domenica 27 luglio 2008

Pan- Recensione


In uno dei commenti letti su anobii, qualcuno diceva che se Pan fosse stato scritto in America o in Inghilterra, a quest’ora Francesco Dimitri sarebbe un autore di fama internazionale. Assolutamente vero. Libri stranieri con molto meno spessore e innovatività di questo affollano gli scaffali delle librerie mondiali da decenni mentre per ora PAN è un prodotto nostrano ancora tutto da scoprire.


Prima di iniziare a leggere PAN, bisogna fare un’opera di bonifica mentale: se avete visto il cartone disney di Peter Pan o il film Hook- capitan uncino, SCORDATEVELI.
Se nei vostri ricordi il vispo Peter è un ragazzino vivace ma tutto sommato buono, che non ne vuole sapere di crescere e Wendy una dolce ragazzina con gli occhioni alla bambi per non parlare della simpatica e monella fata Campanellino, resettate tutto e preparatevi a una lettura che vi metterà alla prova.
Dimitri si cimenta in un’opera molto ambiziosa e provocatoria che recupera le tradizioni pagane e mitiche della latinità e le mischia a quelle sciamaniche più classiche incastrando il tutto sull‘eterna, e mai risolta, opposizione tra apollineo e dionisiaco, tra razionalità e istintualità, tra ordine e caos.

A Roma, oggi, accadono cose strane, segnali impercettibili di un equilibrio che si sta spezzando: una coppia di ragazzini viene aggredita e picchiata da una banda di pari età. Uno viene ammazzato, l’altro finisce all’ospedale con la schiena spezzata e le gambe paralizzate. E la città si agita, si scuote ma sono in pochi coloro che vedono davvero, che non ignorano i segnali, per quanto impossibili. Ad esempio la giovane spazzina Giada o la meravigliosa Wendy, la prestigiatrice che tira fuori dal cilindro un coniglio che lei mai vi aveva messo. Qualcosa sta cambiando negli equilibri della realtà: Pan sta tornando.
Il Dio dello stupro e degli eccessi, il dio dei sensi e dell’abbandono euforico, sta radunando i suoi Bambini Perduti sull’Isolachenonc’è, pronto a tornare per dare battaglia nelle strade di Roma a Uncino, il dio Grayface, colui che resta.
E’ una lotta tra dei combattuta sul campo dell’umanità. Gli esseri umani, con la scomparsa degli dei pagani come PAN e con l'operato silenzioso di Uncino, hanno perso il senso del magico e del meraviglioso, a vantaggio di leggi e di religioni che hanno condannato gli istinti a peccati da evitare per avere salva l’anima. Pan vuole rendere all’uomo ciò che è dell’uomo, sconfiggendo chi si oppone all’istintualità a vantaggio di regole, rigore e controllo. Sono volti della stessa medaglia, Peter e Uncino. Se il primo scatena nell’uomo la follia dell’abbandono dei sensi e, con essa, la violenza anche armata, l’altro per reazione, si appella al conservatorismo chiudendo con ogni libertà civile.
Tra i due contendenti, si agitano decine di personaggi, su tutti la famiglia Cavaterrra Wendy Giovanni e Michele, tre fratelli diversissimi tra di loro che contribuiscono, in modo diverso, al ritorno di Pan. Michele su tutti, colui che la Madre Città Roma, ha eletto come suo sciamano. Alla fin dei giochi, è in mano ad un essere umano, a un ragazzo che vuole vendetta per il padre, che è affidato l’esito dello scontro tra gli dei. E che esito, direi.

E’ impressionante il modo con cui Dimitri fa quadrare il cerchio pur mettendo tanta carne al fuoco. Parla di dei, di religiosità e paganesimo, di sensualità e di carnalità, e butta dentro persino Barrie, colui che per primo mise su carta la storia di Peter Pan. La trovata narrativa con cui spiega perché Barrie avrebbe scritto di Peter e Uncino è assolutamente affascinante. Ad un dio cosa serve per essere tale? I fedeli, ma se questi dei vengono incastrati per l’eternità in una Storia fantastica che li condanna d essere visti come favole, cosa resta di loro? La risposta a questa domanda non posso darvela perché è il succo di tutto il libro!!

Pan di Dimitri è un libro affascinante, da leggere e rileggere, costellato di richiami e di significati nascosti dietro ogni elemento tirato in ballo, ma non è possibile ridurre il tutto al solito “libro con diversi livelli di lettura”. I diversi livelli di lettura, di norma, sono “isolabili”, definibili, mentre in Pan questa è un’operazione complessa. La storia dei tre Cavaterra non è parallela a quella di Pan e Uncino, il ritorno di Peter non simboleggia semplicemente il dio PAN. I Cavaterra SONO la storia e Peter E’ Pan. Anche lo svolgimento narrativo del testo, rispecchia la teoria di Dimitri sui tre aspetti della realtà, Carne, Incanto e Spirito. Non sono mondi paralleli gli uni agli altri, realtà, magico e spiritualità SONO pienamente l’uno nell’altro e il passaggio fluido tra essi è il cuore di tutta la vicenda. Basta saper dove guardare, credere alla meraviglia e il gioco è fatto. (se volete sapere qualcosa di più su questa parte, fate un salto sul blog di Coubert, lui è stato più dettagliato di me)

MA

Ho da fare solo due notazioni e la prima si porta dietro anche un po’ la spiegazione della seconda.
L’autore Dimitri sa tante cose e usa PAN per mostrare al mondo le sue conoscenze, di più, le sue credenze. Questo si traduce nella presenza costante e a volte pesante dell’autore nel libro. Dimitri non sparisce dietro il testo, non lascia parlare i suoi personaggi che, per questo motivo, sono a che poco “trascinanti”. Talmente focalizzato sull’ammonimento e sulla critica al mondo di oggi, talmente desideroso di fornire la sua risposta alla perdita del senso del magico nelle cose, finiscce per assumere spesso il tono da “maestro” (in un caso è proprio smaccato l’ammonimento al pubblico) con improvvisa e fastidiosa interruzione della finzione letteraria.
Proprio questa tendenza, fa si che i personaggi siano si, ben caratterizzati, Temidoro è semplicemente un mito, ma PAN è un fantasma. E’ solo un’idea, un concetto, persino quando compare nella Carne riapparendo al mondo. Immagino che cosa sia stata voluta. Non mostrare i sentimenti di Peter, non scendere nei suoi pensieri, renderlo “alieno” e distante da tutto se non dalle orge e dalla violenza esasperata, è il modo con cui Dimitri rende la deità e la sua tendenza a “ignorare” gli esseri umani e le loro preoccupazioni, ma un minimo di caratterizzazione in più avrebbe reso PAN un “personaggio” oltre che un simbolo, cosa utile in un romanzo.


Spoiler:
Ma la fine del libro vi ha convinto? Davvero Dimitri crede che il mondo senza razionalità e ordine (Uncino muore), col trionfo di Pan (acciaccato ma vivo), sia la soluzione per i mali che affliggono l’essere umano? Sarebbe questa la liberazione vera? La storia di Barrie finisce con la vittoria di Peter ma quella di Dimitri non è una riedizione di quel libro, è tutt’altro. PANsarebbe potuto finire con la morte di entrambe gli dei con l riconsegna simbolica dell’uomo all’uomo, libero da ogni dio e invece... Ragione estrema e sfrenatezza estrema, lo aveva capito anche Barrie (se reggiamo il gioco di Dimitri) sono entrambe dannosi per l'uomo, perchè proporre una sokuzione sbilanciata?

19 commenti:

Valberici ha detto...

La soluzione finale non è del tutto sbilanciata.
Assieme a Pan sopravvivono anche i Cavaterra, i nuovi dei, Temidoro e L'Uomo in Frac ;)

Ancora una volta concordo in massima parte con la tua recensione.
Se Dimitri fosse anglosassone avremmo avuto il famosissimo "Italian gods". :D
Comunque nel "fissare" gli dei all' interno di un libro credo che si sia ispirato alle opere di Clive Barker ;)

Anonimo ha detto...

Ovviamente concordo pienamente con la tua recensione ;)

Quanto a Pan... si, in effetti non vediamo praticamente mai il suo punto di vista, a differenza ad esempio di Uncino di cui invece spesso conosciamo i pensieri.
Ma per me questo è dovuto al fatto che Uncino rappresenta la razionalità estrema (tutto è deciso, pianificato.. mosse e contromosse sono già stabilite), quindi pensa, ragiona, ha obbiettivi a lungo termine. E ciò si riflette nei suoi pensieri, nei suoi piani.
Pan invece è puro istinto in ogni cosa. Non pianifica niente, parte e basta. Non pensa, agisce. E infatti non vediamo mai i suoi pensieri, ma solo le sue azioni improvvise che coinvolgono tutti gli altri personaggi, dai Cavaterra ai bambini perduti passando per l'enorme Campanellino.

Per me potrebbe essere questa la ragione della caratterizzazione di Pan.

Anonimo ha detto...

SPOILER












Riguardo al finale.
Io la vedo diversamente.

Certo, Dimitri oppone, tramite Michele, un netto rifiuto della rigidità e del controllo completo che Greyface rappresentava. E lasciando in vita Pan dà via libera all'istintività.
Ma è un'istintività limitata, non è la libertà completa che Pan voleva portare.
Michele ha dimostrato di essere all'altezza dei vecchi Dèi, di essere all'altezza di Barrie. E Pan è stato avvisato, se esagera ne subirà le conseguenze.

Lo vedo come un rifiuto di una società chiusa e rigida, una ricerca di più libertà, istintività, fantasia... ma con moderazione, entro limiti accettabili per l'uomo. E quindi entro i limiti della società, nella quale ormai l'uomo vive (non dimentichiamoci che Roma stessa ha eletto Michele come suo sciamano. E ormai Roma vive come società, in pratica)

imp.bianco ha detto...

Mi intriga molto 'sto libri... dovrò prenderlo! ^^

X-Bye

Mirtillangela ha detto...

@val: bhè, nuovi dei... diciamo i vecchi rimodernati...

Facendo un giro sul suo sito e leggendo qualcosa dei suoi scritti, direi che Dimitri non è semplicemente un autore fissato con gli dei. Lui ha delle opinioni su paganesimo e varie, che getta di peso in PAN. Non l'ho avvertito come un narratore, quanto come uno studioso che, attraverso un romanzo di fantasia (ma nemmeno troppo, se stiamo alle sue teorie sugli Aspetti), divulga dei concetti.
Per carità, è quello che si presume che facciano gli scrittori, ma il tono del testo a tratti mi ha irritato.
Resta un libro eccezionale nel suo genere, sono io che sono un pò permalosetta!

Mirtillangela ha detto...

@coubert: anche io sono sicura che la non caratterizzazione di Pan come personaggio sia, in realtà, una caratterizzazione bella e buona.
Solo che un mio amico mi ha fatto una considerazione di questo tipo: "Figo sto libro! E Pan com'è? Deve essere un personaggio fatto davvvero bene con tutte ste premesse..."
Ecco, io non ho potuto dirgli che aveva ragione perchè Pan l'ho solo intravisto. Avrei potuto snocciolargli il perchè Pan è poco abbozzato etc, etc, ma temo che mi si sarebbe addormentato.
A volte per restare nella mente, i personaggi principapli DEVONO avere un tasso di definzione sennò si perdono. Guarda Temidoro, guarda Campanellino, ti scorderai mai di loro??? Io no...
Di Pan ricorderò il pene lunghissimo e il fatto che se lo toccava spesso. ^_-

Quanto al finale si, hai ragione, l'introduzione di Michele e degli spiriti della città in qualche modo limita la vittoria di Pan eppure... ho avuto la sensazione che Dimitri morisse dalla voglia di far trionfare Pan e basta ma poi abbia un pò tirato il freno a mano. E si nota...

Mirtillangela ha detto...

@imp: leggilo, merita davvero per un sacco di motivi!

Anonimo ha detto...

Ti ha dato l'impressione di morire dalla voglia di assegnare il trionfo a Pan?

Io invece ho avuto l'impressione che, giocando col lettore, prima spinga -ovviamente- a tifare senza pudore per Pan. Pan il buono, Pan che è quello delle favole, ma è anche un Dio...

E poi comincia a mostrare sempre di più tutti i lati crudi della divinità. La violenza, lo stupro, l'amoralità. Fino a quando persino il personaggio filo-Pan di Dimitri (Angela) non ne prende le distanze.
Così come Giovanni aveva già da tempo preso le distanze da Uncino, che pure era la divinità a lui più congeniale.

Io l'ho visto come un "bello Peter Pan, vero? Bella la libertà sfrenata, vero? Ma occhio, che porta a questo e a quest altro. E ora non appare più tanto bella, vero?"




p.s. Ora hai capito il "chi alla meraviglia chiude gli occhi, di morte sente tredici rintocchi", vero? xD
Te l'avevo scritto quando partivi per le vacanze pensando l'avessi già letta questa frase, ma dalla risposta immagino non ci fossi ancora arrivata :P

LucaCP ha detto...

Inserito nella wishlist! Devo dire che prima di leggere la tua recensione non avevo capito per niente la storia di questo romanzo. Mi aspettavo una storia "classica", senza pretese e invece...

PS: Noto che stai leggendo "Jonathan Strange".. ghghg! Sono riuscito a convincerti!? XD

sauron era un bravo artigiano ha detto...

Ecco un altro libro che evidentemente dovrò procurarmi.

Certo che tendi a viziare i tuoi lettori con la qualità delle recensioni!

Mirtillangela ha detto...

@coubert: ma tu guarda in che modi diversi abbiamo vissuto questo libro!
A me ha dato quell'impressione, si, anche se la progressione che tu hai descritto riguardo allo svelamento del vero senso di PAN, è assolutamente vero.

Eppure, non so spiegarti razionalmente perchè, ma ho notato una velocizzazione delle vicende sul finire, mentre le parti iniziali e centrali del libro sono state dilatate al massimo per farci comprendere bene cosa stava accadendo col ritorno di Pan.
La conclusione non bilancia il resto del libro, avvolgente e ammaliante pure nelle sue punte disturbanti; quel finale rapido a chiusura quasi fulminea, non ha il giusto "respiro" rispetto al crescendo enfatico fatto su PAN e questo mi ha dato l'impressione, forse eccessiva, che l'esito della narrazione poteva essere diverso.
Sarà stato il caldo della spiaggia, bhò ^^'

Quella frase, se già non è nella storia del fantasy di oggi, farebbe bene ad entrarci perchè è perfetta. Io sto facendo davvero le pulci cattive a un libro che onestamente è una boccata di ossigeno (dotta e colta) nel panorama di genere che adesso è in circolazione; Dimitri è un grande e sospetto che lo sappia anche lui!!!

Mirtillangela ha detto...

@lucacp: Eh no, tutto si può dire di PAN tranne che sia senza pretese, tutt'altro! ^^
Si, mi hai convinto a comprare la Clarke, vediamo se mi piacerà come piacque a te...

@sauron: PAN è davvero da leggere, merita troppo.
Sta recensione non è un granchè, è lunga una quaresima e forse mi sono pure ingarbugliata, ma PAN è davvero un libro complicato da riassumere proprio per quel problema della fludità degli Aspetti di cui ho parlato: da uno stato all'altro, dalla realtà al mondo magico, passando per quello degli spiriti, è un passaggio continuo in contesti diversi che aprono scenari e riflessioni vastissimi.
Se leggerai Pan, capirai meglio cosa sto farfugliando!!! ^^'

Anonimo ha detto...

Ora stai leggendo la Clarke??

Ho adorato quel libro alla follia! *_*

Mi sta venendo voglia di rileggermelo...

Mirtillangela ha detto...

@coubert: si, sto leggendo Jonathan Strange e il Signor Norrell. Per ora non mi avvince, ma sono all'inizia, suvvia!

Anonimo ha detto...

Aggiornamento riguardo al buon Dimitri.

Pare che sarà anche lui tra gli autori che partecipano a Sanctuary.

Mirtillangela ha detto...

@coubert: si, ho letto la notizia. Sono molto molto curiosa di vedere come autori così diversi tra di loro, animeranno le strade di Sanctuary. ^^

Curiosaaaaaaaaaa

Anonimo ha detto...

Narrazione scorrevole ma nei contenuti puerile e borghese. Arrogante celebrazione del fancazzismo. Personaggi immaturi e tra di loro simili (ci vedi chiaramente dentro sempre l'autore, l'"ammazzafantasy"). Sessualità immatura, solo per uomini (sono promesse alcool, feste, etc.... e "donne") nonchè denigratoria nei confronti degli omosessuali: mentre la coppia etero Giovanni - Luisa è santa, pura e ripudia il tradimento, la coppia Giada - Wendi è costantemente assatanata di sesso orgiastico con intrusioni - effettive o almeno desiderate - di uomini (rectius: un uomo solo, tra più donne), mentre l'unico accenno ad una coppia di uomini si riferisce ad un bacio tra "froci persi". Nessuna libertà (ma quale fantasy!), bensì predicozzo al contrario: l'autore non fa altro che sostituire integralmente regole ordinarie con regole da centri sociali (ovviamente da seguire in massa e senza alcuna distinzione e meno che meno esitazione). F. Dimitri: sei tu il vero Greyface!

Mirtillangela ha detto...

@sibilla: ciao e benvenuta! Pan è un libro che genera sentimenti e reazioni forti, un pò come la tua.

Se da una parte condivido quanto dici, specialmente sulla faccenda del non fantasy, dei personaggi simili e dell'onnipresenza fastidiosa di Dimitri autore, non concordo appieno sul resto del discorso che appare enfatico ed esprimente
giudizi, esattamente come il libro di Dimitri. Curioso, no? Infondo, quando parliamo di cose a cui teniamo, che sia un'opinione o una credenza, i toni tendono sempre a salire ^^

Come ho detto anche nella rece, Dimitri ha delle convinzioni personali sugli equlibri di forze nel mondo, come pure sul paganesimo e affini, e riversa il tutto nel testo. Che si tratti di centro socialismo o di recupero del dionisiaco in contrapposizione dura all'apollineo, non lo so, ma non è certo quello il problema più grosso di Pan.
Il guaio è che Dimitri non riesce a _staccarsi_ dal testo quando esprime le sue idee, questo è il vero limite del libro.

Anonimo ha detto...

Mirtillangela grazie per il benvenuto!
Ti riferisci al mio giudizio sul sesso? Ma io sono etero!!
Per questo e per il resto: per me un fantasy è tale solo se, oltre a quanto già detto anche da Te, riesce ad essere "moralmente neutro" (soprattutto me lo aspetto se a scriverlo è un sedicente wiccan...).
Ciao e a presto!