lunedì 3 marzo 2008

Il Segreto di Krune- Recensione

Ieri sera ho concluso la lettura del Segreto di Krune di Michele Giannone ed eccomi qui a dare un'impressione più o meno a caldo. Nel senso che sono giorni che cerco tra me e me le parole giuste per trasmettere efficacemente l' originalità di questo fantasy rispetto a ciò che ho letto in questi anni.
Non è un capolavoro assoluto,
Michele mi perdoni se la butto lì ad inizio commento, ma bisogna subito precisare che non è il fantasy della vita, quello che ti folgora e cambia la tua esistenza di lettore. Eppure Krune lascia un segno che non va via facilmente.

Krune è un regno matriarcale in cui le femmine dominano la società esercitando sui maschi un potere totale derivante dalla magia. Le femmine di Krune, infatti, per intercessione della dea Elle, posseggono talenti magici mentre i maschi ne sono sprovvisti e grazie a incantesimi di controllo mentale come il Sussurro, le femmine gestiscono la vita e la morte dei maschi di Krune che sono trattati alla stregua di schiavi e di carne da macello nelle battaglie. La gerarchia domina il Matriarcato rigidamente organizzato in base a rango e professione: le Matriarche esercitano il potere politico della società, le Nutrici sono le femmine destinate a vita alla riproduzione, le uniche che possono toccare un maschio nella loro vita, e le Vigilanti sono l'equivalente degli ufficiali per un esercito. L'obbedienza è il valore-dovere delle donne di Krune, prima alla dea Elle e poi alle Matriarche. Cosa accadrebbe se un maschio straniero giungesse per caso a Krune dimostrando di essere immune alla magie delle femmine del matriarcato e mostrando talento magico a sua volta? E cosa accadrebbe a una Prima Vigilante che, davanti a tale maschio, vedesse sorgere in lei dubbi e perplessità che non aveva mai avuto prima? Ecco, questa è la storia di Mareq Tha di Krune e di Jaat della tribù dei Natrè.

Krune non è una versione non d&d della società drow. Come quella è dominata dalle donne e come in quella c'è una Dea che giustifica il potere delle femmine ma per il resto Krune è lontana anni luce dalle drow. E questa è già parte della novità di Giannone. Krune è una collettività che non si basa sull'egoismo e sull'indivisualismo quanto piuttosto sull'obbedienza dei singoli alle leggi.
Il Matriacrato viene prima di tutto, prima della vocazione delle donne che non scelgono cosa diventare nella vita ma vengono "scelte", prima dei sentimenti e prima delle emozioni. I signoli non agiscono per il proprio bene ma subordinano se stesse alla collettività che è l'unica cosa che conta. Insomma, le drow non c'entrano un bel nulla e questo non fa che deporre a favore del libro poichè Michele riesce a non cadere in facili luoghi comuni di genere ma si addentra in problemi molto più annosi che non le scaramucce tra le sacerdotesse drow. Giannone è un autore colto, profondo, che con Krune ripropone in chiave fantasy la secolare opposizione tra singolo e collettività risolvendola, come è logico che sia, in modo traumatico.

La seconda cosa che fa del Segreto di Krune un fantasy diverso dal solito è la grande cura che Giannone riserva alla psicologia della sua protagonista, Mareq Tha, per tutta la durata del libro. Mi era capitato raramente di leggere tanta delicatezza e precisione nella definzione della psiche del personaggio principale e la cosa mi ha sorpreso. A volte Giannone tralascia dettagli importanti dell'ambientazione affidandoli direttamente a Mareq Tha e ai suoi sentimenti:è attraverso le sue riflessioni, i suoi lunghi silenzi iniziali e le sue reticenze che comprendiamo effettivamente al portata del condizionamento di Krune sulle sue femmine. E' attraverso i suoi dubbi e la caduta lenta ma inesorabile di certezze che si svelano per quello che sono, ovvero menzogne, che si comprende Krune.
Ed è attraverso il lento risveglio di sentimento mai provati, che capiamo quanto l'incontro con Jaat e con culture differenti, induca a un ripensamento globale di quelle "verità" che si credeva eterne.

Quello che invece mi ha colpito in assoluto è lo stile di Giannone. Elegante e misurato, l'autore usa poche parole ma dense e significative. Crea immagini e descrive atmosfere con delicatezza e vivida precisione senza mai una sbavatura. Mai una parola di troppo, mai un aggettivo in più, mai un termine inadatto alla circostanza. Il registro linguistico che tiene è impeccabile, misurato, pulito. In questo mi ricorda moltissimo la bellezza del linguaggio della LeGuin. Quasi non sembra che stia scrivendo di fantasy....

Tutto rosa e fiori dunque? Bhè no, l'avevo detto subito che il segreto di Krune non è un capolavoro. Innanzi tutto il lettore lascia Krune dopo pochissime pagine dall'inizio del libro soffrendo un pò della sindrome dell'abbandono. Appena il tempo di "capire dove si è" che già Mareq Tha e Jaat sono in fuga da Krune. Senza contare che le certezze decennali della donna non ci mettono poi così tanto tempo a crollare, diciamo qualche giorno (almeno nella sua forma meno _intima_) e forse la cosa è un pò incongruente.
Anche l'evoluzione psicologica di Mareq Tha mi lascia un pò perplessa, la vedo forzata, spinta quasi all'eccesso opposto rispetto al punto di partenza. Il tutto nel giro di pochi mesi. Probabilmente è stata una scelta precisa di Giannone proprio per evidenziare la portata enorme di quello che accade nel cuore e nella mente di Mareq Tha con lo svelamento del Segreto di Krune (che, tra le altre cose, il lettore capisce quasi immediatamente....). Però un pò mi fa storcere il naso. Un pò troppo sentimentale come soluzione, un pò da visione maschile della cosa, insomma.
Il finale è troppo frettoloso e forse anche molto sbilanciato verso la storia di Jaat sebbene Giannone riesca benissimo a intrecciare il suo destin con quello di Mareq Tha in modo che anche questo sbilanciamento venga compreso.

Nel segreto di Krune, insomma, nulla è lasciato al caso e ciò lo rende un libro davvero da leggere. Intendiamoci, chi ama le grandi armate, i grandi gesti eroici, la magia grandiosa, forse rimarrà deluso. Ma chi apprezza i sentimenti, le belle ambientazioni, i grandi temi come il rispetto e l'unione tra i popoli, il concetto di libertà di scelta e di libero arbitrio, non rimarrà deluso da Krune.

Michele, a quando il seguito??? ^^

15 commenti:

Anonimo ha detto...

L'impressione che hai avuto è stata simile alla mia, un ottimo esordio che potrebbe riservare tante sorprese nei libri a venire.
Non mi trovo totalmente d'accordo sulle forzature di Mareq Tha, almeno così come l'ho inteso io. Ho sempre creduto che lei in fondo non si fosse mai del tutto uniformata al Matriarcato, per questo trovo quasi naturale il suo repentino cambio di vedute. Ho trovato notevole l'introspezione psicologica, dato che l'autore è un uomo, e non credo sia da tutti saper scrivere entrando nella mente di una donna. Dammi conferma.
Mi è spiaciuto per l'ambientazione un pò trascurata, che aldilà dei Vrula e gli evocativi nomi degli alberi, poteva essere sfruttata di più. Lo specchio di Elle, ad esempio, è un ottimo spunto per crearci attorno una storia a se stante. Totalmente d'accordo sullo stile, Giannone scrive meglio di tutti gli scrittori fantasy italiani letti fin'ora. Adesso voglio il seguito di Krune!

Ps: c'è un piccolo refuso, la tribù è dei Natrè. :-)

Mirtillangela ha detto...

@stefano: Sulla faccenda di Mareq Tha e il suo non essere uguale alle altre femmine del matriarcato posso essere d'accordo con te ma allora manca davvero qualcosa. La grande cura di Giannone per la "misura" delle cose narrate lo ha portato a non prevedere "gesti" o situazioni "forti" che facessero capire cosa bolliva, sopito e tenuto a bada, nel cuore di Mareq Tha ancora prima di Jaat.

Però ammetto che Giannone ha fatto un lavoraccio di ambientazione davvero enorme perchè ha caratterizzato Krune in ogni aspetto, le regole, l'autocontrollo, il Rito, sicchè tutto torna! E capirai bene quanto la cosa mi esalti! ^^

Si, per essere un maschietto Michele ha fatto un'indagine psicologica di Mareq Tha davvero ammirevole sebbene alla fine scivoli, secondo me, nell'eccesso opposto. Sembra davvero un'altra persona, roba che se io dovessi lavorare su me stessa e il mio carattere per cambiarlo così come accaduto a lei, starei dall'analista per due anni.... L'aducazione alla misura e all'autocontrollo che Mareq ha ricevuto non possono giustificare la totale integrazione anche valoriale all'interno delle tribù. Cioè, persino per essere un fantasy, mi sembra una cosa un pò forzata...

Michele scrive letteratura di genere, non semplici storie da vendere. Non posso dire se sia il più bravo in italia perchè do italiani ne ho letti ancora troppo pochi, ma mi fido del tuo giudizio ^^

Anonimo ha detto...

In un'ottica realistica, certo, Mareq Tha cambia modo di fare un pò troppo in fretta. Ciononostante, non gli ho dato troppo peso perchè alla fine la sua evoluzione è stata ben inserita all'interno della vicenda.
Il finale invece mi ha lasciato perplesso, come ho già scritto, perchè il libro finisce sul più bello, proprio quando le cose iniziano a farsi davvero interessanti.
L'ambientazione è curatissima per il Matriarcato, ma una volta varcati i suoi confini, non ho trovato la stessa profondità, la stessa ricerca del particolare. Un vero peccato.
Il mio giudizio riferito agli altri autori italiani era sullo stile, a mio avviso (quello di Giannone) è molto più maturo, senza fare paragoni con trame e inventiva. Teniamo conto che si sta parlando di un esordio, eh.
Non ho letto tanta fantasy italiana, ma da quel poco che conosco, lui è in testa alla mia personale classifica. Se cambierà posizione dopo aver letto D'Angelo e Falconi, lo dirà il tempo. :-)

Fed Zeppelin ha detto...

Mmmmmmmmmh, mi sa che mi metto anche io alla ricerda del libro vah, e speriamo di essere più fortunata di te e trovarlo senza dover penare troppo.

Mirtillangela ha detto...

@Stefano: il guaio è che la verosimiglianza è importante affinche si possa "credere" a quello che si legge. Il cambiamento totale di atteggiamento, lessico, attitudini, reazio di Mareq Tha può essere anche comprensibile ma il sistema valoriale di partenza, allora, doveva essere maggiormente indagato. Sennò ci voleva più gradualità... Ma è una sfumatura eh, non basta di certo a sminuire il lavoro di Giannone.

Il finale dici? Io ho sofferto di più la celerità della scoperta di Jaat riguardo il suo potere e il secondo ritorno a Krune piuttosto che la fine del libro. Del resto lasciare il lettore sul più bello è un pò la tecnica tensiva a cui molti autori ricorrono per rimandare al volume seguente. A me non ha dato grosso disturbo.

Si, lo stile di Giannone è adulto, maturo. Del resto anche il suo target implicito non è nè bambino nè adolescenziale come molta della letteratura fantasy italiana. Con lui, e spero con altri, il genere esce dalgli scaffali "per ragazzi" ed entra naturalmente nella letteratura più adulta. Meno male!!

Falconi è già stato letto e commentato su anobii mentre D'angelo mi manca ancora. Volevo comprare anche il Segreto dell'Alchimista della Romagnoli, mi incuriosisce. Però il prezzo...
(ho letto anche I dannati di Malva della Troisi, a breve lo recensisco...)

Anonimo ha detto...

Tu e Stefano mi avete incuriosito, lo comprerò :)

Anonimo ha detto...

Ringrazio innanzitutto Mirtillangela per la lunga e approfondita recensione.
Per un autore è sempre un piacere trovare lettori che (come lei e Stefano, tanto per restare ai frequentatori di questo blog) si sobbarchino il compito (non dovuto), oltre che di comprare e leggere il tuo romanzo, anche di giustificare cosa è loro piaciuto e cosa no e per quale ragione.

Circa le note positive, lo confesso: aver sentito Mirtillangela ricorrere circa il mio stile all’impegnativo paragone con un mostro sacro come la Le Guin è motivo di grande orgoglio nonché di “guance imporporate”, se mi passate l’espressione colorita.

Trovo gratificante poi essere riuscito (come sottolineatomi anche da alcune altre lettrici) a rendere bene la psicologia della mia protagonista femminile. Quando scelsi di narrare le vicende attraverso il punto di vista di Mareq Tha, ero consapevole che si sarebbe trattato di una sfida impegnativa. Felice di essere riuscito a vincerla.

Circa la repentinità con cui, secondo Mirtillangela, Mareq Tha si spoglia delle proprie convinzioni e del proprio passato, sarebbe facile agganciarmi all’appiglio offerto da Stefano nel suo primo post, sostenendo che lei non fosse perfettamente uniformata ai principi del Matriarcato e che, di conseguenza, il suo cambiamento di atteggiamento fosse giustificabile.
Tuttavia, penso di averlo dimostrato, a me piace essere onesto con i lettori.
Perciò lo ammetto: nelle mie intenzioni, Mareq Tha non era l’eccezione che confermava la regola. Piuttosto, la sua evoluzione avrebbe dovuto essere il frutto di una vicenda e di scoperte destinate a cambiare la sua prospettiva e il suo modo di porsi di fronte a quello che era stata prima.
Non esserci riuscito (o aver portato a compimento tale processo troppo repentinamente), lo considero una mia colpa (autoriale); come di alcuni altri appunti, proverò a trarre giovamento per le mie opere successive.

Possibile che la seconda parte (quella relativa alle praterie) sia stata meno accurata della prima e che
alcuni snodi narrativi possano anche essere risultati forzati. Ripeto: di tutto terrò conto, fermo restando che un autore comunque compie delle scelte e che non sempre esse incontrano il favore di tutti i lettori.

D’altra parte, voglio sottolineare come ne “Il segreto di Krune” del Matriarcato il lettore abbia visto solo una faccia (quella filtrata dagli occhi di una donna). Che al proprio interno, il regno possa anche non essere così “monolitico” come appare alla protagonista è un aspetto che, per esigenze narrative, non ho sviscerato in questo romanzo ma che potrebbe essere spunto per un’altra storia(e così, vi ho dato uno spoiler indiretto sul seguito).

Altro appunto che mi è stato mosso da più lettori è stato quello relativo all’Unicorno e al rapporto con Jaat. In questo caso, difendo con forza la mia scelta al riguardo.
Come detto anche in altre occasioni, “Il segreto di Krune” è, fondamentalmente, il romanzo di Mareq Tha. Sviscerare la storia di quella creatura e dei poteri di Jaat avrebbe sbilanciato la storia, costringendomi tra l’altro ad allungare a dismisura il romanzo.
Credetemi: l’idea l’avevo anche valutata in sede di pianificazione ma alla fine l’ho scartata. E così come l’avete letto, la storia su cui è imperniato il romanzo (il percorso di crescita di Mareq Tha e di Jaat e la loro scoperta reciproca) a me è parsa compiuta.
Ciò non toglie tuttavia che comprenda come il lettore, di fronte agli interrogativi irrisolti, possa aver avuto l’impressione di essere rimasto a “metà del guado” (altro insegnamento che ho appuntato a futura memoria).

Per il momento mi fermo qui. Resto disponibile per ulteriori discussioni sui vari aspetti stilistici e tematici del romanzo. Come non mi stancherò mai di ripetere, trovo il confronto coi propri lettori l’occasione migliore offerta a un autore per crescere e migliorarsi.

Michele Giannone

imp.bianco ha detto...

Insomma... un altro libro da comprare al più presto XD

X-Bye

Anonimo ha detto...

Wow! devo dire che mi avee incuriosito parecchio! Il libro l'ho già trovato e comprato (forse sono stato più fortunato di te :)) e credo che sarà la mia prossima lettura.
un saluto

Mirtillangela ha detto...

@Michele: Grazie a te di aver dedicato tempo a questo commento dimostrandoti per l'ennesima volta una persona davvero cortese e disponibile. E onesta, anche.

Per quel che riguarda il tuo modo di scrivere, ribadisco il concetto: la cura che metti nello scegliere le parole a me richiama molto l'attenzione linguistica che pone la Le Guin ai suoi scritti. ^^

Lo spoiler che hai lanciato tra le righe mi pare molto interessante come evoluzione, farebbe capire come anche nelle realtà più monolitiche esistano delle gradualità che finiscono per craere equilibri. Precari, forse basati su forme di compromessi, ma pur sempre equilibri. Quello che mi sono chiesta leggendo di Krune è che tipo di storia ha alle spalle il Matriarcato, che tipo di evoluzione ha avuto e se non ci sia dell'altro dietro ai gesti delle Matriarche. Mi piace pensare che anche dietro le scelte ritenute più deprecabili possano esserci motivazioni più complesse di quelle che appaiono.

Sai cosa mi ha colpito anche del libro? la scelta di ricorrere a dei mostri animali come nemici mortali dei gruppi umani. Avevo perso l'abitudine a leggere di scontri "primordiali" come questi. Da una parte all'inizio mi ha spiazzato: "oddio, i nemici qui sono due bestiacce?" ma poi mi sono ricreduta. E' una scelta perfettamente coerente con l'ambientazione e la fatica del vivere quotidiano. Insomma, i nemici veri non sono necessariamente dei, tiranni, rinnegati dai poteri eccezionali o chissà cos'altro. Per spezzare la vita basta anche qualcosa di meno altisonante ma egualmente letale. Riflessione molto interessante.

La parte di Jaat e Unicorno non mi ha lasciato l'amaro in bocca. Se si fosse proseguito nel chiarire il loro rapporto, la vicenda di Mareq Tha sarebbe passata in secondo piano compromettendo l'equilibrio del libro. Troppa carne al fuoco non va messa.

Una curiosità: Michele, tu pensi per libri singoli o per trilogie? Lo so che sembra una sciocchezza ma mi sono accorta che la tendenza è verso l'allungamento sistematico del brodo verso il fatidico numero perfetto del tre (e multipli). Io, invece, stimo molto chi pensa per singoli tomi autoconclusivi da inserire su una linea cronologica in evoluzione.

Anonimo ha detto...

Comincio dalla fine, Mirtillangela.
Secondo me è la storia a stabilire quale sarà l’arco narrativo necessario per giungere al suo naturale svolgimento.
Provo a spiegarmi meglio. Nel creare le trame e poi tradurle in romanzi, io parto spesso da un singolo spunto o da un singolo tema. Da lì poi muovo per articolarli nella vicenda da raccontare.
Quando passo a pianificare lo sviluppo di tale storia (e veniamo alla tua domanda), mi rendo conto in linea di massima quanti romanzi (se vogliamo considerarli brutalmente come unità numeriche) mi saranno necessari perché la storia, come l’ho concepita, giunga a compimento.
Non escludo a priori le trilogie (né saghe che comprendano un numero di romanzi anche maggiore di tre). L’importante – e qua sta l’onestà dell’autore nei confronti del lettore – è che ogni romanzo sia giustificato, che non si tratti – per parafrasarti – di “allungamento sistematico del brodo”.
Anche perché ho stima dell’intelligenza del lettore e sono convinto che, così come accade a me quando m’imbatto in casi simili, egli si renda conto se più di un tomo è necessario o meno.
Per esemplificare, Krune dovrebbe concludere il proprio ciclo narrativo in due romanzi; un’altra opera di cui ho scritto il primo volume in una trilogia; quello su cui lavoro adesso in un singolo romanzo.

Per passare ad altro, felice che le creature che popolano il mio romanzo e le loro “motivazioni” (se mi passi il termine) abbiano incontrato il tuo gradimento.
Non escludo di ricorrere in altri romanzi a “nemici” (ma di fronte alla fame che spinge Vrula e Nurama ad agire, tale termine ha poi senso per loro?) più convenzionali ma in questo caso, sì, hai centrato il punto. In relazione alla struttura da me creata, necessitavo di qualcosa di che, proprio in virtù del proprio essere primordiale, legato soltanto a istinti ferali, rendesse consapevoli le donne del Matriarcato della loro vulnerabilità (consapevolezza che, considerata la struttura sociale del regno, non potevano acquisire di certo all’interno delle città o dal rapporto con gli uomini).

A tale proposito, ribadisco che il secondo romanzo indagherà (altro piccolo spoiler)in maniera cataclismatica su cosa accade a una società chiusa in se stessa quando l’equilibrio si spezza.
Non posso aggiungere altro per ovvi motivi. Ne riparleremo magari se e quando (incrocio le dita) il romanzo sarà pubblicato.

Grazie ancora a te per i tuoi pareri e agli altri utenti del blog che hanno manifestato l’intenzione di acquistare il mio romanzo (e a chi, come Luca, l'ha già fatto). Anche da loro, va da sé, mi aspetto (se ne avranno tempo e modo) il loro giudizio su “Il segreto di Krune”.


Michele Giannone

Anonimo ha detto...

Era già nelle mie intenzioni comprarlo, ma mi avete incuriosito ancora di più!^^
Ergo il prossimo pacco di ibs mi porterà Krune. (inutile che lo cerco tanto qui non c'è mai niente...-_-)

Ciao Mirtillangela, è la prima volta che capito qui. E' davvero carino! Complimenti. Ripasserò :)

Mirtillangela ha detto...

@Michele: eh, la penso come te sulla trama che dovrebbe determinare la lunghezza delle saghe e la cosa mi fa stare tranquilla: con te non corro rischi di diventare pensionata prima di leggere la conclusione di una storia...

Immaginavo che il seguito del Segreto si incentrasse su cosa accade a Krune dopo lo svelamento del segreto e la cosa mi stuzzica molto. Mi piace proprio questo in un fantasy, la capacità di affiancare ad una bella storia, anche l'evoluzione della società che la genera.

Grazie della pazienza avuta col mio blog e grazie per avergli regalato ben DUE spoiler! Sono certa che verrà pubblicato il seguito di Krune, non nutro alcun dubbio a riguardo ^^

Mirtillangela ha detto...

@Kiachan: benvenuta! Ti leggo spesso su altri blog e sono molto felice che tu abbia fatto un salto anche da queste parti, denghiu! ^_-

Fai bene a leggere Giannone, è un pò diverso dal fantasy italiano a cui ci stiamo abituando, ma merita davvero!

Anonimo ha detto...

Mirtillangela, è' sempre un piacere per me poter discutere del mio romanzo con chi l'ha letto.

Ti ringrazio dell'augurio circa la pubblicazione del seguito (e incrocio le dita al riguardo).

Michele