martedì 17 marzo 2009

Wunderkind-- Recensione


Scusate l’assenza, me lo sentirete dire spesso da qui in avanti.
Dunque, su consiglio di Stefano, in questi giorni ho letto Wunderkind, opera prima di un giovane, ma non troppo (è mio coetaneo, eh), autore italiano, tale D’Andrea G.L.
Premetto che non è precisamente il mio genere, perché il libro è la classica mescolanza tra elementi fantastici, gotici e dell’orrore che non riesce sempre a prendermi del tutto, ma devo dire che sono rimasta piacevolmente colpita dalla novità rappresentata da Wunderkind quanto a creazione di ambientazione, atmosfera e coinvolgimento.
Intendiamoci, non mi sento di gridare al miracolo semplicemente perché si tratta di un libro con spunti notevolissimi che emerge in un mare non troppo popoloso quanto a concorrenza italica. E così è troppo facile, no?

Questa è la quarta di copertina:
Parigi, autunno. È una lucida moneta d'argento a sconvolgere la vita di Caius Strauss. Perché è il dono di un orribile uomo dalla faccia di luna, e perché di lei è impossibile liberarsi: gettata nella Senna o sepolta tra i rifiuti, la lucida moneta d'argento torna sempre. La moneta è lo strumento con cui il male scritto nel destino di Caius ha scelto di manifestarsi, e la chiave per accedere al Dent de Nuit, il quartiere che nessuna mappa ha mai segnalato. Un mondo di tenebra in cui si annidano uomini dotati di un potere letale e luoghi misteriosi come la libreria Cartaferina, che vende oggetti capaci di realizzare desideri oscuri a prezzo del sangue. Nel cuore infetto di una Parigi lunare e apocalittica, una terribile rivelazione attende Caius: lui è il Wunderkind, il ragazzo per cui gli abitanti della città nascosta sono disposti a morire e l'uomo dalla faccia di luna è disposto a uccidere.

Condite il tutto con creature malvagie frutto di incubi di lovecraftiana e barkeriana memoria, con un’atmosfera trasudante corruzione e morte, con torture e rituali di violenza inaudita, e l’incubo è servito.

Mi ha colpito molto la visionarietà dell’ambientazione creata da D’Andrea, la sua capacità di concretizzare il male in figure e situazioni dalla perversione mostruosa, la sua capacità di dipingere un mondo che, fino alla fine, si muove su un delicato crinale in cui bene e male non esistono, in cui verità e falsità vanno a braccetto.
Parliamo sempre di lotta, intendiamoci, tra chi protegge il Wunderkind e tutto quello che si accompagna ad esso, e chi vorrebbe usarlo e distruggerlo, ma è una lotta che fino alla fine non palesa la sua identità. Si tratta del bene contro il male?O del male contro male? Quale delle combinazioni possibili rappresenta lo scontro di cui Caius è protagonista? Impossibile dirlo perché su cosa voglia dire essere il Wunderkind il libro non dà conto. Ed è questa indeterminatezza la chiave del libro, se vogliamo la sua delizia ma anche la sua croce.

La delizia. Se sapessimo cosa è davvero il Wunderkind (sappiamo cosa accade se compie una Permuta, ma nient’altro), il libro scivolerebbe verso il solito andamento: fanciullo dotato di talenti o di destino già scritto, impegnato con la presa di coscienza di cosa è/cosa deve fare, con un corollario di “aiutanti” più o meno limpidi. E invece… non sappiamo chi sia il Wunderkind e cosa lo renda così speciale quindi il libro guadagna un mistero e una tensione che lo svelamento, anche finale, avrebbe, forse, sciupato.

La croce. Perché, diciamocelo, grazie a questa bella furbata narrativa, l’autore ha driblato i problemi relativi alla gestione di una trama complessa, limitandosi a fare un’overview sull’ambientazione, sui personaggi e sulle torture. Dopo un libro intero, non sappiamo ancora che cosa sia il protagonista, che grave infrazione alla Legge abbia commesso facendo una Permuta, chi siano gli amici e i nemici, e praticamente il finale riporta all'inizio del libro. Come non sapevamo nulla all'inizo, così sappiamo poco e niente alla fine. Non è frustrante, eh, è solo che è come se nn avessi letto nulla che aiutasse a fare il punto della storia tanto è che, raccontando la trama a Rob, mi sono trovata in estrema difficoltà. Ripensando agli avvenimenti, cosa è davvero successo in questo libro? Un ragazzino è rimasto orfano, ha un destino particolare e qualcuno cerca di usarlo. Stop.
Per molti è questa originalità di fondo nella struttura narrativa, il vero pregio di Wunderkind, la vera chiave della genialità di D'Andrea.
Personalmente, per la lettrice che sono io, a me è sembrato di leggere il buon prologo di un promettente libro.... :P

Complessivamente la lettura è stata avvincente per l’atmosfera che D’Andrea è riuscito a ricreare, anche grazie a un lessico evocativo, ma peccato che, stringendo, lo svolgimento narrativo non sia stato proprio all’altezza.
Oh, magari poi è un problema di genere, e qui torna la mia non conoscenza approfondita di un genere assolutamente ibrido, più orientato all'horror, di cui Wunderkind è un esempio.

10 commenti:

Valberici ha detto...

Oh, bene, era da un po' che non recensivi. :)

Ma per ora passo perchè ancora non l'ho letto. :)

Francesca ha detto...

beh, il libro era tra le recenti uscite che più mi ispiravano e devo dire che il tuo commento non ha tolto la voglia di leggerlo, pur avvertendo riguardo ad alcuni punti che forse mi avrebbero lasciata perplessa se mi fossi avventurata inconsapevole nella lettura... =)
bene bene! :P

Mirtillangela ha detto...

@val: eggià, il tempo è tiranno, e pure l'ispirazione latita. :(

@francesca: e lo spero bene che la mia rece non ti abbia scoraggiato! E' un libro fatto bene, innovativo, diverso, ma su certi aspetti è migliorabile, almeno per me, eh. Son curiosa di sapere, dopo che l'avrai letto, che impressione ti ha fatto Wunderkind! ^^

Anonimo ha detto...

Il tuo giudizio non è stato lusinghiero quanto il mio, ma ci troviamo d'accordo sul fatto che praticamente tutte le domande sollevate durante la storia devono ancora trovare risposta. E questo può essere visto come un difetto, secondo me l'unico punto debole di questo romanzo. Io confido però che le mie aspettative nei capitoli successivi non andranno deluse. C'è solo da aspettare. Bentornata. :-)

Mirtillangela ha detto...

@Stefano: eh, il fatto è che ho potuto apprezzare di questo libro il grande lavoro di ambientazione che, come mi insegni, è assolutamente fondamentale per un genere orientato all'horror. Ma il resto manca. Anche i personaggi, ho trovato un pò sbilanciato il peso dato al mannaro e alla sua storia, rispetto che so, a Gus. Infondo anche Caius è solo abbozzato...
Insomma, un libro denso ma rapido al tempo stesso ma assolutamente avvincente. ^^

Anonimo ha detto...

Si, sono d'accordo, infatti da me ho scritto che la storia è stata appena presentata e il meglio (presumibilmente) arriverà dopo.
100 pagine in più però magari avrebbero giovato. Resta cmq un libro d'esordio potente e molto valido, cosa che in Italia non è così scontata.

imp.bianco ha detto...

L'ho comprato ma ancora non l'ho letto :P

X-Bye

Anonimo ha detto...

Lo comprerò (spero) con la prossima mandata

Sean MacMalcom ha detto...

Ho sentito dire che in giro si trova solo nel reparto della letteratura per ragazzi... @.@
Ma dalla tua recensione non mi sembra proprio un libro per ragazzi! @.@

L'assurda gestione delle librerie italiane colpisce ancora... =.=

Yuko86 ha detto...

Io l'ho letto e le creature e l'ambientazione mi hanno rapito!L'ho trovato inoltre piuttosto "unico", se così si può dire, anche se suona come un'introduzione...non vedo l'ora di saperne di più!