mercoledì 9 aprile 2008

Fantasy sempre uguale?

Ieri, in compagnia di una mia cara amica e collega, sono andata in libreria per spulciare tra gli scaffali alla ricerca di un fantasy interessante possibilmente a basso costo. Lei, invece, doveva acquistare un dvd. Prima che le nostre strade si separassero, ci salutiamo:
"Allora ciao, ci becchiamo domani su msn e lavoriamo un pò. Vado alla sezione libri fantasy" dico io accennando allo scaffale poco distante.
"Ok, a domani" ci pensa una frazione di secondo "Ma leggi solo fantasy?"
"Si, con derive vampiriche"
"Ma non ti stufi? Cioè, io penso che poi alla fine sotto tutti uguali, no?"
"Bhè, fortunatamente no!" replico io ridendo.

Senza accorgermene, ho riflettuto parecchio su questa faccenda perchè, in effetti, anche a me spesso e volentieri è capitato di liquidare le trame di molti libri letti con un generico: non si è inventato nulla, alla fine la storyline è uguale alle opere di molti altri autori.
Ma sarà poi vero? A valle di una notte insonne passata a rimurginare su questa cosa (seeeee, come no, io che dormo in media OTTO ore a notte....), sono arrivata a questa conclusione del tutto personale: fare un'affermazione ultrasemplificata come quella sopra riportata è concettualmente errata. Per la precisione è talmente scontata da risultare errata.

Mi spiego. Non è una novità per nessuno che i libri seguano un andamento ricorrente nel loro svolgimento. Propp, con la codifica delle funzioni delle fiabe di magia, non aveva fatto altro che analizzare e razionalizzare la morfologia di quel genere di composizioni scoprendo che più o meno tutte avevano schemi ricorrenti e azioni ricorrenti. Schemi e azioni che, però, nella loro composizione, davano vita a storie sempre diverse.
Questo discorso sull'andamento delle narrazioni si estende ad ogni genere e ogni prodotto letterario, specialmente al prodotto romanzo ed emerge con molta prepotenza nel genere fantasy che, per un inganno legato al nome stesso, si presume che debba essere sempre in qualche modo diverso e originale, perchè "la fantasia non ha limiti". Chi scrive fantasy sa bene che scrivere la prima cosa assurda che viene in mente non equivale nemmeno lontanamente a scrivere seriamente.

Dove sto andando a parare? Semplicemente al fatto che si, i libri fantasy hanno elementi e situazioni ricorrenti (magia, razze strane, mondi paralleli, mondi in pericolo, giovani uomini o donne da cui tutto dipende, etc...) ma è la stessa cosa che accade a molti altri generi a cui non si applica la sufficienza con cui, almeno in italia, si parla spesso di fantasy.
I gialli hanno sempre, più o meno, lo stesso schema, no? (morto ammazzato, indagine, sospettati, il morto non è morto fino a che non vedo il corpo, etc...). Anche i thriller hanno lo stesso andamento, come quasi tutti i romanzi di genere, ma basta questo a dar loro uno status meno importante di altri generi?
Le funzioni narrative sono sempre quelle, è vero, ma è nel modo con cui le si compone, che si da vita al puzzle, che si mescolano ementi già noti, che si apprezza la fantasia e la genialità dell'autore.

Insomma, qualcuno ascoltando un brano musicale potrebbe mai liquidarlo con: oh bhè, questa canzone non ha nulla di che, sono sempre le solite sette note, che volete che sia??? Se parliamo di gusti ed emozioni, ci spostiamo su tutt'altro fronte!

Occhio, non sto dicendo che da oggi in poi sarò clemente con le storyline identiche a se stesse, specialmente seprovenienti dallo stesso autore, dico solo che porrò molta attenzione al "modus mescolandum" di tutti questi elementi, contenti?

Per la cronaca: alla fine ho comprato I Guardiani della Notte di Sergej Luk'janenko, che ha l'indubbio vantaggio di essere in versione economica!

14 commenti:

LucaCP ha detto...

Nel "Viaggio dell'eroe", Vogler formalizza il genere fantasy, individuando dei punti ricorrenti, le tematiche trattate e la funzione classica dei personaggi. Alla fin fine quasi tutti i fantasy hanno le stesse caratteristiche, ma l'abilità di un vero scrittore, sta nel creare una storia mozzafiato, con un stile intrigante! Mi viene in mente Anne Rice, che alla fine non ha inventato nulla. O anche solo Stroud che si è rifatto alle leggi di base dell'occultismo. Però il loro stile è sublime *__*

Ps: Hai ragione quando dici che lo stesso discorso si può fare anche per gli altri generi, poi ognuno la vede in maniera diversa, a seconda dei propri gusti :P

Sean MacMalcom ha detto...

Concordo con la tua analisi. :)

Alla fin fine, volendo ridurre tutto ai minimi termini, da Gilgamesh in poi non c'è molto di nuovo in nulla.
Le idee, soprattutto ai nostri giorni, sono già state tutte affrontate, in ogni campo, al punto tale che non è più importante "cosa" si racconta ma "come" lo si racconta.
Un esempio, secondo me, molto azzeccato in questo (anche se riguarda il panorama televisivo) è Stargate SG-1: molti detrattori della serie hanno da sempre detto "sono tutte storie già viste"... ma il punto di forza di quelle trame non è tanto nell'originalità dell'idea, ma nell'originalità della narrazione, nel come sono affrontate le situazioni, etc.
Parlando di libri, un testo come "Eragon" o "Eldest" non racconta nulla di nuovo... ma ciò che (a mio umile avviso) lo penalizza è che nel non raccontare nulla di nuovo non offre neanche originalità per come ciò viene narrato.

Ci tengo a sottolineare, in conclusione, una mia opinione personale: alla fin fine, poi, non è neanche importante trovare l'originalità, sia nell'idea che nel modo di narrarla. E' importante che ciò che si legge (o si guarda) riesca a piacerci, ad appassionarci, a coinvolgerci, ad emozionarci, etc. Se ciò avviene, al di là di originalità o meno, allora l'opera assolve alla propria funzione base.
Il rischio che si corre a dimenticarsi di questo particolare è che la ricerca perpetua di "originalità" porti ad una perpetua insoddisfazione tanto negli scrittori quanto nei lettori/spettatori. E se uno inizia a scrivere (o a leggere) con insoddisfazione, allora è meglio evitare di continuare a farlo. :)

Mirtillangela ha detto...

@lucacp: esatto. Anche io sono dell'idea che è dalla mescolanza emotiva degli elementi ricorrenti che si crea il capolavoro. Stroud è particolarmente azzeccato come esempio perchè si è rifatto alla tradizione classica e l'ha usata per creare un mondo fantastico assolutamente unico.

@sean: si, vero, dall'epica classica in poi, se uno volesse fare un ragionamento molto cinico, non c'è nulla di nuovo. Stesso dicasi per i generi letterari in genere, dopo i greci non è che ne siano nati di nuovi.

Concordo con te su Eragon e, permettimi, su molti altri come Brooks, per esempio. Non è tanto la ripetitività e prevedibilità di ciò che viene narrato, quanto l'assoluta mancanza di novità nella modalità narrativa della storia. Se la storia, oltre a essere abbastanza "già sentita" (ed è già pesante da affrontare) è pure già "narrata" in quel modo, magari dal medesimo autore, è la fine. Noia, ripetitività e delusione sono la logica conseguenza.

imp.bianco ha detto...

Ci stavo pensando proprio oggi. Non ho letto molto fantasy, ma comunque per quel poco che ho letto, mi sembra che sia un genere vario, con certi schermi, come tutti gli altri generi. Poi bisogna vedere chi fa questa affermazione... se chi la fa, lo dice solo per sentito dire o per pregiudizio... è tutto un cavolo XD C'è gente che senza leggere fumetti americani (cioè quelli che leggo io) pensa che da anni propinino sempre le stesse cose... che non possano avere idee originali rispetto a quelle, per esempio di Stan Lee o Jack Kirby, che già quello che si poteva narrare, si è narrato... E, come penso per il fantasy, si sbagliano di grosso :P Parlando di fantasy ho trovato molto innovativa Licia, con le Cronache... conta che io di fantasy prima avevo letto solo Tolkin, qualcosa di Dragonlance, La Storia Infinita e qualche altra cosa che ora non ricordo... a me è sembrata veramente innovativa... comunque oggi, stavo riflettendo proprio su questo, perché un tipo ha lasciato un commento su uno dei miei video sulle Cronache, affermando che sono una schifezza, "sempre la stessa storia", e criticando l'uso dei mezzelfi ("stanno sempre dappertutto") e della magia "capace di tutto". Ah, ha pure affermato che non sapeva dell'esistenza di un fantasy italiano e che è una vergogna (presumo che esistano fantasy italiani... boh). Ecco la mia risposta:

"Ma almeno l'hai letti i libri?"

XD mo aspetto di vedere cosa mi dice... chissà forse ci sarà da divertirsi... non ho mai capito perché certe persone in Italia considerano una vergogna che ci siano scrittori italiani che scrivono fantasy... è un vero e proprio mistero! :P

X-Bye

Anonimo ha detto...

Io ormai non bado quasi più ai generi, leggo e, se mi piace, rileggo.
Così ora posso dividere i libri in due categorie: letti e riletti.
Tanto mi basta ;)

Anonimo ha detto...

Io mi sono già espresso al riguardo, e in un certo senso quoto Valberici quando afferma che ormai distingue tra libri letti e riletti. Per un semplice motivo: a me non da affatto fastidio ritrovare una storia con elementi già sentiti, già visti, già usati. A me importa come vengono incastrati fra loro, il mezzo di comunicazione che me li fa arrivare al cuore, non importa se c'è aria di familiarità, conta la voce narrante, lo stile peculiare, la penna con il giusto inchiostro. Perchè se dovessi curarmi solo di questo, letto Tolkien non rimarrebbe altro, e allora fuori Brooks, alla gogna R.A Salvatore e compagnia bella. E' chiaro che se leggo una scopiazzatura bella e buona scritta senza il minimo impegno, io sono il primo a lamentarmene. Amo l'originalità, approvo le contaminazioni, ma il "classico" continua a piacermi.
Il fantasy ha, al pari di tutti gli altri generi, un sostrato comune difficilissimo da sradicare. Con un'unica differenza: essendo di moda e gran successo negli ultimi anni, ci si fa solo più caso. Tu stessa hai citato gialli e horror, che hanno tutti il medesimo schema. Però in quel caso nessuno grida allo scandalo. Perchè?

sauron era un bravo artigiano ha detto...

Innanzitutto, questo post mi è piaciuto molto. Soprattutto per l'osservazione che "scrivere la prima cosa assurda che viene in mente non equivale nemmeno lontanamente a scrivere seriamente.". In effetti sospetto che il fantasy, quello ben fatto almeno, richieda un'attenzione particolare perchè la cosa assurda *va resa plausibile*.

Secondo me, però, quando si dice che "il fantasy è tutto uguale" il riferimento non è tanto alla forma ma all'ambientazione. Come noti, all'interno di un genere letterario è normale che ci siano somiglianze. Diamine : la presenza di elementi comuni è più o meno la *definizione* di genere letterario.
Ma rispetto al giallo che citi mi pare ci sia una differenza significativa: quello è identificato dalla trama, il fantasy dall'ambientazione. possono benissimo esserci gialli fantasy come possono esserci gialli ambientati in Cina. Sono generi ortogonali tra loro. Se l'ambientazione include elementi soprannaturali, allora è fantasy. Se la trama è investigativa, allora è giallo.

Credo che il problema sia proprio che con l'attenzione concentrata sull'ambientazione è relativamente facile distogliere gli occhi dalla trama. Capita che gli scrittori facciano proprio quellO, limitandosi a mostrare elfi e maghi e draghi allo stesso modo in cui film senza idee distraggono lo spettatore con gli effetti speciali (le mie metafore stanno diventando sempre più incoerenti...vabbè). Capita che chi ha solo una conoscenza superficiale del genere pensi che non ci sia altro.

Non mi sono mai soffermato a ragionare sull'argomento, ma adesso che lo faccio (a notte fonda e dopo aver bevuto, prego la giuria di tenerne conto prima di emettere un verdetto impietoso sulla mia opinione) mi viene da pensare che in realtà il fantasy sia il genere più vario possibile. Qualunque trama e quasi qualunque ambientazione, purchè includa almeno uno spunto soprannaturale. Fafrd e il gray mouser, Elric di melnibone, gli american gods di Gaiman, Frodo e l'unico anello, Lord Darcy, Conan, Harry Potter, il vampiro Lestat e Captain Carrot di alcuni romanzi di Pratchett. Difficile immaginare un filo conduttore più tenue.

sauron era un bravo artigiano ha detto...

Uh, errata corrige

quando ho detto "il riferimento non è tanto alla forma ma all'ambientazione."

intendevo

"il riferimento non è tanto alla storia ma all'ambientazione."

Mirtillangela ha detto...

@Valbe: Grande! Lo vedi che l'abuso di troppa matematica ti spinge a semplificare pure il erale oltre che le frazioni??? :P

@Stefano: che poi è il sostrato comune che lo definisce come genere. Se togli quelle cose lì, parliamo di altro ma non di fantasy.
Concordo con te sulla mancanza di fastidio nel ritrovare gli stessi elementi nel fantasy, sennò non mi incaponirei a leggere i libri d&d!!!

Mirtillangela ha detto...

@Sauron: mi vuoi complicare la vita, eh??? Bene bene, mi piacciono le cose complicate! Grazie dello spunto, pertinente e illuminante come al solito.

Dunque, concordo sulla precisazione che "rispetto al giallo che citi mi pare ci sia una differenza significativa: quello è identificato dalla trama, il fantasy dall'ambientazione". Hai ragione, il paragone non l'ho fatto tra elementi omogenei tra loro.

Però non sono molto d'accordo sul fatto dell'ambientazione. Oh, magari sto interpretando male ciò che hai scritto (il brutto delle conversazioni non faccia a faccia!!!) quindi chiedo previa venia (dio che scioglilingua...)

Gli autori, molto spesso, l'importanza di un'ambientazone che dia coerenza al testo,la trascurano proprio. Prendono qualche elemento sparso di ciò che credono sia ascrivibile alla caratteristiche di genere, danno una mescolata, e amen. Cioè, magari badassero alla coerenza e palusibilità che l'ambientazione fantastica pretende! A mio avviso è proprio il contrario: pensano solo alla storia,avendo cura di prendere cose facilmente riconducibili al fantastico, e via.

Concordo sul fatto che sia il genere più vario che ci sia. Posto che buttare la prima cosa folle che salta in testa non equivale a scrivere fantasy, ogni libro, ogni mondo ha sfumature differenti che si deve avere la pazienza di cogliere. sebbene, la mia amica, direbbe comunque che: "si vabbè, ma c'è sempre uno che per qualche motivo è il più figo perchè ha poteri super che altri non hanno, ci sta sempre qualche oggetto magico che salva il mondo, etc.." vaglielo a spiegare che non è precisamente così...

Mamma mia Sauron, il mio cervello di mattina non lo puoi stressare così!

Mirtillangela ha detto...

@imp: Ecco, il tizio che ha commentato il video è precisamente il classico tipo che snobba puntualmente il lavoro altrui in modo acritico.

Bhè, come ormai sa mezzo mondo, io non credo che la Trosi sia stata innovativa ma non è un problema in sè. Per come stiamo ragionando in questa conversazione, non è il fatto che ci siano elfi, mezzelfi o draghi (è una scelta come un'altra, avrebbe potutto metterci dei super eroi alla xmen, era la stessa cosa!) quanto la composizione della narrazione. Che, personalmente, ho trovato ripetitiva nelle due trilogie. Non parlo qui di emozioni, perchè quelle ce ne sono a bizzeffe!

No, non è un mistero. Come dicevo in un'altro post, c'è sempre sto gusto tutto italico a "snobbare" con sufficienza il lavoro altrui. Meglio ancora se è lavoro altrui "di successo". In quel caso l'invidia trionfa....

Facci sapere che dice il tizio!

imp.bianco ha detto...

@mirtilla: è un mistero però del perché si debba snobbare il fantasy italiano... che gusto c'è? Anzi non dovremmo essere contenti che anche noi in questo campo ci sappiamo fare? Certe volte capisco più i pc degli esseri umani... XD

X-Bye

p.s.: secondo me quell'utente... non si farà più vedere...

p.p.s.: sei entrata nella lista delle persone "mangiabili" di Mad Dog, il demone dei miei racconti... XD

LucaCP ha detto...

Che poi è paradossale il fatto che gli stranieri riescano a creare opere fantasy stupende utilizzando tematiche italiche. Lo stesso Stroud (un mito) parla di demoni e pratiche esoteriche tratte da manoscritti appartenuti al Vaticano. Perché invece noi tendiamo ad ispirarci alla solita minestra riscaldata? Che poi si parla sempre dei soliti autori, quando ce ne sono altri che meritano davvero di essere letti. Uno su tutti Andrea D'Angelo che con i suoi romanzi potrebbe tranquillamente sfondare anche all'estero. Unica pecca la pesantezza: in alcuni momenti è in agguato la sonnolenza :P

Mirtillangela ha detto...

@Imp: sono d'accordissimo con te sulla faccenda della snobberia italiaca, un pò meno d'accordo con le intenzioni culinarie di Mad Dog...

Avvisalo, sono un pò gommosa, rischio di rimanergli pesante :P

@lucacp: Non conosco le opere di Andrea d'Angelo ma penso che in generale sia solo questione di tempo. Licia Troisi mi pare che sia in pubblicazione anche in Germania, ad esempio.

Come dicevamo in un altro post che nn riesco a linkare ma che si chiama "Italiche fantasy glorie", ci vuole solo un pò di tempo. Il fantasy in italia è realativamente "giovane", e come tutti i giovani, deve fare esperienza e poi farsi conoscere. ^^