martedì 12 agosto 2008

Jonathan Strange e il signor Norrell


Non sono sparita, tranquilli!! Da domenica sono ufficialmente n ferie nel mio paesello abruzzese in cui la rete umts TRE non arriva e quindi connettermi in modo regolare sarà un'impresa.
Portate pazienza e fate anche voi delle belle e rilassanti vacanze!!

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Il libro della Clarke è una noia. Una noia mostruosa. Di norma i libri che non apprezzo mi irritano, mi stancano, mi deludono, ma davvero raramente mi fanno sbadigliare. Jonathan Strange e il signor Norrel della Clarke ci è riuscito benissimo.
La storia in breve:
All'inizio dell'Ottocento, della magia inglese rimangono quasi solo leggende come quella di Re Corvo, il grande mago capace di fondere la sapienza delle fate con la ragione umana. Ma dalle regioni del Nord un tempo visitate da elfi e folletti appare il signor Norrell, capace di far parlare le statue della cattedrale di York: la notizia sembra segnare il ritorno della magia in Inghilterra, e Norrell si trasferisce a Londra per offrire i suoi servizi magici al governo, impegnato nella guerra contro Napoleone. Ma una profezia parla di due maghi che faranno rinascere la magia inglese. Uno dei due maghi è Norrell. E l'altro chi è?
Jonathan Strange, ovviamente. Ma dietro la magia si celano non solo vittorie o grandi gesta, dietro la magia e il richiamo degli esseri fatati si cela il rischio più grave per l'uomo: la perdita della libertà e della goia. Non si scherza con gli esseri fatati perchè dietro ogni dono, si allunga cupa l'ombra della schiavitù e della vendetta
.

Devo ammettere che tutto quello che normalmente determina insoddisfazione da parte mia, nel libro della clarke c'è e pure in abbondanza. L'ambientazione è ben definita e ogni elemento “torna”, persino la magia di cui il libro non spiega mai la vera natura e la vera portata, è coerente con una inghilterra magica che combatte napoleone e, contemporaneamente, accetta e convive con un passato/presente dominato dalle forze magiche provenienti dal Mondo Fatato. Anche lo stile della Clarke è molto interessante, uno stile da romanzo ottocentesco, ricco di discorsi indiretti, di “indignazione” e mai di rabbia, di maggiordomi e di ironia tipicamente inglese. Prima di abituarmi, ho avuto un attimo di sfasamento: ma sto leggendo Jane Austen o un libro fantastico??

Eppure, persino questo esperimento linguistico/stilistico non è fastidioso neppure la metà di quanto lo sono i personaggi.
Piatti. Strange e Norrel, pur nel tentativo di essere caratterizzati in modo diverso quanto a temperamento e ambizioni, risultano egualmente irritanti e incomprensibili. Qualcuno potrebbe dire che rientra nello stile british tenuto dalla Clarke in tutto il libro, ma arrivare a fine libro (quasi 900 pagine) nell'indifferenza più totale sulla fine di due personaggi (persino una loro dipartita congiunta sarebbe stata accolta con sollievo), non credo che sia normale. I romanzi dell'ottocento inglesi lasciano il segno, nel bene o nel male, quello della Clarke si ferma nel limbo.

Le figure femminili sono totalmente assenti, i sentimenti non esistono, perchè neppure il gesto final e di Strange è stato davvero ispirato dalla moglie, quanto piuttosto dal suo desiderio di spingersi lì dove i maghi britannici non si spingevano da 300 anni; mancano passioni e sentimenti mentre trionfa quel senso della “misura” che ha poco a che vedere col genere scelto dall'autrice, almeno per come intendo io il fantasy/fantastico.

Sono tratteggiati in modo decente, invece, gli esseri fatati nell'accezione non disneyana, ovvero di creature infide, pronte a distorcere qualsiasi accordo stretto con gli umani. Il modo con cui queste creature eterne trattano e considerano gli esseri viventi, la loro presunzione e il loro modo alieno di intendere la realtà, nonché il mondo di piattezza e disperazione nella quale sono costretti a vivere gli umani condotti nel regno fatato, sono resi molto bene e testimoniano una profonda conoscenza dei miti e delle leggende inglesi a riguardo.

Qua e là in rete qualcuno paragona il libro della Clarke alla saga di Harry Potter. Non so come si possa paragonare la Clarke alla Rowiling e le avventure di Harry Potter a quelle di Norrel e Strange. Davvero incomprensibile in base a quali parametri si possano mettere in rapporto analogico questi libri. Perchè c'è l'Inghilterra di mezzo? Bhè, ma allora mezza fantasy mondiale è come HP. Perchè l'autrice è donna ed è inglese? Discutibile.
Per l'accezione della magia? Ma non credo proprio. La magia della Clarke si rifà alla tradizione del regno fatato e delle creature meliziose e potenzialmente malevole che prestano le loro azioni a danno, raramente a vantaggio, degli uomini. E i fantasmi di Howgwords, i vari Accio bacchetta, e wingardium leviosa, cosa c'entrano con questo? Anche lo stile è diverssisssimo, ottocentesco vittoriano quello della Clarke, assolutamente contemporaneo quello della Rowling.

In estrema sintesi, non credo che comprerò l'eventuale seguito.
In compenso, convinta dai suggerimenti di alcuni di voi e dalla cronica mancanza di altri titoli da me desiderati nella amata libreria sotto casa, Il Nome del vento di Rothfuss.

12 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi hai sorpreso con questa tua recensione negativa. A me invece il libro è piaciuto, e molto.

E proprio per quel suo descrivere un mondo perfettamente coereente con l'idea che la magia esista, benchè si tratti di un mondo reale. Il nostro mondo, il nostro passato.
Mi è piaciuto lo stile "ottocentesco" dell'autrice, che ho trovato adattissimo alla storia.

Mi sono piaciute le note "Mooriane" a fondo pagina (se la memoria non mi inganna).

E mi sono piaciuti i due protagonisti.
Norrell, l'accademico. Che considera la cultura (e la magia) un suo possedimento personale. Brama la conoscenza ma solo per sè, per il proprio prestigio. Nessun altro è alla sua altezza, o all'altezza della conoscenza che custodisce.
Strange invece è giovane, dotato, fascinoso. Meno disilluso, più desideroso di vivere avventure, di scoprire nuove cose.

E' vero che non si avverte l'elemento femminile, ma onestamente nemmeno ne ho avvertito la mancanza. Strange e Norrell non sono due figure tali da consentire l'apparire di una figura femminile che li coinvolga troppo.


Via, spero che invece Il nome del vento ti piacerà :)

LucaCP ha detto...

Anch'io, come coubert, ho apprezzato il romanzo. Sulla carta poteva rappresentare una potenziale lettura pallosa (specie per il sottofondo storico), ma stranamente ne sono stato catturato. Dopo le prime pagine avevo già capito con cosa avevo a che fare, centinaia di piccole storielle che solamente unite acquisivano un senso diverso.

PS: Non parlarmi di piccole librerie! XD Nella mia città ce ne sono solamente 3 e ogni anno chiudono nello stesso identico periodo! Fortunatamente quest'anno ne è rimasta aperta una *__*

Valberici ha detto...

Allora anche tu hai trovato la tua "strazzulla" :D

Comunque, se vuoi leggere qualcosa di epico riguardo alla città di Londra, ti consiglio Nessun Dove di Gaiman ;)

sauron era un bravo artigiano ha detto...

Oh, finalmente una tua recensione dopo la quale non mi sento in dovere di comperare qualcosa! I miei scaffali ne saranno grati.

(per inciso, ho cercato "pan" in un paio di librerie senza trovarlo. Ho solo avuto sfortuna o bisogna ordinarlo in qualche modo particolare?)

Anonimo ha detto...

Pan si trova male, purtroppo.

Io l'ho ordinato in libreria\fumetteria, per essere sicuro che mi arrivasse.

alladr ha detto...

aaah! eccihairaggione!

questo libro è una palla mostruosa, un sobrio trituramento di coglioni come neanche ai tempi delle letture di semiotica delle passioni.
personaggi piatti piatti piatti, come dici tu, ma anche di più.
io ho trovato lo stile pesante come una montagna: per simulare un racconto dickensiano, non è necessario scrivere come dickens (e, comunque, dickens è tutt'altro che noioso, al contrario dell'autrice di questa roba), mii, qui, dopo la sorpresa e il divertimento della trovata... leggendolo pensavo: "hey, bella! sono trascorsi due dannati secoli! sai, la lingua si evolve, lo stile nell'intrattenimento cambia! non ti dico di metterci delle tette o di abolire l'ipotassi ma, perdio, abbi pietà!"
l'ambientazione, bella, davvero l'unica cosa per cui questo libro vale la pena (e non è una frase fatta).

@sauron: trovato pan a 10 euri in un bancarella, l'altro ieri. (e, con questo, sono diventato un uomo odiato dalle masse)(chissà che non renda qualcosa).

Anonimo ha detto...

Questo libro l'ho abbandonato a meno della metà. D'accordo con te: noioso, prolisso, inconsistente a parte lo stile.
Menomale che in questi giorni c'è Pan, di Dimitri. :-)
Buone ferie e buon ferragosto!

Fed Zeppelin ha detto...

Incredibile, Mirti, stavolta sono d'accordo con te, ma solo a metà dato che è a metà che ho abbandonato il romanzo. Forse non era il momento buiono, però sì, l'ho trovato tanto noioso

Mirtillangela ha detto...

@coubert: il nome del vento mi è piaciuto assai ^_-

Quanto alla Clarke sono elementi importanti quelli che citi, ma non sono elementi così unici, o proposti in modo così particolare, da farmi apprezzare il romanzo.

Bhò, troppo "moscio" e "piatto", sto romanzo :)

Mirtillangela ha detto...

@luca: si, vero, tutto il corollario è molto affascinante ma è il cuore che manca... almeno per me ^_-


@val: bhè, credo che la strazzulla sia peggio...
gaiman mi manca tutto, provvederò.

@sauron: la Marsilio come casa editrice è piccolina e un pò di difficoltà a trovare il libro si ha, però Alladr lo ha trovato su una bancarella quindi...
non demordere!!

@alladr: evviva! siamo d'accordo! ^_-

@stefano: grazie anche a te!!!

@fed: eggià, incredibile davvero :)

Il Coniglio Mannaro ha detto...

Francamente non mi ha mai attirato, per cui non posso giudicare. Tuttavia, ebbi già una recensione che non prometteva granchè quando uscì. Credo che faccia parte di quei libri per cui non sento nulla, mentre sfoglio e leggiucchio in libreria alla ricerca di qualcosa; non so come la pensi tu in proposito, ma io scelgo i libri in maniera piuttosto istintiva; a volte, forse a torto, mi capita di scartare un libro in base alle premesse dettata dalla descrizione in copertina; è accaduto ciò con JS e il sig. N.
L'altro giorno ho preso il primo volume della trilogia di Lothar Basler. Chissà se il mio istinto mi ha fatto un tiro mancino o no.

Francesco Falconi ha detto...

Concordo. Ricordo di aver superato le 200 pagine dopo di che ero indeciso se suicidarmi o dare in pasto il libro al mio cane.
Ho scelto la seconda opzione, naturalmente.

Regards,
Fra