi dei punti di vista non è un elemento disturbante ma, al contrario, permette effettivamente di conoscere meglio i personaggi "aiutanti", di norma sempre un pò trascurati in storie non prettamente corali come questa. Solo la prima parte, diciamo le prime 150 pagine, potevano essere snellite un pò ma alla fine sono state funzionali all'introduzione delle Terre, negli spazi e nella socialità.
Mi è piaciuta la trovata dei due mondi, quello medieval/fantastico e quello nostrano, che entrano in relazione tra di loro in modo molto originale, forse unico, nel panorama del genere. Voglio dire, la Londra di Harry Potter che dovrebbe essere a noi contemporanea, a me è sempre parsa a) solo uno sfondo b) lontanissima di epoca perchè priva di caratterizzazione e di "vissuto". Qui no, anzi. Ma non posso dirvi altro, altrimenti davvero spoilero troppo. Certo la Romagnoli avrebbe potuto rendere un pò meglio la parte dell'incontro culturale perchè io non ci credo che Nimeon si sia adattato al concetto di bidet e di Internet in una settimana, lui che va ancora in giro in calzamaglia e spadino....
Ester come personaggio è ben caratterizzato e definito sebbene a volte mi sia sembrata contraddittoria: determinata e inflessibile per il 90% del libro scoppia a piangere come una ragazzina, di norma mentre parla col suo principe innamorato.

Ok, ma allora cosa c'è che non va in questo libro? Due cose su tutte (e qui capirete il perchè della deriva romantica di questo blog negli ultimi giorn): la storia d'amore scontata tra Nimeon il principe, e Ester la maga naturale più in gamba delle Terre, e l'eccessivo buonismo che aleggia in tutto il romanzo.

La storia d'amore tra i protagonisti è decisamente trita e ritrita: lui ama lei, lei ama lui ma lo rifiuta perchè il Mandato è troppo importante, poi ci ripensa ma non troppo, poi si decide ma è lui a intuirne i sentimenti, lei non dice nulla chiaramente. Ecco, Nimeon è davvero un principe, e non per nascita ma perchè non la manda a quel paese per direttissima! Pure Nimeon è un pò stereotipato, il rampollo destinato a ereditare la corona che vorrebbe avere una vita meno complicata, che si trova a gestire qualcosa di più grande di lui. Ammettiamolo, non è proprio il massimo della vita e qui ho avuto l'impressione che il libro perdesse qualcosa nell'inserire l'elemento amoroso caratterizzato così.

L'altro neo è il buonismo, definito più elegantemente da Tanabrus come utopia Le Terre sembrano l'eden, agitate qua e là da qualche sommossa provocata, però, da agenti esogeni. I talentuosi e i buoni raggiungono i posti di potere in virtù della loro integrità come accade a Van, un giovanissimo Magister di matematica che viene eletto a una carica di rilevanza, perchè ha dimostrato di essere il più adatto. I cattivi, alleati del cattivo massimo, alla fine sono solo delle vittime che si pentono all'istante e persino i custodi "umani" del segreto dell'alchimista, davvero sono così filatropi e altruisti??
Altra piccola nota: il linguaggio, tendente all'aulico con termini spesso un pò obsoleti. A volte risulta un pò pesante ma dato che non mancano momenti ironici e divertenti nel libro, questo limite linguistico non mi è parso eccessivamente gravoso.

Insomma, leggere o no la Romagnoli? Se vi piace un fantasy diciamo classico, con tanta magia, contaminazioni di spazi e di tempi, e se le storie d'amore, anche se scontate, non vi disturbano molto, avete trovato il libro per voi. Per me è stata una piacevolissima lettura.

martedì 2 dicembre 2008

Amore fantastico


Il precedente commento su Twilight, l'odierno post di Fed, nonchè qualche chattata raminga, mi hanno fatto sorgere spontanea una domanda che, rapida, vi sottopongo.
Da lettori, l'elemento amoroso nel fantasy/fantastico, vi piace o vi infastidisce? Meglio ancora, quale tipologia di storia d'amore riesce a farsi leggere bene e quale detestate con tutto il cuore perchè non la trovate attinente al genere?

Leggendo qua e là, mi è venuto il sospetto che la stragrande maggioranza dei lettori di genere, sia tendenzialmente allergica alle love story in salsa fantasy e la cosa mi incuriosisce assai. Magari mi smentirete, però ho l'impressione che vengano assimilate ai temi dei romanzetti per donnine o ragazzine sognatrici, bisognose del classico intrigo rosa e che, quindi, non siano letterariamente rilevanti.
I libri fantasy con note sentimentali vengono percepiti, e forse liquidati, come romanzi di serie B.... finchè si parla di protagonisti dall'ingegno sopraffino, siam tutti soddisfatti, ma se poi ci scappa la storia sentimentale, si storce il naso perchè "è la solita solfa".
Come se l'ennesimo libro con elfi e gnomi alle prese con la ricerca di un magico oggetto salvamondo, non sia egualmente la "solita solfa".
Quindi chi legge fantasy non cerca anche l'amore in ciò che legge? E' una specie di snob e asessuata creatura desiderosa solo di sangue, spade e battaglie? Davvero?

Personalmente le storie d'amore nei fantasy, quelle vicende cariche di tensione, di attesa, di pericolo e perchè no, di tragico epilogo, mi piacciono assai. Quelle storie che, coerenti e funzionali alla storia, riescono a fare appello anche al lato più emotivo del lettore, credo che diano u
na sfaccettatura in più al libro.
Penso alla Carey, ad esempio. Potrebbe essere Phedre il meraviglioso personaggio che è, se la sua dannazione al masochismo non fosse rapportata al travagliato rapporto con Joscelin? Secondo me no. Ciò non vuol dire che se non c'è storia, il libro perde punti, i miei libri preferiti in realtà di storie sentimentali non ne vedono neppure l'ombra, ma se c'è, non corro via offesa (ripeto, purchè valida e coinvolgente, eh)

La considerazione da fare, forse, è un'altra. Che di love story fantasy, lontane dal solito clichè bella ragazza da salvare e/o talentuosa figlia di maghi + cavaliere e/o principe e/o avventuriero di fama, ce ne sono pochine. Quello che c'è è molto stereotipato e, quindi, ovviamente stancante.

Voi che ne pensate? E' un problema di poca varietà sul tema o vi sta bene così perchè il genere è più funzionale ad altri elementi?

lunedì 1 dicembre 2008

Twilight- varie ed eventuali


Ieri sera sono andata al cinema a vedere twilight insieme a Rob. Sapevo più o meno cosa aspettarmi perchè l'avevo letto su fidati blog amici, e avevo messo in guardia anche Rob. Solo che non è bastato e mi ha giurato vendetta: mi trascinerà in malo modo a vedere il primo film idiota che uscirà al cinema, legandomi e impedendomi di chiudere gli occhi!

Insomma, il film è terribilmente banale e scontato. Focalizzato solo sul bel candido faccino di Edward e sulle sue carnose labbrone, perde completamente la bussola appresso ai balzi da scimmia di Ed e alle battute assurde dei due innamorati. Mi sono rianimata solo quando i vampiri se le sono date di santa ragione con tanto di rogo finale ma si è trattato di fugaci attimi in due ore di proiezione.
Il film riesce a svilire quel pò di buono che nel libro della Mayer c'era. Se nel libro il punto di vista di Bella, il rapporto stretto con i suoi pensieri, con la sua autoironia e con l'assoluta atipicità e follia irrazionale dell'amore per Edward, riesce a trasmettere qualcosa al lettore, il film distrugge tutto. E i personagggi diventano macchiette, i dialoghi diventano battute comiche e i momenti più emozionanti, diventano episodi da ridere. Uno su tutti. Sul finire del film, quando al ballo Bella, ingessata, chiede a Ed di trasformarla in vampiro, Rob scoppia a ridere e mi sussurra: "sarebbe la prima vampira al mondo a restare col gesso per tutta l'eternità!!" Mio malgrado, mi sono messa a ridere anche io perchè tanto più di quello, non si poteva fare. Unica nota positiva: Twlight-film è in buona compagnia perchè di film peggiorativi dei libri fantasy, ne abbiamo visti parecchi, utlimamente. Indimenticabili, a tal proposito, le pellicole di Eragon e della Bussola D'oro (tanto per dirne due).

Questo per quanto riguarda il film. E il libro, allora? Davvero è meglio del film? Si, lo è, chiaramente per colpa del film non per meriti enormi del libro. Eppure... eppure adesso vi dirò perchè a me Twilight-libro piacque e perchè mi lasciò una bella sensazione addosso.

Precisazione doverosa: questo commento è di parte, ok? La razionalità e l'oggettività in questo momento sono a riposo.

Twilight è un romanzo d'amore a sfondo fantastico tra un vampiro e una sedicenne. Isabella Swann si è trasferita da poco a Fork, sperduta cittadina americana perennemente allagata dalla pioggia, per stare col padre. A scuola Bella attira subito l'attenzione di ragazzi e ragazze intressati alla nuova venuta ma è l'attenzione di Bella ad essere immediatamente e irresistibilmente attratta da un quartetto di strani e affascinati ragazzi/e, taciturni e solitari. Sono i Cullen, tra cui spicca, per Bella, il meraviglioso (non esagero io a dire sempre che è bello, e la Meyer che lo ripete in modo OSSESSIVO) Edward. Tra i due nasce qualcosa, una di quelle alchimie che sono difficili da spiegare e che non hanno assolutamente nulla di razionale. Edward prova a sfuggire, eppure poi si ripresenta a Bella, lei stessa spesso lo tratta in modo scostante, ma poi non può fare altro che tornare da lui. Non la vedo come una contraddizione, quanto piuttosto come il tentativo di entrambe di rimanere al comando dei propri sentimenti per non perdere la bussola. Tentativi destinati a fallire perchè Edward e Bella sono come poli opposti di calamite destinate ad attrarsi. Anche quando Bella capisce che creatura sovrannaturale Edward sia. Accetta la sua identità di vampiro affidandosi completamente al sentimento che lei nutre per lui.

Follia? Oh, certo. Ma da quando in qua l'amore va a braccetto con la sanità mentale? Parlo di quel sentimento totalizzante che stempera tutto, paure e timori, nell'euforia di un abbraccio, di un bacio sfiorato.
Ed Edward come fa a sottrarsi a colei che rappresenta un' unicità assoluta in secoli di umana indifferenza? Ovvio che non può. Non può resistere a Bella e si innamora di colei che, sola, le cela i pensieri più profondi. Cosa accade quando Bella è in pericolo mortale, braccata da un segugio, la peggiore tipologia di vampiri succhiasangue? Edward e la sua famiglia, che hanno rinunciato da anni al sangue umano, faranno di tutto per salvarla dalla morte. Anche a costo di restituirla alla vita quando, forse, l'unico egoistico modo per Edward di essere felice con la ragazza, sarebbe stato donarle morte.

In Twilight il vero protagonista è l'amore, il sentimento, la scintilla che accende Edward e Bella. I vampiri c'entrano poco (anche perchè i vampiri della Mayer sono un pò come i Drow della Troisi nei dannati di Malva, solo un nome e nulla più) come c'entra poco l'elemento fantastico che è un pretesto, quel condimento che aggiunge eccitazione e fascino, ma il fulcro della storia è un altro. La Mayer è molto brava a gestire in 400 pagine, tutte scritte in prima persona dal punto di vista di Bella, la storia tra i due. Scrive in modo fluido e diretto, fa emozionare a tratti fa ridere e sorridere. E poi fa sognare.
Un libro per ragazzine? Bhè, se pensate che il sogno e i sentimenti siano solo roba da ragazzine ormonalmente instabili, bhè, allora forse la risposta è si.
Se, invece, pensate che non ci sia un tempo nè un'età per lasciarsi coinvolgere dalle vicende di una difficile e inusuale storia d'amore, la risposta è no.

Leggere Twilight con il cuore critico e distaccato dell'esperto di fantasy/fantastico, non vi farà godere per nulla la lettura che, agile e snella, indaga, scruta e sprofonda nell'unicità della folle storia di Edward e Isabella più che su sangue e canini. Certo di limiti il libro ne ha e pure tanti, in primis aver avuto dei seguiti penosi, ma Twilight non ha pretese di essere il libro del secolo, è inutile e sostanzialmente una perdita di tempo, accanirsi nel dimostrare che è una storia semplice e non particolarmente originale. Lo è. Per fortuna.


mercoledì 26 novembre 2008

Nicholas Eymerich, Inquisitore- Recensione



Qualche sera fa ho finito di leggere Nicholas Eymerich, Inquisitore di Valerio Evangelisti.
Lo so che mi attirerò gli strali di tutti i fan di Eymerich, ma a me il libro non è piaciuto e non per la trama e neppure per l'andirivieni fantascientifico, nossignore, sono oggettivamente le caretteristiche migliori. Ma per il personaggio in sè e per come viene (poco) caratterizzato.

Faccio un piccolo passo indietro e vi incollo la trama presa da wikipedia: Nicolas Eymerich inquisitore racconta tre storie intrecciate. La prima, e più importante, è la vicenda della nomina del frate domenicano Nicolas Eymerich a Inquisitore generale del Regno d'Aragona, alla metà del Trecento; Eymerich, che macchina instancabilmente per ottenere una ratifica definitiva della propria nomina, deve indagare su una misteriosa setta di neopagani adoratori della dea Diana, infiltrati nella corte aragonese di Saragozza. Le altre trame sono la storia del fisico Frullifer, che elabora una teoria scientifica in grado di spiegare i fenomeni paranormali e al tempo stesso di consentire viaggi interstellari; l'altra, ambientata due secoli nel futuro, il viaggio dell'astronave "Malpertuis" verso un pianeta dimenticato dove ancora si manifesta la dea Diana. Le tre vicende sono collegate tra loro: sono le scoperte di Frullifer nei primi anni del XXI secolo a consentire il viaggio della "Malpertuis", e la conclusione di quel viaggio coincide con la sconfitta della setta pagana da parte di Eymerich (perché il viaggio nello spazio dell'astronave coincide con un viaggio all'indietro nel tempo).

La prosa di Evangelisti è essenziale e scarna, esattamente come piace a me. La storia di Evangelisti è a metà tra fantasy e fantascienza che è precisamente una delle cose che mi piace di più leggere. E allora perchè il libro mi ha lasciato totalmente indifferente quand'anche non proprio irritata? Semplice. Perchè Eymerich è un personaggio monodimensionale al più bidimenzionale, che non riesce a trasmettermi praticamente nulla.
E' presuntuoso e inflessibile, senza alcuna sfumatura, tutto quello che fa e dice è riconducibile sempre e solo a queste due caratteristiche. Non sappiamo cosa pensa, non sappiamo chi è Eymerich. Sappiamo solo che odia le pulci, detesta il contatto umano, ama il potere e disprezza il prossimo non immediatamente utile.

Attenzione, non sto scendendo nel merito delle bigottonerie e dei comportamenti irritanti di Eymerich perchè rispecchiano l'epoca buia in cui viveva e lui è pur sempre figlio del suo tempo e della Chiesa del suo tempo. La mia obiezione è sulla costruzione del personaggio che è piatta e poco sfaccettata. Una specie di "uomo che non deve chiedere mai" del Medio Evo. Alla lunga, mi si conceda, stanca e non riesce ad appassionare. Senza contare che persino le tanto decantate doti inquisitorie io non le vedo proprio: al paese mio uno come Eymerich si chiama rompiballe, altro che fine inquisitore!

Inoltre, ci sono delle parti decisamente incongruenti. Il buon Frullifer ci mette mezzo libro a spiegarci la teoria degli psitroni e della necessità di un "medium" per catalizzarli. Ma allora come cavolo fa Frullifer a fare quello che fa alla fine del libro?? (non spoilero sennò davvero non ci resta nulla...)
Lui che dichiara a chiare lettere di non essere medium ?? Evangelisti manda a quel paese tutto lo sforzo compiuto nel dare una lettura fantascientifica al paranormale, riducendo il tutto alla proiezione di menti collettive intensamente concentrate su un unico pensiero.

Insomma, nulla da segnalare. Non mi è piaciuto e quindi vi chiedo: cosa posso leggere per provare a cambiare idea su Evangelisti??

Intanto sto leggendo Il Segreto dell'Alchimista di Antonia Romagnoli ^_^


sabato 22 novembre 2008

Ancora Carey dalla Nord??


La notizia è di quelle che, se confermata, sarebbe davvero un bellissimo regalo di Natale.
Vi ricordate della notizia data qualche tempo fa sulla non volontà della Nord di continuare a pubblicare Jacqueline Carey per le vendite scarse registrate dalla trilogia di Phedre? (ne abbiamo già discusso qui).

Bene, mi è arrivata segnalazione interessante da una lettrice del blog (GRAZIE!), leggete da voi:

Gentile Valentina,
proprio in questi giorni stiamo riconsiderando la possibilità di pubblicare la seconda trilogia di Jacqueline Carey, spinti anche dalle numerose richieste dei suoi fan. Ci muoveremo dunque per acquisire i diritti di pubblicazione per l'Italia dei nuovi volumi. Se dovessimo riuscirci, comunque, dobbiamo precisare che l'uscita non sarà immediata, perché si tratta di libri corposi, che vanno ovviamente tradotti e rivisti (due cose né semplici né veloci). Ci sono poi altri tempi tecnici che, purtroppo, allungano ulteriormente l'attesa. Dunque, al momento, non possiamo darle informazioni più precise.

A me piace questo passo qui: "spinti anche dalle numerose richieste dei suoi fan".
E' bello pensare che dopo il rimbalzo della notizia in rete, grazie ai blog e alla risonanza della cosa su social network, grazie alle tante e-mail inviate alla Nord e alla Carey (sono una di quelle :P), qualcosa si sia effettivamente mosso. E' chiaro che non ci sia spirito puramente filantropico nella rivalutazione fatta dalla Nord ma piuttosto motivazioni
economiche e di marketing abbastanza evidenti e pure comprensibili.

Sia come sia, la notizia davvero rilevante, come lettrice, è che avrò La Trilogia di Imriel in italiano (Nord, il tempo a noi fan interessa poco...), come blogger è che qualcosa, grazie alla rete, riesce ancora a muoversi.
Ora, siccome sono un pò san tommaso, vado a mandare l'ennesima mail alla Nord per avere conferma di questa bella news, di cui continuo a ringraziare infinitamente Valentina!!

mercoledì 19 novembre 2008

Babbo Natale a novembre


Babbo Natale per Mirtillangela è arrivato ieri, quando le solerti Poste Italiane le hanno consegnato, sano e salvo, il paccone di libri acquistato da Bruno.
Si tratta di autori nostrani che non ero ancora riuscita a leggere e che ora passeranno al perfido vaglio di Mirtilla. Ecco i titoli:

La Lama del Dolore di Marco Davide
Le Metamorfosi di Ghinta di Fabrizio Casa
Il Segreto dell'Alchimista di Antonia Romagnoli
Il Risveglio dell'Ombra di Luca Trugenberger
Nicholas Eymerich, Inquisitore di Valerio Evangelisti
Il Sigillo del Vento di Uberto Ceretoli
L'abbraccio delle Ombre di Ester Manzini


Per motivi di ingombro e di facilità di trasporto sui mezzi pubblici della capitale, ho iniziato le letture da Eymerich di Evangelisti, sono solo all'inizio ma già mi piace ^^

Sul fronte novità, si segnala l'uscita di Brisingr, il terzo libro di Paolini (dopo Eldest ed Eragon), e l'uscita del nuovo libro di Licia Troisi Il Destino di Adhara il primo libro della nuova trilogia "Le Leggende del mondo emerso". Non prevedo di leggerli a stretto giro per un sacco di motivi diversi, ma magari tra qualche mese...

Solo una domanda innocente: Le Guerre, Le Cronache e le Leggende.... ma la Troisi vorrà mica sfornare le Dragonlance??? :P


martedì 11 novembre 2008

Prodigium- Recensione


Prodiugium- I figli degli Elementi apre la nuova saga urban fantasy dell’instancabile Francesco Falconi già autore della fortunata trilogia di Estasia (di Estasia 2 ho parlato qui).

Il libro segna un netto miglioramento rispetto ai libri della saga che lo hanno preceduto non solo per la “crescita” del target di riferimento, ma anche per una maturazione complessiva dell’autore nello stile, nell’articolazione della trama e soprattutto nella definizione dei personaggi principali.
Di che parla Prodigium? Ce lo dice il libro stesso:
Quattro ragazzi si aggirano tra i cunicoli di Synapsis, antica metropoli dai mille misteri. Sono ragazzi dall'indole differente, ma accomunati da due caratteristiche. La solitudine, pronta a soffocarli tra i miasmi della metropoli, e la coscienza di sentirsi speciali e diversi dai loro coetanei. Alyssa sa muoversi a velocità straordinaria ed è capace a lanciare lingue di fuoco. Dafne riesce a spostare gli oggetti con la forza del pensiero. Ryan sa mutare in animale il proprio corpo. Kaleb infine conosce alla perfezione gli incantesimi più oscuri.Per loro è giunto il momento di seguire il proprio destino e, assieme ad altri sessanta ragazzi, saranno chiamati a conoscere gli enigmi della lontana isola di Eterium, dove, all'interno della gigantesca Pagoda di Theorica, impareranno a conoscere se stessi e i propri poteri.Ma, tra le cinque muraglie che proteggono l'isola, si nascondono complotti e misteri: Synapsis sta per essere sconvolta dalla genesi di nuove creature. Le porte di una nuova era di terrore stanno per spalancarsi. Un'unica salvezza: i quattro ragazzi, i Prodigium.

Fermi, non scappate. Non è quello che sembra, non è affatto quello che sembra. Se una lettura rapida di queste righe potrebbe far pensare al solito trito di talentuosi ragazzini nelle cui mani risiede il destino del mondo, la lettura accurata del romanzo apre riflessioni fortunatamente più ampie. Intendiamoci, è anche la storia di quattro ragazzi più talentuosi di altri che si trovano protagonisti, loro malgrado, di avventure e pericoli magici, ma è soprattutto la storia di amicizia, di fiducia e di coraggio, di due giovani donne e due giovani uomini.
Il punto di forza del libro sono loro, Dafne e Alyssa, Ryan e Kaleb. Hanno storie diverse alle spalle ma sono tutte storie dure e difficili, fatte di violenze domestiche, di povertà, di solitudine e di disagio familiare.
Falconi riesce in modo eccezionalmente vivido e coinvolgente a renderci partecipi dei sentimenti dei quattro, della rabbia di Alyssa, dell’ insicurezza di Dafne, della rassegnazione di Ryan e della solitudine di Kaleb.
La prima parte del libro, e per prima parte io intendo quella che include la presentazione dei quattro, l’arrivo a Theorica, il lento passaggio da quattro individui diffidenti a un solo gruppo affiatato, è la parte più coinvolgente e emozionante del tomo. Falconi ci fa conoscere i suoi personaggi in modo perfetto, ci mostra i loro mondi, i rapporti con le famiglie e ci affresca quattro scenari di vita che sono estremamente vividi e vicini al sentire del lettore. Talmente tanto vicini, che è facile partecipare dell’euforia e della speranze che colgono i ragazzi in procinto di partire per l’isola che cambierà loro la vita. Per i quattro, recarsi a Theorica, il luogo in cui migliorare i talenti magici, ma soprattutto, in cui essere se stessi liberamente, potersi fidare del prossimo senza timori, rappresenta non solo una speranza ma l’unica realtà possibile. Ripeto, questa prima parte di Prodigium, è resa in modo davvero convincente e coinvolgente.
Sono pagine praticamente impossibili da smettere di leggere.
L’altra cosa che mi è piaciuta molto, cosa che ho apprezzato anche in altre saghe fantasy, è l’introduzione dell’espressione artistica come complemento ideale della magia e delle manifestazioni arcane. Theorica è il luogo delle arti, della musica, della danza, della magia e degli incanti tanto che, la prima prova della gara che mette in palio ambiti premi (!) per le squadre, è esattamente la rappresentazione scenica di una specie di muscial in cui gli effetti vengono potenziati al massimo dalle trasformazioni, dalle magie e dalle arti in combattimento, dei giovani Prodigium.
Altra cosa favolosa: niente pedagogia e niente insegnamenti moraleggianti!! Dal momento che sono le cose che peggio digerisco in Estasia, capite bene che persino i cedimenti emotivi periodici dei quattro, sono acqua fresca rispetto alla didascalicità delle esperienze di Danny.

Insomma, è evidente che con Prodigium Falconi dia una bella svolta alla sua produzione, sia per stile (bello il lavoro fatto sulle singole parole) e sulla definizione dei personaggi. Solo una nota a riguardo: non tutti sono trattati allo stesso modo. Il povero Ryan, ad esempio, rimedia un po’ la figura di comparsa rispetto agli altri tre, sia a vantaggio di Alyssa che è in assoluto il pg meglio riuscito del libro, che di Dafne e Kaleb.

Passiamo alle cose che non mi hanno convinta: il modo con cui si giunge all’epilogo della storia e la mancanza di un cattivo-cattivo.
Il libro parte benissimo, come detto, si svolge bene, ma poi finisce in modo troppo rapido rispetto all’inizio, chiudendo determinate questioni in modo troppo artificioso e veloce. Il chiudersi e lo svelarsi dei misteri, la scoperta di quello che accade, non è affidata al lettore ma ai personaggi sicchè, come accadeva un po’ anche in Estasia, il lettore diventa solo spettatore di una sequela di azioni senza essere dentro tali azioni. Rispetto all’altissimo coinvolgimento iniziale del libro, questa è una bella mancanza.
In altre parole, non credo che il pathos di una storia si crei necessariamente attraverso contrazione temporale degli eventi. Il ritmo coinvolgente non si crea solo inserendo i disvelamenti nel più breve lasso di tempo possibile. Almeno secondo me.
E poi Naeel, la cattiva del libro. Cattiva? Io purtroppo l’ho vista pochissimo, l’ho sentita chiacchierare e dare ordini molto crudeli ma poi, all’atto pratico, si è rivelata solo una bella ingenuotta. E’ probabile che questa cosa sia voluta, però io non ho ancora capito chi sia il cattivo di questo libro. Naeel? No, Gordha! Ma compare poco pure lui!! Insomma, chi sia sia, i cattivoni non stanno in scena abbastanza per acquisire spessore, sono sbiaditi.

Tutto qua? Naturalmente no!
Sdrammatizzando un po’, Prodigium mi ha divertita un sacco perché rafforza in me un paio di idee su Falconi:

- è fissato con i piani, i gironi, presumo anche con gli scaffali. Ordina sempre tutto per livelli, lo faceva con Estasia e lo ha fatto con Theorica. Come faccia non lo so! :P
- è un fan di Amici di Maria de Filippi perché il povero collo del piede di Dafne che non farà mai di lei una ballerina, è praticamente la fissa di non so quale maestra di danza classica di quel programma tv :P
- è un estimatore di Stroud e Sarnesh lo dimostra (ciò è cosa buona e giusta!)
- deve essere anche un estimatore di 007 perché sto libro è pieno di spie!!
- la realtà secondo Falconi è molto complicata e, soprattutto, ha nomi lunghi ed evocativi (Mi perdoni Falconi, ma oggi gira così :P )

Insomma, leggere o no Prodigium?? Bene, rimanendo fedele alla mia malignità di fondo, vi dico che se Estasia non vi è piaciuto tanto per temi
e stile, siete caldamente esortati a leggere Prodigium!
Qui, qui e qui trovate le diverse idee sul libro di Falconi di altri amici del blog di Mirtilla ^^

martedì 4 novembre 2008

Tracy e Laura Hickman-Lucca 2008


Domenica 2 Novembre a Lucca io e Rob abbiamo assistito a un incontro con T
racy e Laura Hickman, paraticamente la mamma e il papà della Dragonlance.
Ma come, direte, non era la Weis la mamma del ciclo di romanzi d&d più famoso al mondo? Di sicuro fisicamente sono stati Weis e Hickman a scrivere le avventure di Raistlin e soci, ma durante il dibattito è emerso che l'idea originaria venne ai due coniugi Hickman quando, poveri in canna da non poter sostenere economicamente la famiglia, la coppia decise di provare a vendere moduli di avventura di d&d di loro invenzione alla TSR. Trs che non si lasciò sfuggire l'opportunità di reclutarli in pianta stabile viste le buone idee che avevano dimostrato di avere. Come sviluppo di tale iniziativa, nacque poi l'idea editoriale delle Dragonlance.

Andando indietro con la memoria di qualche anno, la coppia ha raccontato i primi
approcci avuti col d&d. Fu Laura, la moglie, a inziare a giocare con un gruppo di amici. Lei pensava di andare a un corso di recitazione quando un amico le mise davanti una scheda personaggio e una matita dicendole: "E ora tira questo dado da 20". Laura andò in fissa col gioco di ruolo e pensò bene di coinvolgere anche Tracy. Racimolò a fatica i soldi per comprare la mitica scatola e la regalò al compagno per il compleanno. E le due settimane successive al dono, Laura non vide Tracy neppure a pranzo!

Durante l'incontro, io e Rob abbiamo anche scoperto che il gioco di ruolo di Ravenloft era una creatura proprio di Hickman! Immaginate la faccia di Rob, che per Ravenloft è in fissa da anni!
Tracy, però, non ha un buon rappoorto con quel gioco per un motivo semplice: fino a quando era uno prodottto dedicato ai vampiri e BASTA, la cosa lo divertiva assai. Quando furono tentati improbabili incroci narrativi con Dragonlance, Hickman ha detto basta poichè il motivo originario per cui Ravenloft era nato, ovvero dedicare un mondo complesso solo ai vampiri, era drammaticamente venuto meno.
In altre parole l'operazione creativo/commerciale di far convergere le faccende di Lord Soth nelle Dragonlance ontro il suo parere, non l'ha proprio digerita. Un grande!

Stringendo, l'incontro con gli Hickman è stato emozionante e divertente.

Emozionante perchè ha mostrato un lato dell'uomo Tracy che forse nessuno dei presenti si aspettava: ha rivelato di essere stato un missionario in indonesia, esperienza che lo ha segnato per tutta la vita ed è proprio in virtù di quegli anni, che Hickman ha imparato ad amare disinteressatamente la vita e le diverse creature del mondo. Non ci crederete, ma come commiato ci ha fatto un saluto pieno di speranza e di amore verso il prossimo che forse manco il Papa. Anzi, levate il forse.
Ma l'incontro è stato anche divertentissimo perchè Tracy è un soggetto che già solo nella mimica e nella gestualità ispira simpatia e tranquillità. Rideva sempre, aveva sempre la battuta pronta, è stato bellissimo condividere con lui un'ora di aneddotti e rivelazioni.

Poi, per coloro che avevano seguito il convegno, è stato disponibilissimo a farci anche l'autografino sebbene non fosse sessione autografi. E anche in quell'occasione più privata, fuori dal palco, Hickman è rimasto esattamente cordiale e disponibile come aveva già dimostrato di essere.
Alla faccia della Weis che l'anno scorso è stata di una notevole, glaciale, respingente, antipatia.

Qualche fotina:

Tracy Hickman entra in sala
Tracy e Laura alla firma!



Comunicazione di servizio: visto che son due giorni che vi baloccate e burlate alle spalle di due poveri drow, mi perdonerete se rimuovo le fotine. Del resto i drow son tipi alquanto riservati...


lunedì 3 novembre 2008

Lucca 2008 by mirtilla

Come promesso, eccomi qui a raccontare brevemente l'avventura del Lucca Comics 2008.

Io e Rob arriviamo venerdì pomeriggio verso le 17.30 dopo circa tre ore e mezzo di treno. Il tempo è brutto e la pioggia inizia a cadere fitta fitta quasi da subito. La cenetta col caro Imp, prelevato nel suo centralissimo hotel, avviene praticamente sotto la pioggia visto che tutti i locali erano stracolmi e l'unico tavolino libero prima di affogare, era all'aperto! Questo però non ci impedisce di mangiare una bella pizza e di scambiare 4 chiacchiere con l'informatissimo, e impegnatissimo, Imperatore Nero. Il cattivo tempo fa saltare anche l'ipotesi di una passeggiata serale per le strade di Lucca, sicchè ci salutiamo sul presto.

La giornata di sabato inizia presto perchè le operazioni di trucco e parrucco drow non sono proprio brevissime (specialmente perchè Rob, che non ha voluto la parruccona, mi fa passare 40 minuti solo a impiastrargli i capelli di gel bianco e di borotalco....).
Verso le 9,30 finalmente usciamo dall'hotel, non prima di aver rimediato le prime battute dalla proprietaria: "Oh maremma, come vi siete conciati! Siete bellissimi!"
Oddio, bellissimi non era proprio l'aggettivo più adatto per due drow, ma devo ammettere che nel complesso una certa impressione, la facevamo. Tra file kilometriche in biglietteria (ragazzi, ma quanta gente c'era quest'anno????), file per entrare negli stand, e le decine di fotografie che ci hanno scattato per strada, le ore sono trascorse molto in fretta. Senza contare che la sottoscritta, nel frattempo, aveva sviluppato un raffreddore pazzesco tenuto a bada dall'effetto di varie medicine. Verso le 14.30-15, passato l'effetto delle stesse, Mirtilla ha avuto il tracollo e con sommo dispiacere, ho dovuto saltare la presentazione di Francesco Falconi prevista per quell'ora al Games.
Tornati in hotel, stanchissimi (quella cavolo di parrucca mi ha fatto uscire matta!) ma soddisfatti, ci siamo dati una lavata e grazie alla nuova dose di medicine, mi sono rimessa in piedi per la cena.
Alle 21,30, però, col naso gocciolante e un notevole mal di gola, sono caduta addormentata.

Domenica mattina, in panni umani e civilissimi, lasciamo l'hotel e ci dirigiamo in fiera per fare quello che non eravamo riusciti a fare il giorno prima: shopping di libri e finalmente, assistere a qualche bel convegno/dibattito. Rob ha comprato "L'arazzo delle anime perdute" di ravenloft e io" Prodigium" di Falconi.
Poi, dibattio sul d&d 4 edizione con i responsbili della 25 edition italia, il convegno di Hickman, il papà delle dragonlance e, infine, quello di Falconi-Randall. In quest'ultima occasione ho finalmente rimediato il mio meritato autografo su Prodigium!
Alle 16.30, abbiamo ripreso il treno alla volta di casa e alle 20, eravamo di nuovo a Roma.

Ora ci starebbe bene un pensiero profondo, una considerazione esistenziale, che so, un'analisi psicologica di quella specie di cosplay che abbiamo fatto io e Rob. bhè, la verità è che ci siamo divertiti e basta, senza troppi giri di parole e senza troppi perchè.
E' stato spassossissimo girare per strada ed essere se stessi e insieme non esserlo, sapere che lì sotto c'erano sempre i soliti due matti di fidanzati, eppure sapere che all'esterno saremmo sembrati due matti e basta. C'è tutto questo e anche di più in questa personalissima edizione del Lucca Comics and Games 2008.


sabato 1 novembre 2008

Drow!!!!!!

Brevissimo flash da Lucca: giornata nuvolosa ma senza pioggia, piena di eventi e di matti cosplayer in giro per le strade. C'erano anche questi due loschi figuri che, tra una parrucca indisciplinata e un raffreddore incipiente, seminavano terrore per le strade:



Prossimamente scriverò un resoconto un pò più coerente e posterò qualche altra fotina! Ora vado a curarmi che la salute mi ha definitivamente abbandonato.... :(

giovedì 30 ottobre 2008

Lucca Comics, si parte!

Ebbene ci siamo, domani io e Rob prenderemo il treno che ci porterà al Lucca Comics and Games 2008. Sabato dovremmo trasformarci in drow, dico dovremmo perchè, ammettiamolo, alla vigilia prende una certa vergogna....

Nel caso la trasformazione avvenisse, oltre alla bianca parruccona e al nero mantello, potreste riconoscere la sottoscritta sotto il cerone, avvistando questi due oggetti:





Che dire, io sono una mezza talpa e se le lenti a contatto non riusciranno a starsene buone per qualche ora negli occhi poco lacrimosi, toccherà che inforchi gli occhiali.... NON RIDETE!!!
La spilla ragnosa, invece, sarà appuntata sul corpetto e siccome è l'unica cosa non nera che indosso, dovrebbe essere visibile.

Insomma, ci sono molti in se in questo post ma siate clementi! Buon divertimento a chi sarà a Lucca e ci vediamo presto a tutti gli altri!

giovedì 23 ottobre 2008

Wall-E -Recensione


Domenica scorsa io e Rob con una coppia di cari amici (lo so che leggete!) , siamo and
ati a vedere Wall-E, ennesima fatica della Disney- Pixar. Tanto per fare un rapido ripasso, la Pixar è la mamma di: Toy Story, A Bug's Life, Toy Story 2, Monsters & Co., Alla ricerca di Nemo, Gli Incredibili, Cars -Motori Ruggenti e Ratatouille.

Wall-E è la storia di un robottino che, in una terra invasa dai rifiuti e abbandonata dagli umani fuggiti nello spazio, ha l'ingrato compito di ripulire il mondo dall'immondizia generata e non smaltita.
All'inizio non è solo, ci sono centinaia di migliaia di Wall-E sguinzagliati per le strade gonfie di pattume, ma dopo secoli e secoli, solo uno ancora riesce ad assolvere il suo quotidiano compito: il nostro Wall-E, appunto. Che, col passar del tempo, ha anche sviluppato una sorta di intelligenza artificiale rudimentale che lo rende specialissimo: Wall-E colleziona oggetti curiosi (su cosa possa essere definito curioso da un robottino-spazzino, è tutto dire....), è un romanticone che guarda di continuo vecchie cassette di film d'amore e, sopratutto, è capace di innamorarsi.
Di chi? Ma di una robottina di ultimissima generazione, una specie di soldato Jane formato ovolina, inviata sulla terra con uno scopo ben preciso (che non svelo sennò è finita!). I nostro solitario e goffo Wall-E si innamora all'istante della liscia e bianchissima EVA (si chiamerebbe Eve, ma il nostro non riesce a pronunciare bene il nome.... :P ), tanto da fare vere e proprie follie per lei. Le scene che testimoniano l'amore devoto e incrollabile di Wall-E sono da morire dal ridere per la tenerezza e la semplicità dei sentimenti trasmessi. Peccato che la bella Eva abbia in mente solo una cosa: la sua direttiva.
Eva e Wall-E vivranno avventure di ogni tipo, tra umani obesi che hanno perso persino la capacità di camminare e di relazionarsi gli uni gli altri senza l'uso di intefecce virtuali e tra robottini super tecnologici malfunzionanti che, loro malgrado, si troveranno ad aiutare i nostri eroi.
Riuscirà alla fine Wall-E a conquistare Eva? Questo lo saprete solo andando al cinema!

Cosa mi è piaciuto di Wall-E? Innanzi tutto la caratterizzazione dei personaggi che supplisce perfettamente alla mancanza pressocchè totale di dialoghi per un buon pezzo del film. Non c'è biosgno di parlare per capire quello che prova Walle, quello che conta nella sua esistenza, per comprendere quanto si senta solo e quanto vorrebbe amare. Basta seguire i suoi gesti, i suoi sguardi, i suoi sospiri per avvertire come se fosse un attore in carne e ossa, quello che sta pensando e vivendo. L'animazione è perfetta, riesce a cogliere decine di sfumature di espressione.

Mi è piaciuta molto la semplicità della trama di Walle. Il protagonista è lui che si innamora, lui che fa follie per l'amata, lui che si trova immischiato in qualcosa di molto più grande del previsto, e lui che rischia la vita persino per salvare l'umanità. Sarà anche banale come trama e come andamento narrativo ma il messaggio è chiaro e senza fronzoli. Per tutto il film si resta concentrati su Walle, si sospira con lui, si ride con ( e di) lui, e si sta col fiato sospeso con lui.
La delicatezza con cui la pellicola tratta i sentimenti è, poi, la cosa che mi ha colpito di più in assoluto.

Ad un livello diverso di lettura, Walle è una specie di film di denuncia. Dico specie per quanto detto prima, perchè persino la denuncia è sullo sfondo della storia e non irrompe mai in essa tanto da rubarle la scena. Il film mostra una terra letteralmente invasa dai rifiuti, in cui l'umanità è stata costretta a fugire perchè non poteva più viverci. Attuale come tema, non trovate? Eppure, anche nello spazio, essi producono rifiuti e la scaricano senza riguardo dimostrando che l'essere umano non impara mai dai suoi sbagli. Senza contare l'imprigrimento fisico e di relazione che sperimentano gli uomini in orbita: obesi e attaccati alla realtà virtuale, finiscono per non accorgersi di quello che sta loro intorno. Paradossalmente, sarà Walle a determinarne la presa di coscienza, sarà Walle a rendere all'uomo la sua umanità.

Detto ciò, andare o non andare a vedere Walle? E secondo voi cosa posso rispondervi??? Eccerto!

Ah, dimenticavo, il film è zeppo di citazioni ad altri film e di pubblicità più o meno occulte. Al momento mi sto divertendo a ricordarle tutte. Voi cosa avete scovato?


lunedì 20 ottobre 2008

Pubblico o privato?


Ultimamente ho poco tempo, credo di averlo ripetuto 1000 volte, ma una riflessione sono riuscita a strappala alla mia giornata caotica. Era qua
lcosa che mi frullava in testa già da un pò ma questo post di oggi, mi ha fatto decidere di porvi l'annosa questione.

Blog e social network danno voce alla rete, e alle persone che la costituiscono, come mai un personal media aveva fatto sino ad ora. Tutti possono partecipare, conversare, conoscere e farsi conoscere tramite post, commenti e schede facebook. Tutti possiamo essere qualcuno in rete e, sempre più spesso, capita di "conoscere" il proprio scrittore preferito attraverso le pagine di myspace o di facebook, oppure tramite blog.
E se l'autore in questione decide di giocare secondo le regole che gli strumenti del web partecipativo impongono, affiancando all'uso meramente di marketing, un utilizzo più personale del mezzo blog, cosa accade allo scrittore stesso? Come reagisce il lettore davanti a questa messa a nudo dell'autore, e soprattutto, come lo scrittore riesce a fronteggiare la lenta e inesorabile erosione del proprio privato volontariamente ceduto? La tipologia di esposizione che investe un personaggio quando vengono pubblicate foto private su un tabloid, è diversa da quella che investe uno scrittore che scrive di sè e delle sue opinioni su un blog. E' una esposizione più profonda, più intima, volendo più emotivamente rischiosa.

Io ho una mia idea ce l'ho ma è doverosa una premessa. Frequento attivamente blog di autori fantasy italiani e la cosa, personalmente, mi piace molto. Ma da studiosa di mezzi di comunicazione interattiva, e solo per riflessione professionale, ho il dubbio che si tratti di una lama a doppio taglio, perchè quella sfera intima e personale, se vogliamo "misteriosa", dell'autore nell'immaginario del suo lettore, viene inesorabilmente erosa. Ciò determina, per l'autore, il progressivo sovrapporsi della sfera pubblica e privata con la fusione tra ciò che, un tempo, era proprio solo del palcoscenico e delle quinte, e per il lettore, la perdita di quell'aura mitica che l'autore non conosciuto, ma solo immaginato, aveva. Una perdita, forse, non percepita come negativa ma che all'atto pratico, rendendo quotidiano ciò che era "eccezione", fa perdere all'evento la sua emozionante eccezionalità.
Personalmente ritengo che i due effetti non siano totalmente positivi ma, visto che lo scrittore ci guadagna in visiblità e in pubblicità, e i lettori ci guadagnano in vicinanza e conversazione è, come sempre, impossibile dire se quello che sta accadendo alle relazioni sul web 2.0 sia cosa buona o cattiva.

Le persone note sperimentano da sempre lo sconfinamento del pubblico nella vita privata, ma con internet 2.0 le cose sono diverse. Non c'è in ballo solo una foto rubata, o una dichiarazione stravolta, c'è di mezzo la capacità dell'autore di relazionarsi con quel mondo di appassionati e non, che smettono di essere solo fan o critici, ma che entrano di prepotenza nella quotidianità dello scrittore. Una novità assoluta, rispetto all'artista chiuso nella sua torre di avorio, una novità a cui scrittori e utenti, ognuno per loro modo, si stanno adattando.Ma qualcosa, nei processi di adattamento, si perde inevitabilmente.

Voi che ne pensate? gli autori dovrebbero gestirsi con maggior riservatezza persino sul web 2.0 oppure va benissimo così? E' salutare o no questa forma di confronto a 360° con gli utenti per chi scrive e parla di sè oltre che di ciò che pubblica? Oppure sarebbe meglio che autori e lettori si toccassero solo occasionalmente piuttosto che continuativamente?

giovedì 16 ottobre 2008

Il Grifone Rosso- Recensione


Non ci crederete ma ce l'ho fatta! Ho finito il famoso libro della Kerr che stavo leggendo da due settimane. Un record di lentezza che non credo di aver mai raggiunto. Pazienza, sarà il cambio di stagione :P

Il libro in questione, Il Grifone Rosso, fa parte della nota saga celtica di Katharine Kerr di cui ho già parlato qui. Come sempre accade per i libri della Kerr, fare un riassunto della trama è praticamente impossibile, perchè la nostra prolifica autrice ha immaginato le trame della sua saga in questo modo:




In questo particolare volume, si intrecciano almeno tre diverse storie ed epoche: la trama principale è quella che si è dipartita dalle vicende passate (molto passate) di Jill, Rhodry e Nevin ma allo stesso tempo è profondamente cambiata. Il weird, il destino, di quel trio di personaggi pur essendosi risolto con la riuscita di Nevin nel suo intento di espiazione, ha influito sui destini di molte altre persone perciò, pur essendo morte, è come se la loro storia non finisse mai di svolgersi. E' affascinante come approccio, perchè il lettore ha visivamente sotto gli occhi in che modo le strade si intreccino, si mescolino, e si influenzino a vicenda. Basta un incontro a cambiare per sempre la vita e basta una reincarnazione per riaprire eterne lotte che neppure la morte è riuscita a cancellare.
La seconda storia si svolge nel passato, molto passato, quando ancora Nevin cercava di assolvere al suo giuramento ai signori del Dweomer, ben prima di imbattersi in Jill e Rhodry. Qui la rivalità tra due donne, madre e figlia, si risolve nell'odio eterno che porterà quelle due anime ad odiarsi anche nella vita futura. Vita futura che si aggancia alla terza linea temporale, quella che ha come protagonista le vicende del Guardiano Evandar, sorta di creatura sovrannaturale e immateriale incuriosita dagli umani, che vuole "nascere" nella carnalità trovando la condizione eterea del suo popolo, come incompleta.
Evandar in realtà, si sta configurando come la creatura eterna che ha dato inizio a tutto, anche al weird di Rhodry una specie di dio nè buono e nè cattivo, ma più il primo che l'altro, che muove i destini non solo delle persone ma delle epoche intere.

Insomma, un gran caos! Ma l'abilità della Kerr è quella di non far smarrire il lettore, non chiedetemi com fa ma ci riesce. E' molto più facile perdersi per strada qualche personaggio di Martin che quelli della Kerr, sebbene quest'ultima abbia uno svolgimento narrativo complesso come quello appena descritto.

Non sono tutte opere d'arte, le sue creazioni. La prima tetralogia è la più bella di sicuro, perchè è molto focalizzata sulla storia principale di Nevin mentre nella seconda è come se la Kerr avesse spostato un pò il focus. La trama si, ha valore, ma la vera protagonista della saga è la saga stessa con la sua trovata di aggrovigliamenti ricorrenti. Sembrano, questi, libri un pò autoreferenziali, in cui anche i personaggi sono più piatti, meno descritti dal punto di vista caratteriale, a vantaggio della loro "utilità" nella ciclicità dell'esistenza. Si è persa un pò l'emozione, rispetto ai primi 4 volumi.

Però leggere la Kerr è sempre rilassante, una specie di porto sicuro. In attesa di qualche altro librozzo su cui mettere le mani!

lunedì 13 ottobre 2008

Drow?


E' un periodo un pò convulso per me, leggo poco, bloggo pure meno, faccio diverse cose contemporaneamente e corro come una trottola da una parte all'altra di Roma.


Ecco. A riguardo, sabato scorso io Rob ci siamo sciroppati diversi km per andare a fare un pò di shopping speciale:


Ora non pensate a male, soprattutto dopo aver individuato il frustino posticcio lì a lato: sono gli ultimi acquisti per il travestimento drow allestito per il Lucca Comics!! Notate: un paio di orecchie drow, una borsetta da cintura, il cerone nero, il porta spada da cinta e, appunto, una specie di frusta vi assicuro, plasticosa.

Voi ci credete che alla fine io e Rob avremo il coraggio di conciarci da drow?? Io non lo so.... :P

martedì 7 ottobre 2008

Romics 2008


Domenica 5 ottobre io e Rob abbiamo fatto un salto (un salto bello lungo, da casa mia son 35 km di raccordo....) al Romics, tenutosi in quel groviglio di ingressi e parcheggi labirintici che è la Nuova Fiera di Roma.
E' stato un piacevole pomeriggio, passato tra cosplayer di ogni tipo, stand fumettistici e stand ruolistici. Abbiamo rivisto con piacere amici bloggher e uno scrittore e una scrittrice di italici natali e poi ci siamo persi tra gli stand alle prese con lo shopping e con attacchi d'arte pittorica...

Il risultato dell'ultimo attacco è questo:



Il risultato del primo è quest'altro: un bel puzzle di 1000 pezzi ispirato a una delle creazioni dell'artista spagnola Victoria Frances.


Io amo i puzzle, ma sono almeno 10 anni che non ne faccio uno. Risultato? In un paio d'ore ho incastrato solo questi pezzi!!


giovedì 2 ottobre 2008

Autori a duello


E' un pò che manco da questi lidi ma ultimamente sto leggendo un pò meno del solito.
Comunque sia, stamattina, facendo il consueto giro blogghesco, mi imbatto in questa impresa al limite della pazienza umana: votare, tra 500 sfide dirette tra autori fantasy che hanno avuto, o continuano ad avere, successo negli italici scaffali con le loro saghe, quelli che nel confronto risultino i migliori. O i preferiti. O i meno odiati. Insomma, il criterio di voto è assolutamente libero!!

Che dire... molti degli autori citati non li conoscevo e quindi, per onestà, ho optato per un democratico "non saprei". Con il duo dragonlance Weis-Hickman è stato complicato fare confronti perchè è oggettivamente difficile paragonarli che so, alla Carey. E molto più difficile è stato scegliere tra Pullman e Stroud, o tra Martin e Moorcock, oggettivamente alcuni dei miei autori preferiti.

Esito delle lunghe votazioni?? Bhè, sulla base delle Vittorie -Sconfitte, il mio personale trio da podio è: Pullman, Bradley e Stroud. E con somma soddisfazione, Brooks si assesta, per me, a -25!!!!

Partecipate numerosi, è divertente sparare a zero su odiati autori senza alcuna pretesa di inficiare l'esito dell'eventuale ricerca, l'intento goliardico (più o meno) di Alladr è chiaramente esplicitato nel post!

mercoledì 24 settembre 2008

I Pirati dell'Oceano Rosso- recensione


Ieri sera ho finito I Pirati dell'Oceano Rosso di Scott Lynch, il secondo libro della saga dei Bastardi Galantuomini di cui gli Inganni di Locke Lamora è stato il primo inarrivabile episodio.

Di quanto mi sia piaciuto Gli Inganni lo sapete bene e di quanto a molti voi abbia caldamente consigliato il libro pure, quindi capirete che le aspettative per I Pirati erano alte. E sono state parzialmente disattese.
Intendiamoci, è un bel libro, ben costruito ed evidentemente molto pensato, Locke e Jean sono sempre personaggi ben caratterizzati, e i dettagli dell'ambientazione, che stavolta non è Camorr ma la città Tal Verrar, sono sempre curati in modo maniacale. Ma questo libro non ha la folgorante vivacità e la brillante atmosfera a cui Lynch ci stava abituando.

Trama: Dopo la fuga da Camorr, Jean e Locke approdano a Tal Verrar, città portuale nota per la sua rinomatissima casa da gioco. Il suo caveau è stracolmo di ricchezze e gli stessi giocatori che affollano la casa, costituiscono bocconcini troppo prelibati per i nostri raffinati ladri. Locke e Jean iniziano a tessere una trama fittissima di imbrogli, raggiri e costosi acquisti, che permetterà loro di attirare gli sguardi del capo di Peccapicco e di pianificare una frode in grande stile.
Ma a tal Verrar c'è qualcun altro che ha messo gli occhi addosso a Locke e Jaen e che conosce le loro identità camorrane: l'Arconte di Tal Verrar, bisognoso di qualcuno che crei scombussolamento in mare affinchè egli possa armare le sue navi e cogliere l'occasione per destituire i Priori della città. Chi usare come pirati fantocci?? Ma i nostri due ladri, of course! Che non sanno distinguere una poppa da una prua, tanto per capirci. Inizia così la vera avventura piratesca di Jean e Locke che, costretti da mezzi non convenzionali dall'Arconte, diventeranno maldestri pirati, sfigati prigionieri e pure focosi amanti (almeno uno di loro). E pure inaspettati truffati (eggià!!!).
Chiaramente Locke amalgamerà tutti questi elementi caotici per creare la confusione più totale, in un groviglio di verità, mezze verità, identità false, identità un pò false un pò no, che sono come sempre la cifra della narrazione di Lynch.

Oh, detta così io sono una matta scatenata a dire che il libro non mi ha soddisfatto come gli Inganni. E quindi ripeto che il libro merita di essere letto.
Locke Lamora è sempre il solito meraviglioso bastardo che alterna furia e rancore, lingua tagliente e trovate geniali, all'altruismo più generoso nei confronti di Jean. L'amicizia tra i due nei Pirati viene messa alla prova almeno in due occasioni, e la delicatezza con cu Lynch si avvicina ad essa, è la cosa migliore di tutto il libro. Anche la scelta finale di Locke, chi ha letto il libro sa a cosa mi riferisco, è il modo con cui egli ringrazia il suo fidato amico, senza dirglielo davvero.
Anche l'ambientazione di Tal Verrar è molto ben fatta. Si respira opulenza, eccesso e insoddifazione nelle strade della città. C'è Peccapicco, ci sono nobili danarosi che passano il tempo spendendo ed umiliando i propri servi; c'è la solita magia latente, mai urlata ma alla fine, sempre decisiva sia nella sua dimensione alchemica che arcana in senso stretto.

MA il libro non lascia il solito indelebile segno.

Partiamo dalla struttura del testo, più ingombrante e meno funzionale degli Inganni. Se in quel caso la storia stantava a partire per poi fuggire via in un' escalation di avventure al cardiopalma, stavolta il libro ha una testa e dei piedi piccoli piccoli, e una pancia bella grossa. Il libro si allunga drammaticamente e lì per lì c'è solo da gustarsi ogni trovata di Lynch. Ma poi, si capisce che il nostro ha indugiato a lungo su cose presto superate andando rapido su altre.
Gli interludi, che negli Inganni erano funzionali alla comprensione dei personaggi ancor prima che della storia, qui diventa l'esatto opposto. Un'escamotage per raccontare tanti eventi diversi ma che crea un pò di confusione tra passato prossimo e presente.
A livello emotivo... secondo me combattimenti mozzafiato, scelte disperate, sacrifici e quant'altro stavolta non bastano a creare la consueta "epicità" (e qui qualcuno avrà da ridire....). La furia di Locke e Jean, più del secondo che del primo, non ha la maestosa e impietosa forza di prima. Le vendette, che sono una costante del motore narrativo di Lynch, non hanno quel "cuore" bruciante che scatena sentimenti forti nel lettore. E poi, la troppa carne al fuoco, i troppi inganni, fanno perdere la giusta concentrazione emotiva. Persino la morte di voi sapete chi, lo strazio di Jean e il resto dell'azione, non ha il sufficiente mordente.
Insomma, il tono del libro è più soft. C'è meno ironia, i dialoghi splendidi sono molto più rari e l'amato Locke, almeno per me, perde il suo strepitoso fascino. Tra l'altro il vero protagonista, è Jean, non credete?

Però leggetelo sto libro, e ditemi cosa ne pensate che sono curiosa di sapere se c'è qualcosa di sbagliato in me oppure no!

Spoiler: il prologo del libro, con qualla sparata sul presunto tradimento di Jean verso Locke, non vi è sembrata una trovata acchiappa attenzione, piuttosto che il preludio di qualcosa di davvero inaspettato? Io non ci avevo creduto, per carità, ma pensavo che facesse riferimento a una parte importante del libro e invece... ma voi ci credete che Jean avesse fatto il segnale di bluff?? Io con questi due, non so mai a chi, e cosa credere!!! Ma Locke l'antidoto per sè lo troverà nel prossimo libro, a questa cavolata dell'attesa della fine davvero NON CI CREDO!!!
E intanto, non sappiamo ancora il vero nome di Locke Lamora nè chi sia davvero la ladra che gli ga stregato il cuore...

martedì 23 settembre 2008

10 anni di magia


A Maggio del 2001 è successa una cosa che mi ha cambiato la vita. In modo bello, si capisce.

La cara Fed aveva iniziato a giocare di ruolo su internet, in un play by mail ispirato al d&d e mi disse, conoscendo la mia passione per il fantasy e per il gioco, di unirmi alla truppa. Mi aiutò a fare un personaggio, Eloriè la maga, e fu così che iniziai a giocare al Komics Club Fantasy Game.

Furono mesi spassosissimi, quelli che seguirono, in cui la mia maga matta e sessuomane (nello zaino portava cosette decisamente inutili sul campo di battaglia, non so se mi spiego...) imperversò nelle vicende della Lista 7 assieme a un png, Bard il Bardo, un tizio altrettanto sciroccato che parlava SOLO per rime. Poi arrivò Ralabel, una guerriera che Fed ricorda mentre io no, e poi altri png più o meno utili.

Non so se avete mai giocato a un gioco di ruolo via e-mail. Alla fine ti prende su due fronti, sia quello più squisitamente ruolistico, che su quello letterario. Perchè, alla fine, i personaggi "parlano" attraverso la scrittura e la cosa è doppiamente creativa.

Grazie al KCFG ho conosciuto tanti amici e anche Rob. Lui non giocava in lista allora, ma un suo amico si, e si dà il caso che questo amico giocasse in lista 7 il mago più odioso e opportunista che la mia Eloriè avesse mai avuto il dispiacere di incontrare. Di qui a conoscerci di persona il passo fu breve e in quell'occasione conobbi pure Rob. E da allora non mi si schioda di torno, incredibile eh? Tutto merito di Eloriè che folgorò il nano Malefico di Rob in una memorabile sessione di d&d che Fed ricorda ancora...

Il KCFG l'ho poi lasciato per qualche anno, l'università e mille impegni, nonchè l'assenza di connessione nelle tre case-studenti che ho passato, mi rendevano il gioco impossibile ma si sa, è la KCFGite acuta prende ad intervalli regolari. L'anno scorso ho ripreso a giocare con una veggente vdrow, Kalya, a cui si sono aggiunti: uno stregone drow, una vampira maga, un ranger licantropo, una paladina e una succube psionica che più di una volta ha dato spettacolo... (la maggior parte di questi personaggi sono ispirati a personaggi di libri fantasy, eh). Quando si ricomincia, la voglia di essere tante cose, prende in modo irrefrenabile.
Al momento vivo una situazione di sospensione perchè ho davvero poco tempo e forse, alla fine, gli sdoppiamenti sono stati un pò troppi ma riprenderò, ah se riprenderò!

Ok, ma perchè mai questo post nostalgico?? Perchè il KCFG è nato nel 1998, e quest'anno festeggia il decimo anno di vita!! Anche se ho saltato il raduno per l'anniversario (odio i matrimoni di parenti stretti!!!), non posso dimenticare le ore di assoluto divertimento che ho passato con i tanti giocatori con cui i miei personaggi si sono incontrati e neppure posso scordarmi tutto il resto che il KCFG ha dato alla mia vita.

Insomma, AUGURI KCFG!!!

venerdì 19 settembre 2008

Quale traduzione?


E finalmente il caldo è finito! Qui a Roma fa freddo, oggi piove, e io gioisco! Non è follia improvvisa e, tra l'altro, io sono freddolosa come pochi, ma le temperature elevate mi avevano infiacchita troppo. Avevo il cervello evaporato persino per leggere. E infatti, questa estate ho letto pochissimo :(

Ora le cose stanno cambiando e la stagione delle letture si prospetta intensa.
Ho iniziato da poco i Pirati dell'Oceano Rosso di Scott Lynch della cui inaspettata pubblicazione, avevo già dato notizia. Che dire, leggere le "epiche" gesta dei Bastardi Galantuomini è un divertimento che da assuefazione ^_-


Prendendo spunto dal disappunto che o percepito qua e là in rete sulla traduzione italiana del titolo, mi chiedo: ma voi come avreste tradotto Red Seas under Red Skies che è il titolo originale del libro di Lynch? Io non sono brava con gli adattamenti linguistici, idee su come si sarebbe potuto evitare I Pirati dell'Oceano Rosso?
Oggettivamente questo titolo non dà il senso dell'originale inglese ma anticipa subito i protagonisti del libro, i Pirati, cosa che nella versione inglese è affidata all'immagine in copertina, e cerca di avvicinarsi al gioco di parole e di senso sui cieli e i mari arrossati, con "oceano rosso".

L'inglese è una lingua infida, asciutta, basata su immagini e su giochi di parole che in italiano dovrebbero essere resi con parecchi termini per darne il medesimo senso. Ma si sa, i titoli dei libri non possono essere troppo complessi... E' da ieri che ci penso ma non ne vengo a capo!

martedì 16 settembre 2008

Twitter funebre, è vero scandalo?


Sapete cosa è Twitter? E' un servizio online che permette agli utenti iscritti di pubblicare brevi messaggi testuali su un sito che verranno letti da coloro che "seguono" quel determinato profilo. Per capirsi, è quello che faccio io quando, nella colonna di sinistra del blog, in quella righetta Cosa sto facendo pubblico messaggini brevi sull'andamento della mia giornata (è un'opzione di Twitter, collegare alla pagina di twit un sito o un blog).
Un aggeggino che non serve a nulla? Mica tanto. Nel web 2.0 tutto ciò che è condivisione, partecipazione e scambio non può essere liquidato con giudizi frettolosi. Ma di norma, per capirlo, serve IL caso che faccia montare l'indignazione, la riflessione, il problema. Detto fatto.

La notizia è di ieri e la riporta Repubblica.it: tale Berny Morson, inviato della Rocky Mountain News, quotidiano locale di Detroit, si è recato al triste funerale di un bimbo di 3 anni ucciso da un'auto che, dopo un incidente in strada, è piombata nella gelateria dove si trovava il piccolo.
Fin qui nulla di strano, i cronisti vanno sempre ai funerali per strappare interviste singhiozzanti, mamme disperate e amici urlanti vendetta.
Ma Morson ha fatto un'altra cosa: ha portato con se un cellulare e, durante la cerimonia funebre, inviava messaggi-aggiornamenti sull'andamento del funerale alla sua pagina di Twitter. Sicchè gli iscritti alla pagina di Morson (che sono, udite udite, l' oceanica cifra di 56!!!) grazie a questa azione di micro-blogging, sono stati informati punto per punto sulle parole del prete, il momento della benedizione e cose di questo tipo. Scandalo e raccapriccio sono seguiti a valanga.
Il cinismo del redattore e del giornale per cui lavora, è stato aspramente condannato da altri giornali e anche dagli esperti di tecnologie che evidenziano l'intento macabro del giornalista.

Si è tratta di una scelta di pessimo gusto, è stato il trionfo di quell'informazione basata sul dolore che tanto va di moda e che è tanto deprecabile.

Però c'è qualcosa che nn mi torna. Questi indignati signori che condannano Morson sono rappresentanti di una categoria di professionisti che in azioni di pessimo gusto a caccia dello scoop o dello scandalo, ci sguazzano. Magari sono quegli stessi cronisti che, al funerale del ragazzo morto in un incidente stradale, vanno a caccia delle lacrime dei familiari, delle grida di dolore, e producono domande imbarazzanti quali: Come si sente in questo momento? oppure Che ragazzo era sua figlio?.
Diciamo la verità, lor signori si mangiano le mani pechè l'idea della copertura totale della notizia , l'ha avuta Morson e non loro. E con un mezzo pressochè sconosciuto.

Il problema non è twitter, perchè i twit, di norma, spariscono abbastanza in fretta dalla pagina del sito, sostituiti dagli altri twit; non competono con articoli o editoriali nè hanno un tale livello di approfondimento e sono molto più vicini agli sms che a notizie strutturate.
Il problema non è nemmeno l'eticità o meno dell'azione dell'inviato del RMN, perchè se dovessimo parlare di etica professionale, non c'è un giornalista che possa, in coscienza, accusare Morson dall'alto della sua integrità.

Il problema sta nel nuovo modo di comunicare tramite le tecnologie di quel famoso web chiamato 2.0 che molti giornalisti vedono ancora come una minaccia alla loro professionalità, piuttosto che come un'opportunità. Peggio ancora, in molti casi la categoria "snobba" fenomeni come blog o nanopublishing, snobba la portata innovativa di forme di comunicazione fatte tramite strumenti nuovi, probabilmente non consueti, come twitter.
Spesso tendono a non riconoscere al processo informativo così gestito, lo status di vera informazione, ritenendo che il giornalismo abbia dei canoni, delle consuetudini, che ne determinano l'autorevolezza.
I giornalisti, invece, che sperimentano strade nuove, che in qualche modo innovano, sono guardati con disappunto quasi che utilizzare strumenti cronologicamente successivi al fax o il telefono satellitare, sia un reato gravissimo.
Morson ha fatto un uso non previsto del mezzo twitter, quello stesso giocattolino che ad un altro giornalista, un cinese arrestato dalla polizia locale, aveva salvato la vita pechè tramite i brevi messaggi di testo aveva allertato l'opinione pubblica della sua condizione. Morson incarna, in un certo qual modo, proprio i timori di coloro che vedono nei nuovi modi di comunicare potenziati da internt, babau pronti a sfuggire al controllo alla prima occasione. Al controllo di chi non li usa, ovviamente.
E' la potenzialità che questa trovata di Morson ha portato alla ribalta ad infastidire tanto i suoi colleghi, concordo con Munafò, che ha scritto su Repubblica.it la notizia dei twit al funerale, quando dice: "Ed è forse alla luce delle tante potenzialità di Twitter che si può spiegare perchè i suoi sostenitori abbiano criticato con tanta forza la macabra idea di Berny Morson".

Insomma, dal mio punto di vista dietro questa polemica, si nasconde uno l'inconto/scontro tra generazioni di vecchi e nuovi professionisti dell'informazione, gli uni scettici e restii a cambiare le loro abitudini, gli altri entusiasti al limite della sperimentazione più discutibile.