lunedì 1 settembre 2008

Il Nome del Vento- Recensione


Durante l'estate ho letto Il Nome del Vento di Patrick Rothfuss, gentilmente e calorosamente consigliatomi da molti di voi. E ancora una volta ho fatto bene a fidarmi perchè la storia di Kvothe è una di quelle storie che merita davvero di essere raccontata.

Trama: alla locanda la Pietra Miliare giunge uno storico che si fa chiamare Il Cronista ,alla ricerca del locandiere Kote.
Da lui vuole una cosa ben precisa, la sua storia da annotare e raccontare perchè il mite locandiere nasconde un incredibile segreto: sotto le sue sempliche spoglie si cela Kvothe, l'eroe che alimenta da anni centinaia di leggende. Kvothe, ormai riconosciuto, cede alla richiesta del Cronista a patto che egli scriva esattamente quello che Kvothe racconterà, senza omissioni o interpretazioni e per essere certo di questo, si fa insegnare la lingua del Narratore. E il locandiere, nello stupore generale, la impara in due ore.

Inzia così il racconto in flashback della vita di Kvothe, dall'infanzia nomade trascorsa con i genitori tra gli Edema Ruh, un popolo di attori, musicisti e saltimbanchi itineranti che, nonostante le malevole credenze popolari, si rifanno a ideali nobili e tengono in gran conto arte e cultura. Qui Kvothe riceve i primi insegnamenti dall'arcanista Abenthy e, sempre viaggiando con i girovaghi, subisce il primo vero trauma della sua infanzia. Kvothe è testimone della morte brutale dei suoi genitori portata per mano di un misterioso popolo ritenuto leggenda, i Chandrian. Il dolore è tanto forte da spingerlo sull'orlo della follia e solo la musica, l'esercizio estenuante e ossessivo al liuto, gli salverà la mente. Ridotto a mendicare nelle città, a 16 anni riuscirà ad entrare nella prestigiosa Accademia grazie alle conoscenze apprese con Abenthy e grazie alla sua intelligenza, intelligenza che rappresenterà sempre la fortuna, e la condanna, di Kvothe.
All'accademia apprenderà diverse discipline, stringerà salde amicizie e sentirà i primi palpiti dell'amore, ma dovrà anche fare i conti con l'ostilità di alcuni maestri, l'invidia di altri studenti e l'assoluta povertà; vivrà esperienze rischiose e incredibili che lo aiuteranno a maturare e lo porteranno a diventare il potentissimo mago, l'abile ladro, il maestro di musica e lo spietato assassino di cui parlano le leggende.
E poi un locandiere, disilluso e forse stanco. Cosa lo abbia reso così, non è oggetto di questo tomo ma dei prossimi!

In questo libro si possono trovare decine di elementi da approfondire: l'ambientazione magico/scientifica basata su una magia intimamente legata alle conoscenze delle forze della natura, alla chimica, alla biologia, oppure il linguaggio moderno e accattivante, oppure l'importanza del vero _nome_ di tutte le cose, ma personalmente due sono gli elementi che mi hanno colpito di più: il personaggio Kvothe, mai un protagonista è stato così protagonista di un libro, e l'attenzione posta da Rothfuss alle arti, all'importanza del canto e della musica nella socialità di un popolo.

Kvothe è un personaggio come pochi ne ho letti ultimamente. Carismatico come Elric di Melnibonè, temerario e avventato come Locke e intelligente come Raistlin, Kvothe è insieme questo e molto di più. Il suo carisma brilla e acceca nemici e amici, la sua temerareità stupisce e inquieta, la sua mente apprende e rilancia come un fiume in piena incapace di essere contenuto.
Kvothe è un ragazzino, di quelli che hanno sofferto molto e nella sofferenza non hanno trovato scuse o alibi per l'inazione ma, piuttosto, il motivo per studiare, bruciare le tappe, e vendicarsi. Le ripicche, le vessazioni portate contro di lui da maestri gelosi e da compagni invidiosi, non lo scalfiscono minimamente perchè nella sua mente è già pronta la risposta: una prova geniale nei laboratori dell'Accademia, o una lezione di pubblica gogna a chi l'ha sbeffeggiato per primo.
Kvothe non si arrende e non cede, è povero in canna e ha problemi per mantenersi la retta, non ha tempo da perdere. Più mesi trascorre all'accademia e più corre il rischio di non potersi mantenere gli studi sicchè bruciare le tappe è un obbligo. E lui _deve_ scoprire quante più cose può sui mostri che gli hanno sterminato la famiglia.

Insomma, Kvothe è il classico self made man, capace di essere il migliore non per nobiltà di nascita, ma per intelligenza e abilità (e per una volta, la gentilezza d'animo non c'entra troppo, evviva!).

L'altro elemento del libro che mi è piaciuto e che ho trovato molto originale, è l'importanza affidata nel mondo di Rothfuss alla musica e al canto; normalmente accessori nelle costruzioni delle ambientazioni fantastiche, qui sono elementi fondanti della cultura di riferimento.
Gli Edema Ruh, ad esempio, sono socialmente accettati tanto da essere la compagnia di teatranti ufficiale del re e averli ospiti anche solo per una sera, è un enorme onore per le cittadine interessate.
La rispettabilità delle persone si basa su quante storie conoscono, in altre parole, su che tipo di memoria collettiva ognuno possiede e può tramandare.
Kvothe, grazie alla sua formidabile capacità di suonare il liuto e la sua vastissima conoscenza di storie apprese durante la vita tra i girovaghi, si fa un nome nel giro degli artisti che si esibiscono di locanda in locanda, un nome che lo rende riconoscibile e stimato per le sue doti. E il pubblico? Partecipa, canta, applaude e giudica, acclamando il vero genio. Anche qui ritorna il tema delle doti innate capaci di elevare gli uomini indipendentemente dal loro lignaggio, evidentemente un tema molto caro a Rothfuss.

Unico neo, il libro non è autoconclusivo ma fa parte di una trilogia, le Cronache del re assassino, che verranno pubblicate al ritmo di un libro all'anno (questo lo dichiara l'autore). Un libro per ogni giorno di racconti di Kvothe per un totale di tre, appunto.

Non resta che attendere il secondo libro in italiano!!!

13 commenti:

Valberici ha detto...

Uno dei più bei libri che io abbia mai letto...concordo con la rece e spero in un seguito all'altezza :)

Anonimo ha detto...

Un libro che rimarrà a lungo in testa alla mia personale classifica, e non solo di fantasy... mi spiace solo di dover aspettare così tanto per leggere il seguito... gli interrogativi sono veramente tanti... mi sono veramete emozionato!

Anonimo ha detto...

Cosa non darei per mettere le mani sul libro originale di Rothfuss, prima che l'editore lo dividesse in tre tomi.

Certo, sarebbe stato complicato da spostare e da leggere un bel librone di 3000 pagine, ma volete mettere la goduria?
Sto seriamente pensando ad aprile di prendermelo in inglese...

Anonimo ha detto...

Spero mi perdonerai per il fuori tema, volevo salutarti. E dirti che alla fine lo sono andata a vedere Batman: avevi ragione, mi sono dovuta ricredere!

Ariendil

Bruno ha detto...

Sono contento che alla fine tu lo abbia letto.

Anche io ne sono rimasto entusiasta.

Mirtillangela ha detto...

@val: e speriamo! Dovrebbe essere all'altezza, anche perchè pare che l'autore l'intera storia l'abbia pensata, e già scritta, come un corpo unico e poi l'editore l'abbia divisa in tre. Vedremo!

@anonimo: verissimo! Non conosco i tempi di traduzione e successiva pubblicazione, spero solo che non tardi eccessivamente ad arrivare!

Mirtillangela ha detto...

@coubert: non so te, ma quel tomone era la cosa meno portabile del mondo! Io sono abituata ad avere sempre un libro in borsa, ma son nome del vento è stato impossibile!

@ariendil: ma ciao cara! ^^ Ebbrava, te lo dicevo che non ti saresti annoiata con il Cavaliere Oscuro (e dimmi come si fa ad annoiarsi davanti a Christian Bale...sbav...)

@bruno: eh si, alla fine mi avete convinto a leggerlo e sono rimasta soddisfattissima. Una narrazione scorrevole e avvincente, un mondo abbozzato ma chiaro nella mente dell'autore, un personaggio forte e brillante. Insomma, gran bel libro. ^^

alladr ha detto...

evvabbene!
credo che me lo procurerò, in qualche modo. sembra davvero bello.

ma, magari, tra qualche anno, fanno il volumone unico come per le saghe di earthsea...

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...
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Nitokris ha detto...

Bellissimo, molto ben scritto. Mi è solo risultato poco credibile che Kvothe potesse essere così bravo a suonare, con la magia e, ci viene preannunciato, con la spada. Non è un po' troppo? Per il resto splendido, mi incuriosisce anche sapere cos'è successo ai suoi poteri.

Mirtillangela ha detto...

@delemno: ciao! Secondo me non è troppo, anzi. Kvothe è un eroe proprio perchè è "più" di tutti in tutte le discipline, dalle arti alle armi. E' la cifra della sua unicità, ciò che lo fa passare alla storia e lo rende oggetto di leggende grandiose. ^_^

Zeruhur ha detto...

mi è arrivato una settimana fa con un pacco ordinato alla feltrinelli...ma per adesso non ho la testa per leggerlo, spero di non restare deluso!